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Cipro: superare la divisione sulle proprietà
OBC ha tradotto per i lettori il riepilogo del recente rapporto sulla situazione di Cipro redatto da International Crisis Group (Europe Report n°210). La questione dei diritti di proprietà è al centro dell’analisi pubblicata nel dicembre 2010
La questione delle proprietà immobiliari è uno dei nodi più difficili da trattare se si vuole risolvere la controversia di Cipro; senza una soluzione definitiva, la stabilità nel Mediterraneo orientale rimane fragile. I ciprioti greci e turchi possiedono centinaia di edifici e appezzamenti di terreno su entrambe le parti dell’isola divisa. Un piano convincente per la risoluzione delle vertenze conflittuali potrebbe dare un grande sostegno agli sforzi di riunificazione e convincerebbe i partner esterni riguardo alla volontà dei ciprioti di trovare una soluzione, anche se il calendario elettorale 2011 stabilisce ciò che in effetti è una vera e propria deadline per le attuali negoziazioni. Ma se i politici ciprioti e turchi falliscono nel tentativo di raggiungere un accordo, la questione delle proprietà sarà sempre più atomizzata in una miriade di azioni individuali e i processi saranno più costosi, lenti ed inefficienti per tutti rispetto ad un accordo globale sul diritto di proprietà. La questione delle proprietà immobiliari non può essere ignorata o dimenticata oltre, lo dimostrano l’accordo globale vago, la pesantezza delle procedure processuali e delle sanzioni amministrative e l’azione individuale dei ciprioti. C’è un bisogno urgente di nuove idee.
L’arco di tempo trascorso dagli eventi che hanno causato gli spostamenti di massa – 47 anni in alcuni casi – ci fa capire che molte proprietà sono state o assegnate a nuovi titolari dalle autorità locali, o vendute, o distrutte o ampliate significativamente. Le due comunità sono cresciute divise e hanno stabilito nuove strutture socio-economiche nelle loro rispettive aree; per tre decenni hanno vissuto dietro a frontiere chiuse e interagito solo superficialmente fino a quando dei punti di attraversamento sono stati aperti nel 2003. Le due comunità hanno adottato approcci diversi alla questione dei diritti di proprietà: i greco-ciprioti mettendo in rilievo il diritto di ritornare nelle proprie case, i turco-ciprioti sostenendo il loro diritto al reinsediamento; l’insieme delle leggi locali riflette questa divergenza. C’è inoltre disaccordo sull’ammontare del valore delle proprietà che ogni comunità possiede su entrambi i lati dell’isola.
I tentativi di trovare una soluzione negoziata hanno cercato di affrontare la questione delle proprietà, che comporta delle implicazioni sui diritti umani individuali e collettivi di oltre 210.000 persone sfollate sull’isola e sui loro eredi, che rappresentano circa un quinto della popolazione totale, la maggior parte dei quali sono greco-ciprioti. Gli sforzi del segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan nel 2002-2004 sono stati notevoli. Ma sono falliti, insieme ai negoziati ad ampio raggio, e hanno lasciato aperte più domande che fornito risposte. Mentre c’è un accordo generale sul fatto che Cipro debba diventare una federazione basata su due zone e su due comunità, le due comunità hanno idee diametralmente opposte su come la bi-zonalità dovrebbe pregiudicare il diritto al ritorno. I greco-ciprioti insistono sul diritto delle persone sfollate di ritornare e godere delle loro proprietà come sancito dal diritto internazionale. Per i turco-ciprioti, la popolazione nella loro zona dovrà restare a maggioranza turca e ciò avrà inevitabilmente un impatto sul numero di greco-ciprioti che potranno riacquistare la loro proprietà. In effetti meno di un quarto dei ciprioti turchi e greci afferma che ritornerà sicuramente o molto probabilmente alla sua vecchia abitazione se questa si trova nell’altra parte.
In assenza di un accordo politico, molti ciprioti si sono rivolti a soluzioni giuridiche costose e lente. Le corti internazionali hanno affermato la responsabilità dei Turchi per aver bloccato l’accesso dei greco-ciprioti alle loro proprietà nel Nord e hanno imposto ingenti sanzioni finanziarie. Ma le corti hanno anche riconosciuto che gli utilizzatori di lunga durata hanno allo stesso modo dei diritti e che i proprietari dovrebbero tentare di scambiare le proprietà su base volontaria. In particolar modo, la Corte Europea dei Diritti Umani (ECHR) ha incoraggiato i ciprioti a far affidamento su soluzioni domestiche, come la commissione di proprietà turco-cipriota alla quale parecchie centinaia di greco-ciprioti si sono già rivolti.
