Chi siamo?

In campagna elettorale, i macedoni sono coinvolti in un dibattito infervorato sulla propria identità. Per la destra al governo, un nome è diventato quasi un’ossessione: "Alessandro Magno". A sinistra, però, si denuncia come pericoloso il tentativo di accantonare i riferimenti alle radici slave

11/02/2009, Risto Karajkov - Skopje

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'Enigma dell'oracolo', De Chirico (1910)

Nel suo ultimo libro, "Chi siamo?" il politologo statunitense Samuel Huntington, scomparso alla fine del dicembre scorso, rifletteva sul futuro dell’identità nazionale americana di fronte ai forti flussi migratori provenienti dalla parte meridionale del continente. La sua conclusione era che l’identità americana era destinata a cambiare.

In questi giorni, probabilmente più di quanto sia mai accaduto in passato – anche se è difficile da immaginare – i macedoni sono coinvolti in un infervorato dibattito sullo stesso tema: "chi siamo"? Con la differenza che, se Huntington si chiedeva dove erano diretti gli americani, i macedoni si chiedono invece da dove provengono.

Alla fine di dicembre il governo guidato dal VMRO ha deciso di "battezzare" la principale autostrada Nord-Sud, che corre da Kumanovo a Gevgelija, col nome di Alessandro il macedone.

Contemporaneamente il governo ha annunciato la ripresa di una sua idea di un paio d’anni fa – quella di costruire un gigantesco monumento ad Alessandro Magno nella piazza principale della capitale, Skopje. Il monumento, che si dice sia già stato segretamente realizzato, dovrebbe, secondo le indiscrezioni, misurare circa 30 metri di altezza: sovrasterebbe quindi tutti gli edifici circostanti.

Questi sono solo gli ultimi sensazionali episodi della saga che si ripropone ogni volta che il VMRO arriva al potere – ovvero la ricerca della grandezza e della antichità dell’identità nazionale macedone.

Poco dopo essere salito al potere nel 2006, il governo rinominò l’aeroporto di Skopje "Alessandro Magno", provocando aspre critiche da parte dei greci, e in chiara violazione degli accordi ad interim del 1995 che ponevano fine all’embargo greco e normalizzavano le relazioni tra i due Paesi. Quindi una piazza minore fu battezzata "Pella"; alcuni viali furono intitolati ad Alessandro Magno; un monumento dello stesso conquistatore fu eretto a Stip; e così via. Attualmente toponimi che evocano l’antichità si sono diffusi in tutto il Paese.

La parola per definire tutto questo è semplice: nazionalismo. Non diverso e non più raffinato degli altri nazionalismi balcanici, ma forse ancora più in ritardo.

Sono riemersi programmi televisivi che professano la grandezza dei macedoni, le loro antiche radici e la loro gloriosa storia; in questi programmi compare gente che, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, piange la perdita dell’antico impero macedone, e così via.

Questa è sempre stata la retorica della destra nazionalista macedone, solo che questa volta si è forse spinta troppo in là. Sempre più personalità pubbliche hanno incominciato a farsi avanti e a denunciare il concetto di "antica Macedonia".

Pur lavorando seriamente, e benché riformista in ambito economico, il governo del VMRO ha decisamente danneggiato la sua solida reputazione a causa dell’effetto di polarizzazione nato dai valori culturali che promuove.

Molte persone che pure apprezzano le riforme economiche e la lotta contro la corruzione, semplicemente non si sentono discendenti di Alessandro come i discepoli del VMRO. Per molti è puro nonsense. Ma tale è sempre stato il problema del nazionalismo. Poche voci altisonanti si insinuano ai più alti livelli della morale attraverso la scorciatoia del patriottismo, e obbligano tutti gli altri a rimanere in silenzio, per non essere etichettati come antipatriottici. (Il liberalismo talvolta funziona allo stesso modo).

A 6 settimane dalle elezioni presidenziali, è già chiaro che il tema della "identità macedone" sarà uno di quelli più spinosi nella campagna elettorale.

Ljubomir Frckoski, candidato alla presidenza del Partito socialdemocratico (SDSM), all’opposizione, ha accusato il governo di guardare più verso Pella (luogo natale di Alessandro Magno) che verso Bruxelles.

Secondo Frckoski, la de-slavizzazione dei macedoni che il governo ha imposto forzatamente non ha avuto successo. "Non rinunceremo a Cirillo e Metodio, a Clemente, a Naum e alle nostre origini culturali", ha detto. "Noi siamo macedoni, non macedonoidi".

Anche il Presidente Branko Crvenkovski, arcinemico del ledear del VMRO, nonché primo ministro, Nikola Gruevski, ha condannato le politiche "identitarie" del governo.

"Utilizzando un populismo di bassa lega, manipolando i media, e abusando dei sentimenti patriottici dei cittadini, l’attuale governo ha condotto un’azione sistematica, non per preservare o affermare, bensì per ridefinire la nostra identità e il nostro codice nazionale", ha detto il Presidente Crvenkovski nel corso di un recente dibattito. "Intere epoche storiche, su cui si fonda la nostra identità e di cui dovremmo essere fieri, sono state accantonate o minimizzate, e tutto è stato ricollegato ad un’unica parte della storia, quella dell’antica Macedonia", ha concluso Crvenkovski.

Sull’altro versante il candidato alla presidenza del VMRO, professor Georgi Ivanov, sembra un convinto antico macedone. "Dicono che le nostre radici sono superficiali, ma non è vero. Le nostre radici sono profonde", ha dichiarato Ivanov, al momento della sua nomina a candidato alla presidenza.

Frckoski invece sostiene che il tendere verso l’antichità non è complementare, ma è un tentativo di sostituire l’identità macedone e le sue radici slave, che possono essere un concetto politico potenzialmente dannoso.

L’idea di un colossale Alessandro Magno nella piazza principale della città è probabilmente più di quanto potrebbero sopportare molti moderati e non nazionalisti. In un cinico articolo di fondo il commentatore politico Erol Rizaov suggerisce che l’"antico macedonismo" è causato da un virus politico. I suoi sintomi acuti includono la "perdita di identità, la ricerca di parenti di 2.400 anni fa… e perfino la convinzione di essere discendenti diretti di Alessandro Magno".

Zarko Trajanovski, commentatore del quotidiano Dnevnik, sostiene che il governo "sta conducendo un’autodistruttiva politica bucefalica di lavaggio dei cervelli…. Fino a ieri siamo andati a dormire come macedoni slavi, oggi ci svegliamo antichi macedoni, chissà come ci risveglieremo domani…"

Gli analisti dicono che questa esacerbata ansia di identità è una risposta alle minacce esterne. L’identità macedone è negata da ogni parte. Queste minacce scatenano reazioni difensive del tipo resosi attualmente evidente.

Mentre molti macedoni si sentono perfettamente a loro agio con le proprie radici slave, nel corso degli anni ’90 molti altri hanno imparato ad apprezzare l’idea di essere "discendenti" di Alessandro Magno. È difficile dire chi sia in maggioranza. Forse un referendum sul monumento ad Alessandro Magno nel centro di Skopje sarebbe un buon modo per scoprirlo. Di certo sarebbe meglio che portarlo lì di nascosto nottetempo.

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