Chiamatemi Berlusconi
La Serbia si trova a dirimere l’ennesimo scandalo, l’ex governatore della Banca Centrale accusa alcuni funzionari del governo di riciclaggio di denaro sporco. Uno degli accusati si richiama a Berlusconi.
In questi giorni la Serbia sta vivendo un nuovo scandalo, l’ennesimo. Reciproche accuse tra l’ex governatore della Banca Centrale della Serbia, nonché membro del partito politico G17 plus, Mladjan Dinkic, e alcuni funzionari del governo di Zoran Zivkovic, accusati di riciclaggio di denaro sporco depositato su conti esteri. L’intera vicenda pur avendo risvolti internazionali sembra perfettamente inquadrata nel caos politico e istituzionale del paese. Un richiamo al premier italiano fatto da uno degli accusati offre all’intera questione una connotazione che sta a metà tra lo spiritoso e il drammatico.
In Serbia sta divampando un conflitto politico tra l’ex governatore della Banca Centrale, Mladjan Dinkic, e alcuni settori e funzionari del governo attuale. Uno scontro che già si profilava nei mesi che precedettero la morte del premier Djindjic, ma che dopo l’omicidio ha avuto modo di riaccendersi mediante un aperto scontro tra l’attuale premier Zoran Zivkovic e lo stesso Dinkic. I nostri lettori forse ricorderanno che Zivkovic ebbe modo di dichiarare che il denaro stampato dalla Banca Centrale è falso, che non esiste nessuna Banca Centrale della Serbia e via di seguito. Lo scontro, certamente, è anche politico perché la partita viene giocata non solo da funzionari o ex funzionari statali, ma all’interno dello scontro tra la DOS (leggi DS, partito maggioritario) e il G17 plus, al quale appartiene Dinkic.
Al mio rientro delle vacanze, scopro che la diatriba si è protratta oltre misura. Lo scontro si è ulteriormente infiammato. Dinkic è fuori dalla Banca Centrale, la ragione ufficiale è che non possiede i requisiti necessari per la guida della Banca Centrale dettati dalla legge recentemente varata, ma non si arrende. Denuncia alcuni funzionari del governo Zivkovic di riciclaggio di denaro sporco. Dinkic sventola i dossier della polizia ungherese i quali riporterebbero che Zoran Janjusevic, consigliere del premier per la sicurezza dello stato, e Nemanja Kolesar, ex capo del gabinetto del premier e attuale direttore dell’Agenzia per il Risanamento del Sistema Bancario, sono coinvolti nell’attività di riciclaggio di denaro sporco. Dinkic nomina anche il ministro dell’interno, Dusan Mihajlovic, il quale avrebbe occultato le prove, chiedendone le dimissioni.
Ammesso che tutto quanto detto da Dinkic venisse confermato dalle indagini della Procura, ci stupirebbe il fatto che funzionari del governo Zivkovic siano immischiati in riciclaggio di denaro sporco? Ci stupirebbe sapere che il ministro dell’interno ha avuto un ruolo di occultamento e compartecipazione in questa vicenda? Ci sorprenderebbe se venissimo a sapere che il denaro sporco proviene dalla vendita di armi? Francamente la risposta unica a queste domande sarebbe: no! Perché dovremmo stupirci, quando si è scritto a più riprese dei traffici d’armi della Jugoimport con l’Iraq, in aperta violazione dell’embargo, quando si è fatto notare che la nuova élite di potere non ha alcun diritto di vantare una coscienza immacolata, quando si è fatto notare che il ministro dell’interno (anch’egli ai vertici della Jugoimport) non si è ancora dimesso dopo la valanga di omicidi avvenuti nel paese e dopo l’irrisolta questione dell’omicidio del premier.
Ciò che invece mi è caduto sotto gli occhi leggendo l’edizione odierna del quotidiano serbo "Blic" è la frase seguente, che vi riporto per intero. Una frase breve, ma significativa di come mutatis mutandis il modello offerto dal premier italiano Silvio Berlusconi faccia proseliti oltre mare. Non ci sarebbe stupore se l’accostamento non fosse fatto in frangenti che per certi versi godono di una certa affinità.
Il quotidiano Blic, riportando alcune dichiarazioni degli accusati in risposta alle accuse di Dinkic, non manca di rilevare il fatto che Janjusevic stesso riferendosi ad alcuni media abbia detto di non paragonarlo a James Bond o ad Adnan Kasoggi, dal momento che – secondo le parole stesse di Janjusevic – "amerei di più essere come Berlusconi".
Articoli di riferimento:
– La Serbia dopo Djindjic
– Partiti serbi, chi perde e chi guadagna dopo lo stato di emergenza
– Zivkovic, la Jugoimport e i traffici d’armi con l’Iraq – Notize Est
– Le accuse di Dinkic contro il governo Zivkovic – Notizie Est