Centri di detenzione in Grecia: benvenuti all’inferno
Violenze, ingiurie, assenza di cure mediche, condizioni di vita inumane in baracche senza acqua o luce. E’ il centro di detenzione di Amygdaleza, finanziato dall’UE per accogliere migranti clandestini e richiedenti asilo
(Pubblicato originariamente il 25 novembre 2014 da Le Courrier des Balkans)
Mentre decine di famiglie di rifugiati siriani sono ancora accampati davanti alla sede del parlamento greco per richiedere una soluzione abitativa d’emergenza, 1000 dei 1600 migranti detenuti nel centro di detenzione di Amygdaleza stanno facendo, da sei giorni, uno sciopero della fame. Il centro è situato a 10 chilometri da Atene ed è stato oggetto di numerose critiche sia da parte di organizzazioni internazionali che della società civile greca.
La profonda crisi economica, le debolezze croniche della gestione dei flussi migratori, una cultura della violenza e dell’impunità in seno alle forze dell’ordine e la più rilevante emergenza rifugiati nel paese dalla fine della Seconda guerra mondiale rendono la situazione altamente critica.
Sta inoltre per iniziare il processo ai 65 migranti che hanno preso parte agli scontri di Amygdaleza nell’agosto del 2013. Gli imputati sono accusati di gravi accuse penali. Protestavano contro la lunga durata della detenzione, per alcuni più di 25 mesi e sulle condizioni inumane a cui erano costretti. Occorre ricordare che l’attraversamento illegale di frontiere è un’infrazione amministrativa e non un reato penale e questo dimostra il carattere arbitrario, punitivo e dissuasivo di detenzioni così lunghe.
Nei centri di detenzione i migranti irregolari coabitano con i rifugiati che hanno subito la guerra e la tortura, originari di paesi come la Siria o l’Eritrea. Vi sono anche minori di meno di 15 anni, che secondo l’Unhcr non possono essere oggetto di misure detentive.
Torture e maltrattamenti
Nel centro di Amygdaleza le condizioni detentive sono deplorabili e i maltrattamenti quasi sistematici. Secondo i migranti i colpi di manganello e gli insulti fanno parte della quotidianità e affermano inoltre che alcune tra le guardie più aggressive rivendicano pubblicamente la loro appartenenza al gruppo neonazista Alba Dorata.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la morte di un giovane detenuto, Mohamad Afshaq. Quest’ultimo era un ragazzo pachistano che è morto lo scorso 6 novembre a causa di mancanza di cure. Mohamad Afshaq, asmatico, era stato ferito dalla polizia nel corso della grande rivolta che era scoppiata nel centro di detenzione di Corinto.
Secondo le accuse di chi era detenuto assieme a lui, non è stato trasferito in un ospedale se non dopo essere collassato. Peggio ancora, assicurano che, alla richiesta di aiuto medico, i poliziotti avrebbero risposto: “Muori, chi se ne fotte”. Qualche giorno dopo un altro detenuto pachistano è morto per una crisi cardiaca che, sempre secondo gli altri migranti, poteva essere evitata da cure mediche adeguate.
I migranti affermano che tutte le volte che richiedono cure mediche ricevono come risposta calci ed ingiurie. Infine, quando riescono a consultare un medico, ricevono in cambio esclusivamente del paracetamolo, qualsiasi sia il loro stato di salute. Anche quest’ultimo sarebbe distribuito con parsimonia.
I detenuti sono alloggiati in container e solo la metà di queste scatole metalliche hanno acqua corrente ed elettricità. Le condizioni di igiene sono così allarmanti che i gabinetti debordano e i migranti sono obbligati a convivere con ratti e scarafaggi (da vedere su Youtube le testimonianze video di alcuni migranti poi liberati).
In un recente rapporto realizzato dopo aver visitato numerosi centri di detenzione, Medici senza frontiere ha denunciato le condizioni di detenzione che sarebbero la causa della maggioranza di malattie che colpiscono i migranti. Oltre alle malattie gastrointestinali e alla pelle, molti detenuti hanno anche gravi problemi psichici che possono condurli all’automutilazione e al suicidio.
Sabato 22 novembre i detenuti di Amygdaleza hanno momentaneamente sospeso il loro sciopero della fame, dando cinque giorni alle autorità per rispondere alle loro richieste. Le autorità hanno ceduto ad alcune di queste, nello specifico alla possibilità di parlare con dei parenti al telefono più dei cinque minuti concessi sino ad ora. Si è inoltre promessa la restituzione dei cellulari e il miglioramento del cibo. Inoltre sono stati liberati 30 dei 180 migranti che erano detenuti da più di due anni ed hanno promesso di esaminare i 150 casi restanti
In un recente rapporto dell’Istituto ellenico per la politica europea ed estera si afferma che il centro di detenzione di Amygdaleza, finanziato da fondi europei e nazionali, non è stato solo molto costoso ma anche molto mal gestito dato che pochissimi tra i migranti che vi sono stati detenuti sono reintrati nei loro paesi d’origine.