Come andarsene dalla Bosnia Erzegovina?

"10 anni di Dayton e oltre": una associazione si interroga sull’intervento della comunità internazionale in BiH e propone una conferenza per riflettere sulle lezioni (non) imparate

28/11/2003, Andrea Oskari Rossini -

Come-andarsene-dalla-Bosnia-Erzegovina

"Molti dei gravi problemi che la Bosnia Erzegovina affronta oggi derivano da un processo incompleto di costruzione di istituzioni che siano stabili, legittime, responsabili e efficaci. Di questo sono responsabili sia i politici locali che la comunità internazionale. Molte delle istituzioni internazionali stanno progressivamente riducendo il proprio intervento nel Paese non perché la loro sia una ‘missione compiuta’, ma semplicemente perché sono mutati gli imperativi e le priorità."

E’ uno dei passaggi del comunicato – presentato a Sarajevo sabato scorso – di convocazione della conferenza internazionale "Bosnia Erzegovina 1995-2005: 10 anni di Dayton e oltre". Gli organizzatori, la Associazione Bosnia ed Erzegovina 2005, sono un gruppo di ricercatori e funzionari che nel settembre scorso hanno deciso di unirsi per "tentare di superare le contraddizioni e inadeguatezze che hanno caratterizzato la politica della comunità internazionale in Bosnia Erzegovina fin dall’inizio" …e "dare un contributo strategico al ripensamento delle politiche di sostegno internazionale."

Obiettivo principale della conferenza è quello di identificare le condizioni che permetteranno alla Bosnia di svolgere le proprie funzioni in quanto Stato sovrano nei confronti dei propri cittadini e del mondo: "Questa transizione dovrà comprendere politiche di trasferimento della autorità dalle istituzioni internazionali a quelle locali secondo una strategia di disimpegno responsabile."

I punti posti dall’appello di convocazione (i cui firmatari vanno da Jakob Finci, della Associazione per la Verità e Riconciliazione, a Srdjan Dizdarevic, del Comitato Helsinki per i Diritti dell’Uomo, a Miodrag Zivanovic della Università di Banja Luka e molti altri) sono:

– la valutazione delle azioni delle varie agenzie internazionali e istituzioni intergovernative

– la formulazione di una specifica strategia di uscita che possa aiutare la Bosnia Erzegovina ad affrontare le diverse sfide aperte, dalla costruzione dello Stato alla integrazione europea e sviluppo economico

– la definizione e discussione delle lezioni (non) imparate.

Per svolgere questo compito il gruppo di lavoro – al cui interno ci sono funzionari che hanno partecipato ai più alti livelli nelle politiche avviate in questi anni dalla comunità internazionale nei Balcani, come Wolfgang Petritsch, Tadeusz Mazowiecki o Erhard Busek – si è dato due anni di tempo. La conferenza si terrà infatti a Ginevra il 20 e 21 ottobre del 2005. Due anni, per la realizzazione di una conferenza, sono un lasso di tempo ragguardevole, ma quello che gli organizzatori (il comitato direttivo della associazione è composto da Christophe Solioz, Svebor Dizdarevic e Tobias K. Vogel) hanno voluto mettere in moto è un percorso di ricerca e riflessione che costituisce un progetto in sé, che possa permettere di arrivare alla data della conferenza con il supporto di una riflessione adeguata.
Passaggio intermedio, dopo il workshop a porte chiuse che si terrà a porte chiuse il 6 dicembre prossimo a New York, sarà il seminario di Sarajevo della prossima primavera (8-9 aprile 2004).

Nel tempo della guerra permanente, dal decennio di conflitti nei Balcani in poi, missioni internazionali di vario profilo si sono susseguite nel mondo a ritmo frenetico e senza soluzione di continuità. Il tentativo di fermarsi per cercare di riflettere sul livello di adeguatezza degli interventi e delle politiche messe in campo appare come uno sforzo salutare, potenzialmente fecondo di spunti non solo per facilitare il "phasing out" della comunità internazionale in Bosnia, ma per fornire strumenti di valutazione utili anche per altri contesti.

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