Chi siamo? (II)
Non si placa in Macedonia lo scontro scatenato dal progetto di una gigantesca statua ad Alessandro Magno nel centro di Skopje. La politica di "antichizzazione" del VMRO, però, sembra incontrare resistenze sempre maggiori. Seconda puntata
In Macedonia non sembrano placarsi i contrasti sorti sulla più aspra disputa sull’identità nazionale che il Paese ha conosciuto negli ultimi anni. I macedoni si sono accaniti gli uni contro gli altri. Su se stessi. Su chi sono. Se siano slavi o antichi macedoni. La stampa è stata subissata di editoriali e di commenti e la blogsfera si è surriscaldata. Tutto è iniziato a causa di un monumento.
Si può sostenere che un po’ di sano scontro sia il sale della democrazia, ma una netta polarizzazione minaccia il tessuto e la solidarietà sociale. Oltre a ciò, l’ansia spinge le cose fuori controllo. L’altro giorno a Struga un pubblico dibattito è stato interrotto dall’irruzione di un gruppo apparentemente composto da facinorosi locali. I relatori appartenevano alla fazione "anti-antichità"; i disturbatori erano in apparenza dei convinti "antichi macedoni". Anche chi scrive ha ricevuto una e-mail di minacce in seguito alla pubblicazione della prima parte di questo articolo.
Tutto è incominciato all’inizio di quest’anno, quando la stampa ha iniziato ad interrogarsi apertamente sul progetto del governo di erigere una statua ad Alessandro Magno nella piazza centrale di Skopje. Stando ai resoconti dei media, il monumento avrebbe dovuto essere di proporzioni gigantesche: una figura a cavallo alta quasi 30 metri. Le autorità non erano disponibili a rilasciare dichiarazioni. Sembrava come se il progetto fosse stato condotto in segreto – secondo alcuni, il monumento era già stato segretamente costruito a Firenze, in Italia – e questo ha solo contribuito ad esacerbare le crescenti inquietudini.
Già alla fine di dicembre il governo aveva deciso di ribattezzare la principale arteria automobilistica Nord-Sud del Paese intitolandola ad "Alessandro il Macedone". Questo non è stato che l’ultimo di una serie di toponimi, e di edifici a cui sono stati dati nomi tratti dall’antichità, iniziata nel 2006 con la salita al potere del partito di destra VMRO. Molti macedoni apprezzano questa pratica, e piace loro sentirsi discendenti del grande imperatore, ma molti altri non sono d’accordo.
Probabilmente il cavaliere nella piazza è stata l’ultima goccia. Da sinistra si è sollevata un’ondata di reazioni, in opposizione al monumento e a ciò che essi vedono come una esplicita agenda di "antichizzazione" della Macedonia. I leader del partito socialdemocratico d’opposizione SDSM, ed il loro candidato per le prossime elezioni presidenziali, il professor Ljubomir Frckoski, si sono posti in prima linea nell’opposizione al progetto, presto affiancati da un coro proveniente dalla società civile, dall’intellighenzia e dai media.
Un autorevole giornalista, Vasko Eftov, che conduce la più popolare trasmissione politica del Paese, ha dedicato ad Alessandro e al suo cavallo due delle sue puntate del mese scorso, ed è stato forse lui il diretto responsabile che ha spinto il primo ministro Nikola Gruevski a farsi avanti per dare spiegazioni. Il giorno immediatamente successivo a quello della trasmissione di Eftov, il Primo ministro Gruevski è apparso in diretta al telegiornale della sera per chiarire l’argomento.
Gruevski ha affermato che si tratta solo del primo di una serie di monumenti che la Municipalità di Centar (unità autonoma di autogoverno locale all’interno del governo metropolitano di Skopje) sta progettando di installare nell’area centrale della città. La serie include monumenti dedicati a diverse epoche storiche: dall’antichità, passando per il periodo romano ed ottomano, fino ai tempi più recenti.
