Cipro: economia e moralità sulla lunga strada della riconciliazione
La pandemia prima e la crisi dei prezzi ora spingono sempre di più le comunità greca e turca di Cipro a varcare i confini che le dividono e ad interagire, nonostante il permanere di pregiudizi e sfiducia reciproca. Un reportage dall’isola
Sera d’agosto a Nicosia, umida e calda. Sono quasi le otto ed è già buio. L’estate cipriota si ama o si odia: i suoi lunghi giorni violentemente luminosi e di caldo soffocante si fondono in tramonti scarlatti, precoci e fugaci.
Alla fine di viale Democratias c’è una lunga fila di auto per il posto di blocco di Ayios Dhometios, uno degli ingressi alla parte turca dell’isola attraverso l’area di Metehan. Andreas aspetta pazientemente al volante. Non ha fretta, dopotutto. Insieme a due amici sta passando dall’altra parte per assistere ad una corsa. A poco prezzo, possono godersi una buona dose di adrenalina guardando le automobili che gareggiano ad una velocità mozzafiato.
Al posto di blocco, agenti dall’aria cupa osservano attentamente i passeggeri all’interno dell’auto mentre controllano i loro documenti. Non sono rare brevi domande sullo scopo della visita. Un cartello in turco con scritto hosgeldiniz ("benvenuti") segna il punto in cui la cosmopolita "Nicosia" inizia a somigliare di più a "Lefkosa".
“Perché devo mostrare il passaporto per attraversare il mio paese? Non è assurdo? È come riconoscere l’esistenza di un altro stato all’interno del tuo stato. Non lo accetterò mai", dice Andreas mentre prende la sua carta d’identità e l’assicurazione dell’auto.
Borbottando in turco, il poliziotto gli porge un foglio timbrato che Andreas dovrà poi presentare nuovamente al ritorno.
Pochi chilometri lungo la strada, le dinamiche del paesaggio urbano parlano di una diversa zona culturale. L’estetica mediterranea si fonde con gli elementi orientalisti nelle strade trafficate dei quartieri tradizionali che ricordano una tipica città turca.
Il luogo all’aperto dove si svolgono le gare è gremito di gente. Gli amici parcheggiano la macchina e trovano posto sul ponte superiore. Frasi greche e turche si sentono dappertutto attraverso la musica ad alto volume. Lo spettacolo è impressionante. I tre amici fanno video e foto che non verranno postati sui social. Tutti i presenti lo sanno.
Le auto competono in coppia, indipendentemente dall’etnia dei conducenti. Questa è forse l’unica occasione in cui si possono vedere greco-ciprioti fare il tifo per un pilota turco-cipriota e viceversa. I giovani che gridavano il nome di uno "Stelyo" al primo round mettono lo stesso zelo nell’incoraggiare un "Kemal" al secondo round. Niente etnia, niente politica; solo macchine veloci.
Andreas e i suoi amici non credono nella riconciliazione. Per loro, greci e turchi non possono essere amici. Ciò che li porta nella parte settentrionale è l’opportunità di divertirsi senza spendere una fortuna.
Il bilancio familiare oltre la politica
Negli ultimi mesi l’impatto della crisi energetica sull’economia locale è stato fortemente sentito. L’aumento dei prezzi di beni, affitti e combustibili ha spinto sempre più greco-ciprioti a beneficiare del crollo della lira turca dall’altra parte.
“A Nicosia mi servono almeno 120 euro per fare il pieno alla macchina, qui al massimo 80”, racconta Yiannos, un tassista che attraversa i posti di blocco più volte al mese, a seconda delle esigenze dei clienti. “Un pacchetto di sigarette costa un terzo del prezzo medio da noi. Tutte le cose basilari come il latte, il pane, anche i vestiti, costano molto meno”.
Alcuni residenti fanno un passo in più. Eleni, tour operator con sede a Paphos, spiega come l’attuale situazione economica abbia favorito anche una tipologia di gioco d’azzardo basata sui tassi di cambio fluttuanti della lira turca.
“Conosco persone che comprano lire quando il tasso è basso e le scambiano con euro quando il prezzo sale. È rischioso, ma a seconda della quantità di denaro scambiato, si può anche guadagnare un reddito extra ogni mese”, spiega Eleni.
Passare al Nord alla ricerca di beni e servizi più economici non è una nuova tendenza. Questo fenomeno esisteva molto prima della crisi energetica ed è aumentato durante la pandemia. Secondo l’Osservatorio dei prezzi al dettaglio di benzina a 95 ottani, olio motore e olio da riscaldamento dell’Associazione dei consumatori di Cipro, gli acquisti di carburante da Cipro del Nord per l’anno 2019 hanno raggiunto l’importo esorbitante di 162 milioni di euro. Ciò si traduce in un aumento del 18,51% nell’acquisto di benzina a 95 ottani rispetto al 2018.
