Colpi di scena
Gli scandali che stanno divampando in Slovenia travalicano le frontiere. Ripetuti colpi di scena coinvolgono il premier sloveno e quello croato, senza risparmiare i servizi delle intelligence europee ed extraeuropee
"Alla vigilia delle elezioni politiche slovene nel 2004 Janez Janša e Ivo Sanader concordarono gli incidenti di frontiera". L’accusa, gravissima, ai limiti dell’incredibile, arriva da Tone Rop, ex premier sloveno, ex presidente del Partito liberaldemocratico e attualmente deputato transfuga del Partito socialdemocratico di Borut Pahor.
Se corroborata da prove concrete l’uscita di Rop potrebbe detonare come una bomba anche a livello internazionale. Il primo ministro croato e l’allora leader dell’opposizione slovena che pianificano insieme alcuni degli incidenti di confine in Istria? È quanto sembra emergere dallo scandalo delle intercettazioni telefoniche che nel 2004 la Sova, l’intelligence slovena messa a ferro e fuoco in queste settimane dallo stesso Janša, avrebbe effettuato, secondo quanto afferma il quotidiano "Dnevnik", sulle chiamate di Sanader in Slovenia.
Scandalo internazionale? Gli allora responsabili dell’intelligence mettono le mani avanti: "era tutto legale. La legge consente le intercettazioni nel caso ci sia il fondato sospetto di azioni volte a destabilizzare la sicurezza del paese".
Se i colloqui complici tra Sanader e Janša venissero confermati, la legalità dell’operato in questione verrebbe avallata. La Sova avrebbe documentato anche vari incontri tra persone dell’entourage di Janša e di Sanader, accomunati dall’appartenenza al Partito popolare europeo.
Le intercettazioni effettuate dalla Sova e concernenti alcuni colloqui telefonici tra Janša e Sanader effettuati poco prima delle elezioni del 2004, dimostrerebbero – come confermato dall’ex premier – che l’attuale premier sloveno propose all’alleato croato di provocare degli incidenti lungo il confine istriano in modo da mettere in difficoltà il governo Rop per poi attaccarlo con posizioni nazionaliste.
Nei colloqui ci sarebbero anche i luoghi, le date e le modalità degli incidenti. Sta di fatto -sostiene Rop – che il governo sloveno era informato degli incidenti alcuni giorni prima che questi avvenissero, proprio grazie alle intercettazioni.
Ci si chiede ora perché l’ex presidente del governo liberaldemocratico non abbia denunciato questi fatti clamorosi allora e lo faccia invece solo adesso. I tempi sarebbero maturati – secondo gli osservatori – in quanto è in corso un’opera di smantellamento sistematico della Sova da parte del governo Janša e molte verità nascoste nei suoi archivi segreti, prima di essere eliminate, volano come schegge impazzite.
Forte l’imbarazzo a Lubiana e a Zagabria. Janša, preso in contropiede, all’inizio non commenta e cerca di minimizzare, ma il giorno dopo sferra un contrattacco a tutto campo con una lunga e compiacente intervista televisiva, nella quale stigmatizza le eventuali intercettazioni, nega ogni accusa su eventuali incidenti concordati e richiede le dimissioni di Rop dalla carica di deputato. Inoltre fa sapere che negli archivi della Sova non ci sono documenti che confermino le tesi di Rop. Alcune settimane fa però gli uomini di Janša avevano rastrellato indisturbati gli archivi dell’intelligence e – secondo molte voci – forse anche eliminato del materiale compromettente.
Il premier croato reagisce irritatissimo e dà dello stupido a Rop. Poi annuncia una nota di protesta. Il nervosismo di Sanader è comprensibile; già alle prese con il più grande scandalo di corruzione della Croazia indipendente e che coinvolge alti funzionari del fondo per la privatizzazione, potrebbe ora essere coinvolto in una squallida storia di favori politici fatti all’amico Janša.
Gli incidenti nel golfo di Pirano e quelli con l’uso di Joško Joras, lo sloveno sponsorizzato dal Partito popolare sloveno (SLS), alleato di Janša, che non vuole riconoscere la sovranità croata a sud del fiume Dragogna, incidenti particolarmente intensi proprio nel mese che precedette le elezioni in Slovenia, sarebbero stati quindi pianificati e provocati per enfatizzare il nazionalismo sloveno in piena campagna elettorale e per ostentare la debolezza del governo Rop.
Ciò però non spiega le tensioni tra i due paesi dopo la vittoria di Janša. Tensioni che dall’Istria si sono comunque trasferite a nord-est, sul fiume Mura e che dopo momenti anche drammatici, sono state superate "amichevolmente" proprio da Sanader e Janša in persona. Messa in scena anche quella?
Per capire l’ultimo colpo di scena che, se confermato, rappresenterebbe uno scandalo internazionale senza pari, bisogna capire cosa sta succedendo nei servizi segreti sloveni e nel rapporto di questi con il governo e le altre intelligence europee ed extraeuropee che operano nella delicata area ex jugoslava.
Come già riportato da Osservatorio sui Balcani il governo Janša ha costituito qualche mese fa una task force tutta governativa per aiutare il nuovo direttore dell’agenzia, Matjaž Šinkovec (tessera SDS – Partito democratico sloveno) nell’opera di "pulizia" dei quadri considerati legati ai governi precedenti o all’opzione politica rivale. Nel farlo Janša ha resi pubblici dati e cifre su presunti fondi neri e altre presunte illegalità nell’operato della Sova.
Ma l’operazione si è rivelata subito un boomerang. I "fondi neri" erano in verità finanziamenti delle intelligence europee, in primo luogo di quella tedesca. Fondi che servivano alle operazioni comuni di controllo informatico sui traffici balcanici e sulle attività spionistiche nei Balcani che, passando per la Slovenia, puntano all’Unione europea.
In seguito alle rivelazioni sul "fondo nero", i suoi responsabili, criminalizzati dal governo, lasciano filtrare a mo di disperata autodifesa la notizia su una base logistica "segretissima" dell’intelligence tedesco-slovena (una "konspirativka") nel centro stesso di Lubiana. I tedeschi sono scioccati nel vedere sui giornali sloveni pubblicato l’indirizzo con tanto di cartina della base. C’è anche chi che tra i giornalisti ipotizza persino un servizio reso da Janša al suo grande sponsor politico George Bush.
Aleksander Lucu, un giornalista solitamente ben informato e – come si dice – con antenne affidabili anche in diversi servizi segreti, rivela su "Nedeljski dnevnik" (un settimanale della casa Dnevnik) che il governo sloveno sarebbe stato visitato alcuni mesi fa da un alto funzionario della Cia. L’ordine? Ristrutturare radicalmente la Sova o, in altre parole, adattarla alle necessità dell’intelligence americana. Poi la fuga di notizie e lo smantellamento della rete "europea". Il tutto poco prima del viaggio di Bush in Albania e del suo deciso sostegno all’indipendenza del Kosovo.
Sempre secondo Lucu Angela Merkel avrebbe telefonato, più che irritata, all’omologo sloveno, conversandovi per oltre un’ora. Ma la stampa tedesca preferisce ignorare il tema. Troppo imbarazzante.
E mentre il nuovo scandalo coinvolge anche Sanader, all’orizzonte si attendono nuovi colpi di scena.