Nel round di negoziati sulla riunificazione che ha preso il via nel settembre 2008, i due leader hanno concordato in linea di principio di risolvere la controversia sulle proprietà attraverso un mix di restituzioni, scambi e compensazioni. Qualsiasi compromesso dovrà bilanciare il diritto degli sfollati greci-ciprioti e quello degli sfollati turco-ciprioti; dovrà inoltre tener conto dei bisogni di sistemazione di un numero accordato tra le parti di coloni turchi. Questa migrazione verso Cipro fu contraria allo spirito della quarta Convenzione di Ginevra, ma molti figli degli immigranti di allora sono nati e hanno vissuto tutta la loro vita sull’isola.
I fallimenti degli ultimi tre decenni dimostrano che nessuna delle due parti è in grado di raggiungere la sua soluzione ideale e che è necessaria una certa dose di flessibilità. I turco-ciprioti devono riconoscere che mentre loro vogliono mantenere la maggioranza nella loro parte, tra i due terzi e i tre quarti degli immobili nella loro area erano di proprietà dei greco-ciprioti nel 1974 quando l’attuale divisione dell’isola ha preso avvio. I turco-ciprioti devono capire che il diritto di restituzione ha una grande rilevanza nel dibattito greco-cipriota. I turchi e i leader turco-ciprioti devono ricordare alle loro popolazioni che la divisione dell’isola non ha basi legali.
In particolare, i politici di Ankara, devono rilanciare e sostenere il loro coinvolgimento con i greco-ciprioti per assicurare loro l’impegno della Turchia a raggiungere un accordo e la restituzione dei beni. Per Ankara in particolare, un’occupazione a tempo indeterminato implica alti costi, sia per quanto riguarda i processi giudiziari, sia per quanto riguarda i suoi sforzi per entrare nell’Unione europea. I greco-ciprioti, d’altra parte, devono tener conto delle sentenze del diritto internazionale, che mette in dubbio le loro convinzioni sul fatto che i diritti dei proprietari originari e dei loro eredi soppiantino ogni altra considerazione. Una soluzione di compromesso deve accettare il fatto che, all’interno di una federazione basata su due zone su due comunità, non tutti i greco-ciprioti potranno ritornare automaticamente alle loro vecchie proprietà.
Raccomandazioni
Alla leadership delle comunità greco-cipriota e turco-cipriota:
- Convertire la proposta greco-cipriota per stabilire un collegamento fra i negoziati sulle proprietà immobiliari e terriere e sui coloni nella prima fase di una conferenza internazionale su tutte le questioni proposte dai turco-ciprioti.
- Commissionare in entrambe le zone, una verifica comune, rapida e rappresentativa delle terre possedute dalle rispettive comunità per poter raggiungere una catalogazione degli immobili accettata di comune accordo.
- Preparare rapidamente e congiuntamente un studio dell’impatto economico sulle varie proposte per ricostruire gli immobili in entrambe le zone, incluso l’esame della fattibilità della normalizzazione del villaggio turistico fantasma di Varosha.
- Colmare il disaccordo su approcci di base alla questione delle proprietà immobiliari:
- entrambe le parti devono dichiarare che tutti i proprietari di immobili prima del 1974 hanno, in principio, il diritto di rivendicare la loro residenza primaria;
- la parte greco-cipriota deve preparare la pubblica opinione ad accettare il fatto che il diritto di restituzione può essere ristretto dalla bi-zonalità, attraverso casi di accordo comune come quello per l’utilizzo pubblico;
- la parte turco-cipriota deve garantire quante più restituzioni di proprietà possibili all’interno del contesto della bi-zonalità, e allo stesso modo deve garantire i diritti degli abitanti attuali, specialmente se questi sono stati a loro volta sfollati e stanno usando l’immobile come residenza primaria;
- una sistemazione alternativa deve essere garantita a coloro che devono lasciare l’alloggio attuale e non hanno nessuna altra casa.
Alla leadership greco-cipriota:
- Prevedere delle clausole legali per gli scambi di immobili fra i proprietari sfollati di entrambe le parti che sono stati approvati dalla Commissione turco-cipriota sulle proprietà immobiliari (Turkish Cypriot Immovable Property Commission – IPC).
- Smettere di scoraggiare le domande dei greco-ciprioti all’IPC.
- Permettere ai turco-ciprioti residenti al nord che hanno abbandonato degli immobili al sud di avere accesso agli stessi strumenti che sono accessibili ai proprietari residenti altrove.
Alla leadership turco-cipriota:
- Garantire la trasparenza e la correttezza delle procedure dell’IPC: nel calcolo delle compensazioni, nei dettagli di pagamento e impegnarsi ad estendere il suo mandato oltre la deadline di fine 2011.
- Rimuovere le restrizioni di residenza agli eredi dei greco-ciprioti sfollati negli immobili situati nel nord.
- Supportare i negoziati in corso sul blocco delle costruzioni negli immobili dei greco-ciprioti al nord.
Alla leadership turca:
- Rilanciare e sostenere gli sforzi di assicurare ai greco-ciprioti l’impegno turco per un accordo che include la restituzione delle proprietà e dei territori sulla linea del precedente piano delle Nazioni Unite.