Dati recenti forniti dall’Agenzia di statistica locale mostrano come questa tendenza si rifletta sull’economia greco-cipriota. Solo a giugno 2022, nelle aree adiacenti ai posti di blocco, si è verificata una riduzione delle vendite di prodotti petroliferi del 35-40% rispetto a giugno 2021.
Politici e uomini d’affari locali fanno appello al senso di patriottismo per mitigare il fenomeno. A Cipro, economia e moralità vanno di pari passo. Ogni scelta del consumatore è giudicata in termini di etica, patriottismo e religione. Tuttavia, a causa dei prezzi alle stelle, molti danno priorità alla sopravvivenza quotidiana rispetto all’idealismo. Mario, padre di due figli, è tra loro.
“Alcuni dicono che tradiamo i nostri valori venendo qui. Non so gli altri, ma tutto quello che cerco di fare è risparmiare soldi per i miei figli. La famiglia non è un valore importante, dopotutto?"
La famiglia di Mario è originaria di Kerynia/Girne, una pittoresca città su un porto, ora (tristemente) famosa per i lussuosi hotel-casinò che attirano turisti da tutto il mondo – e dalla Turchia – un tempo fiorente scena di casinò, dove il gioco d’azzardo è stato proibito come pratica immorale.
Anche nella famiglia di Asya si sono alzate delle sopracciglia quando ha deciso di accettare un lavoro nella parte meridionale dell’isola. È una dei tanti turco-ciprioti che ogni giorno attraversano il confine per lavorare con salari significativamente più alti di quelli che otterrebbero nella loro città.
Anche questo è costruzione della pace?
La riconciliazione a Cipro ha una storia lunga e amara. Nel corso degli anni, l’UE ha dato un forte sostegno alle organizzazioni della società civile e al mondo accademico di entrambe le parti che aspirano a promuovere la pace sull’isola. In questo contesto, sono stati compiuti sforzi significativi per unire le due comunità. Anche l’apertura dei valichi attraverso la zona cuscinetto delle Nazioni unite nel 2003 è stata in larga misura uno sviluppo radicato nelle azioni organizzate di gruppi di pressione congiunti che hanno spinto per avere attività e dialogo bi-comunali.
Negli ultimi anni, attivisti della società civile hanno creato e sostenuto progetti di costruzione della pace come la Home for Cooperation , aperta nel 2011, o The Base by CyprusInno , fondata nel 2020. Situate nella zona cuscinetto delle Nazioni unite di Nicosia, queste iniziative avvicinano le due comunità: la prima attraverso l’arte, la ricerca e l’istruzione; la seconda attraverso l’imprenditorialità, uno dei campi più promettenti che potrebbe persino invertire l’effetto della fuga di cervelli sull’isola. La particolarità della "Base" è che è stata lanciata come il primo generatore di impatto sociale al mondo e il primo spazio del suo genere in una zona demilitarizzata.
Nonostante la considerazione internazionale per il loro lavoro, le persone coinvolte in questi progetti ammettono che esistono ancora il pregiudizio e la sfiducia. Tuttavia, paradossalmente, l’economia attuale potrebbe favorire il lavoro dei costruttori di pace sull’isola? La pressione economica causata da due grandi crisi umanitarie in un breve lasso di tempo ha aumentato la mobilità tra le due comunità, anche se la spinta principale alla base di questo fenomeno è pragmatica piuttosto che idealistica.
Potrebbero le attività informali, di solito nascoste sotto il tappeto, avere un effetto di riconciliazione sulle due comunità? La corsa delle auto non era un’attività di riconciliazione né tipicamente "bi-comunale", ma ha riunito persone che probabilmente non avrebbero aderito ad un’attività mirata avviata da un’organizzazione della società civile o da un organismo internazionale di peace-keeping. Il valore aggiunto è che si trattava di un evento ricreativo.
In altre parole, parallelamente agli sforzi organizzati per stabilire un dialogo in riunioni plenarie, festival e laboratori, c’è un tipo di "riconciliazione sotterranea" sull’isola che spesso passa inosservata, o addirittura disprezzata, perché ha luogo nelle stazioni di servizio, nei casinò, nelle corse automobilistiche e in altri luoghi "inappropriati". Questo tipo di riconciliazione sarà anche radicato nel bisogno di sopravvivenza quotidiana, ma alla fine potrebbe portare prosperità a lungo termine per l’intera isola.