Cinema in Albania: tra spazi limitati e bisogno di rinascita

Un tempo vibranti centri di vita comunitaria, i cinema di Tirana sono in gran parte scomparsi. Ciononostante, è in atto un fiorente movimento per la rinascita, con esponenti del comune e registi indipendenti che lavorano per ristabilire il cinema come parte vitale dell’identità culturale di Tirana

17/07/2025, Erisa Kryeziu -

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© Sharon Hahn Darlin/Flickr

Cinema Brigada, 17 Nëntori, Republika, Dajti, Partizani e Agimi: un tempo luoghi importanti per i cittadini di Tirana durante il comunismo e dopo la caduta della dittatura, sono una testimonianza di come Tirana abbia violentemente cancellato la sua memoria cinematografica.

Lungo il fiume Lana, che attraversa il cuore della capitale albanese, le luci della sera e le caratteristiche architettoniche dell’edificio attirano l’attenzione su quello che oggi è noto come "l’ex Cinema Agimi". Fino agli anni ’60 era chiamato "cinema dei Sovietici", perché costruito in un quartiere abitato da cittadini sovietici che lavoravano in Albania. Tuttavia, lasciato in uno stato di degrado, questo cinema è stato restituito al pubblico della capitale due anni fa, non più come cinema, ma come centro polifunzionale: l’Agimi Art Center.

A Tirana, i cinema si contano sulle dita di una mano. Oltre all’Agimi Art Center, l’unico spazio pubblico con standard adeguati per la proiezione cinematografica, ci sono solo altri due cinema: il Maks Velo, alla periferia della città, e il cinema dell’Archivio cinematografico centrale dello Stato.

Jonid Jorgji, direttore e responsabile dell’Agenzia per le industrie creative del Comune di Tirana, che gestisce l’Agimi Art Center, afferma che Tirana sta vivendo un momento interessante per quanto riguarda la ricca storia e la memoria dei cinema di quartiere.

"Non ci sono ancora decine di cinema, ma ci sono punti di riferimento, nidi per gli amanti del cinema, e la cosa più bella è che sono sempre alla ricerca del loro pubblico. Le luci dei proiettori stanno iniziando ad accendersi di nuovo, lentamente ma con determinazione."

Secondo lui, il Centro Culturale Agimi, il Cinema Maks Velo e la sala dell’Archivio cinematografico centrale dello Stato sono gli esempi più significativi del ritorno del cinema come parte dell’identità civica.
"Il cinema non è una reliquia, è vivo. C’è ancora molto da fare, ma la narrazione è cambiata, il cinema è sempre più visto come un patrimonio pubblico, non solo un business", aggiunge Jorgji.

Tuttavia, la situazione rimane lontana dagli ideali del passato.

"Purtroppo per Tirana, la maggior parte dei cinema costruiti durante il periodo comunista non esiste più. Le convenzioni internazionali sul numero di cinema necessari per ogni abitante non sono state rispettate e non disponiamo nemmeno di statistiche chiare sull’interesse del pubblico per il cinema albanese, a parte quello privato", afferma Gjyljana Bakalli, che ha appena lanciato una piattaforma culturale online chiamata Almanart, dove le persone possono informarsi sugli eventi culturali e artistici nella capitale.

Fino alla fine degli anni ’90, Tirana aveva nove cinema. Oggi, oltre ai tre cinema pubblici/statali, c’è un cinema privato, il Millennium, e altri spazi come il Cineplexx nei centri commerciali.

Per la regista Romina Ruda, luoghi come l’Agimi Art Center e il Maks Velo potrebbero competere con successo con i cinema privati proiettando film che non vengono proiettati altrove, a prezzi ragionevoli o addirittura gratuitamente. 

Di recente, spinta dalla necessità di uno spazio indipendente e libero dove i film albanesi potessero trovare un pubblico che andasse oltre gli addetti ai lavori che occasionalmente partecipano alle anteprime, Ruda ha lanciato l’iniziativa Nightflix presso l’Agimi Art Center.

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"L’altro motivo era il dibattito dopo le proiezioni, per incoraggiare il pensiero critico su come vediamo e interpretiamo i film. Nightflix è servito anche come una sorta di masterclass, dove il pubblico ha imparato a parlare di cinema ad un livello più professionale", afferma Romina. Sottolinea che si tratta di un’iniziativa di volontariato, senza alcun sostegno finanziario, ed è quindi aperta a tutti gratuitamente.

Cinema come arte: sete del pubblico e sfide sistemiche

Per Romina Ruda, è molto difficile creare un film d’autore in Albania senza finanziamenti pubblici. Tuttavia, l’unico sostegno per un film d’autore rimane il Centro nazionale di cinematografia che, secondo Ruda, mina automaticamente il concetto di una produzione veramente indipendente, a causa di legami e interessi statali. L’alternativa sono le coproduzioni con altri paesi. 

"Per raggiungere questo obiettivo servono anni di investimenti in termini di tempo e denaro, partecipare a festival cinematografici, viaggiare per presentare il progetto e così via. In questo contesto, anche se credo che ci sarà sempre spazio e bisogno per il cinema d’autore, considero questa impresa un lusso che pochissimi possono permettersi", sostiene Ruda.

È più ottimista il regista e responsabile dell’Agenzia per le industrie creative del Comune di Tirana, Jonid Jorgji.

Secondo lui, ci sono molti spazi per i film indipendenti nella capitale.

"Il pubblico sta cambiando. C’è una nuova sete di storie vere, di Film che non si misurano con il successo al botteghino, ma in base alla risonanza emotiva. Gli spazi indipendenti si stanno rafforzando di anno in anno, le serate cinematografiche in luoghi alternativi riuniscono persone che vogliono riflettere, non solo distrarsi", afferma Jorgji.

Oltre al numero limitato di cinema a Tirana, si sta assistendo ad una notevole crescita di spazi alternativi e indipendenti.

"Destil, Tek Bunkeri, Dua Center: negli ultimi anni hanno assunto il ruolo di cinema pubblico. Attraverso programmi dedicati al cinema locale e regionale, o retrospettive specifiche, si sono impegnati a promuovere le voci giovani o a dare risalto ai classici del cinema", afferma Romina Ruda.

Alla domanda su una strategia a lungo termine per sostenere il cinema in città, Jonid Jorgji afferma che siamo solo all’inizio di questo percorso.

"Se le voci di creatori, pubblico e istituzioni si uniscono, credo fermamente che possiamo costruire una città in cui il cinema non sia solo intrattenimento del fine settimana, ma parte integrante della vita culturale quotidiana. Dovremmo parlare di più di educazione cinematografica nelle scuole? Sì. Dovremmo creare una rete di cinema pubblici? Assolutamente", conclude Jorgji.

Nel frattempo, per Romina Ruda, lo spazio per promuovere l’educazione e il pensiero critico attraverso le sale cinematografiche esiste già e dovrebbe essere un obiettivo primario.

"Supportare i registi locali offrendo loro uno spazio per proiettare il loro lavoro più a lungo e ad un costo inferiore rispetto ai cinema privati, collaborare con gli istituti scolastici per integrare il cinema nel curriculum annuale degli studenti e creare programmi per migliorare il pensiero critico, che nel nostro Paese è chiaramente carente", afferma Romina Ruda.

Aggiunge che questi sono pilastri essenziali per costruire un cinema pubblico al servizio dei cittadini.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito della Collaborative and Investigative Journalism Initiative (CIJI ), un progetto cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina progetto

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