Il Primo ministro ha poi aggiunto di non essere molto bene informato sul progetto in questione, e di aver dovuto chiamare la municipalità per capire bene di cosa si trattasse. La stampa ha commentato le sue dichiarazioni come un timido tentativo di prendere le distanze da ciò che appare invece come un progetto promosso dal governo centrale. La sensazione è che il governo stia in effetti cercando di fare marcia indietro di fronte ad una forte disapprovazione pubblica.
Recentemente il primo ministro Gruevski ha visto riconfermare il proprio mandato con una schiacciante vittoria alle elezioni nazionali anticipate dell’estate scorsa. Il suo partito, il VMRO, controlla il parlamento con una maggioranza che, fin dall’indipendenza, nessun partito ha mai avuto. Probabilmente non c’è mai stato in Macedonia nessun politico che abbia mai goduto di un sostegno così forte come quello di Gruevski in quest’ultimo periodo. E il suo è un governo che sta lavorando duro per quanto riguarda l’economia e la lotta contro la corruzione.
Però gli sforzi dell’esecutivo nell’economia sono stati apparentemente oscurati da certi progetti "culturali" che questo sta cercando di promuovere.
"Stanno cercando di imporre i loro valori, pensando che siano quelli di tutti. Bene, non lo sono. Non voglio vedere le palle di Bucefalo nella piazza della città", ha dichiarato polemicamente il sindaco di Skopje, Trifun Kostovski, durante la trasmissione di Vasko Eftov della scorsa settimana. Tuttavia lo stesso Kostovski non si può opporre alle azioni della municipalità autonoma di Centar, guidata dal VMRO. Al posto di Alessandro, egli avrebbe voluto un monumento a Tose Proevski, l’amatissima pop star morta in un tragico incidente stradale nell’ottobre del 2007.
Quelli che hanno riposto la propria fiducia in Gruevski sostengono di essere ora un po’ perplessi. "Li ho votati perché hanno detto che avrebbero aiutato gli agricoltori, e che avrebbero ricostruito l’economia. Non per costruire un gigantesco Alessandro o per proibire l’aborto. Questo non l’avevano detto in campagna elettorale", ha detto un cittadino. Anche la prospettiva dell’abolizione dell’aborto, una cosa di fatto improponibile nel Paese negli ultimi 50 anni, ultimamente ha agitato gli animi. L’opposizione ed alcune ONG hanno accusato il governo di fare preparativi per muoversi in quella direzione.
"Non abbiamo mai pensato di proibire l’aborto" ha dichiarato Gruevski la settimana scorsa, "ma condurre una campagna che spiegasse ai giovani le conseguenze dell’aborto stesso".
Gruevski ha poi negato le accuse secondo cui il VMRO stesse cercando di "antichizzare" l’identità macedone. "Basta con le divisioni", ha detto, "in Macedonia non ci sono né antichi macedoni né macedoni slavi. Ci sono solo macedoni."
Alla richiesta di commentare le affermazioni che si sentono spesso, secondo le quali i macedoni stanno rubando ai greci la storia, Gruevski solitamente risponde che la storia antica appartiene al mondo intero: "Non vedo perché noi non potremmo utilizzare i simboli della storia antica, quando così tante altre nazioni li usano", sostiene.
Quest’argomentazione è corretta. Ma chi la critica sostiene che ciò che la Macedonia sta facendo va ben oltre il semplice utilizzo occasionale di simboli tratti dall’antichità.
La verità è che molti nel Paese sono del tutto soddisfatti delle loro origini slave. Dall’altra parte, fin dall’inizio degli anni ’90, molti altri sono giunti ad abbracciare la visione per cui la loro identità trae origine dall’antichità, circa 2.500 anni fa.
Nessuna identità nazionale moderna si spinge così all’indietro nel tempo, sostengono i detrattori di questa visione, questo è puro nazionalismo. La cosa triste è che forse avremmo dovuto lasciarci la questione alle spalle già da parecchio.