Carta animata

Prosegue il nostro viaggio nell’"industria dei sogni" balcanica. Rastko Cirić, illustratore e regista, ci introduce nel cinema d’animazione serbo

22/01/2008, Ana Luković - Belgrado

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Cominciamo dalle presentazioni…

Mi chiamo Rastko Cirić e sono nato nel 1955. Insegno Illustrazione ed Animazione al primo anno della Facoltà di Arti Applicate dell’Università di Belgrado, ed Animazione nei corsi di dottorato, dove conduco un gruppo di studio sulle tecniche di animazione digitale.
Il mio primo film, Cirkus, è stato la mia tesi di dottorato (un corto di circa sei minuti). Poi ho girato altri due corti, e nel 1985 il mio primo film da professionista. Nella mia carriera ho girato 13 film, soprattutto per lo studio Avala Film, di cui sono co-fondatore, e per la Zagreb film. Insegno da 15 anni, e il mio ultimo film, Metamorf (2005), ha ottenuto premi ai festival di Belgrado, Mosca e Hiroshima.
Cinema d’animazione: quanto è popolare rispetto al cinema "tradizionale"?
Possiamo distinguere due tipi di cinema d’animazione: il primo è un genere commerciale per bambini, ovviamente molto popolare e diffuso; il secondo, che è quello di cui mi occupo io, è un genere d’autore, che si vede soprattutto nei festival. Come docente, cerco di suscitare negli studenti l’interesse per la qualità artistica di questi film.
Che significato ha avuto il cinema serbo fino al 1990? Qual era la sua importanza per il regime e per la società?
Posso parlare solo del cinema d’animazione. Molti film venivano prodotti in ambito universitario. Al di fuori delle facoltà, erano i produttori a finanziare i progetti con denaro raccolto dai ministeri o da altri sponsor, con cui poi retribuivano il regista.
A partire dal 2000, il regista ha la possibilità di concorrere individualmente per i finanziamenti. Il produttore si rivolge allo stato, mentre il regista può rivolgersi individualmente agli enti locali. Una volta ottenuti i fondi, può cercare un produttore. Questo sistema è molto migliore, perché consente al regista di diventare co-produttore, avendo reperito i fondi.
Possiamo fare un paragone fra la scuola di Belgrado e quella di Zagabria?
A Zagabria tutto era centralizzato, lo stato forniva molti finanziamenti e gli autori lavoravano a stretto contatto. A Belgrado non c’era un produttore dominante (come ad esempio succedeva per il genere documentario), ma molti piccoli progetti d’autore. C’erano diversi piccoli studi: Avala, Dunav, Neoplanta (Novi Sad), e altri.
Che rapporto c’era con il regime?
Praticamente nessuno, direi! Il regime considerava l’arte un male necessario, e il genere d’animazione era troppo marginale per dare fastidio…
Quale modello di cinema seguiva la cinematografia d’animazione serba? Sono cambiati nel tempo i punti di riferimento internazionali?
Senz’altro la scuola di Zagabria, nostra diretta concorrente, ha influenzato i primi esperimenti. Ovviamente guardavamo anche alla scuola disneyana, ma quell’esempio era impossibile da seguire, richiedeva troppo denaro, tempo e risorse. Il nostro modello ha sempre puntato sull’ottenere il massimo risultato con un minimo impiego di risorse. Direi che questi sono sempre stati i due punti di riferimento.
In che modo avvenivano la promozione e la distribuzione dei film? E c’erano pressioni sociali di qualche tipo per recarsi a vedere determinati titoli?
No, non c’era alcuna pressione…il cinema d’animazione non era abbastanza importante per interessare i politici, quindi non ci sono mai state pressioni o minacce dirette. Né censura, sarebbe stato contro-producente, specialmente nel periodo di Milosević, che aveva gli occhi del mondo puntati addosso.
Per quanto riguarda la promozione e la distribuzione, ci si rivolgeva agli studi, dove gli addetti competenti valutavano il progetto proposto. Se lo approvavano, si occupavano della ricerca di fondi (dallo Stato od altri sponsor) e della promozione attraverso i festival, dietro un compenso che definirei piuttosto moderato.
Come funzionano le cose dopo il 1989? Si è sviluppato un sistema di distribuzione e promozione pubblicitario moderno e funzionante?
Direi che si è sviluppato a partire dal 2000, quando il paese si è occidentalizzato. Tuttavia, il festival rimane il canale più importante, perché lì si raccoglie il pubblico più interessato al genere. Ovviamente dobbiamo considerare anche Internet, che però non funziona esattamente come un canale commerciale…
Come sono cambiati i luoghi del cinema?
Per il nostro genere non molto…i corti continuano a vedersi solo nei festival o nelle retrospettive.
Il cinema balcanico guarda al pubblico internazionale?
Sì, ad esempio molti film della scuola di Zagabria erano muti e quindi accessibili al pubblico internazionale. Questo aspetto è molto evidente quando si partecipa ai festival.
Come vede il futuro del cinema? E il suo futuro personale?
Internet sta entrando nel panorama dell’animazione soprattutto tramite le tecnologie Flash, ma ovviamente non stiamo parlando di vero e proprio cinema. Poi prevedo ed auspico la creazione di nuovi studi e nuovi progetti d lungometraggio. Il problema del sistema attuale è che si realizzano ottimi progetti, ma dopo il compimento di ognuno le persone si dividono ed in questo modo viene a mancare la continuità, mentre tutto rimane affidato all’iniziativa privata.
Per quanto riguarda i miei progetti personali, ho in mente delle co-produzioni straniere e dei progetti musicali.

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