Burgas, attentato sul Mar Nero
Ieri una bomba è esplosa nel piazzale dell’aeroporto di Burgas, città bulgara sulla costa del Mar Nero, colpendo una comitiva di turisti israeliani. Sette i morti, una trentina i feriti. Le prime ipotesi investigative parlano di un attacco suicida. La cronaca del nostro corrispondente
Una patente di guida falsa, emessa dallo stato americano del Michigan, ritrovata nei pantaloni di una delle vittime. Secondo il ministro degli Interni bulgaro Tzvetan Tzvetanov, è questo l’elemento più importante identificato fino ad ora nelle indagini seguite all’attentato di ieri pomeriggio all’aeroporto “Sarafovo” di Burgas, sulla costa del Mar Nero, diretto contro una comitiva di turisti israeliani appena atterrata in Bulgaria, il cui bilancio ufficiale al momento è di sette morti e una trentina di feriti, di cui due gravi.
Il documento falso va a rafforzare la pista investigativa che era stata delineata già ieri sera dal premier bulgaro Boyko Borisov, quella dell’attentato suicida. “L’attentatore è stato ripreso dalle telecamere dell’aeroporto. Si tratta di un uomo dai capelli lunghi, vestito in modo sportivo e per nulla distinguibile dagli altri turisti presenti sul posto”, ha dichiarato stamattina Tzvetanov in conferenza stampa.
Gli specialisti della polizia bulgara sono riusciti a prendere le impronte digitali dell’uomo sospettato di aver azionato la bomba, e al momento si effettua l’analisi del DNA dei resti. Difficilmente però, secondo esperti e forze dell’ordine, si arriverà presto all’identificazione del sospettato.
Per il momento le autorità bulgare non hanno fatto alcuna ipotesi sulle motivazioni dell’attentato, né sui possibili responsabili. Immediata invece la reazione del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha puntato senza mezzi termini il dito contro Teheran: "Tutto porta a credere che sia stato l’Iran. Israele reagirà con forza al t[]e iraniano".
T[]e a Burgas
L’esplosione all’aeroporto “Sarafovo” è avvenuta ieri pomeriggio alle 17.30 ora locale (le 16.30 in Italia). Le informazioni dal posto si sono susseguite in un crescendo di drammaticità, ma anche di confusione. Col passare dei minuti, però, la dinamica di quanto accaduto è divenuta man mano più chiara.
L’attentato è avvenuto nel parcheggio davanti agli arrivi dell’aeroporto. Qui tre autobus stavano caricando circa 150 turisti israeliani appena atterrati da Tel Aviv, per trasportarli all’albergo “Hrisantema”, nella località turistica di Slanchev Bryag, situata a nord di Burgas, sulla costa del Mar Nero.
Secondo le ultime ricostruzioni, l’attentatore avrebbe fatto detonare la bomba, forse contenuta in uno zaino, nel bagagliaio di uno degli autobus. Il mezzo ha preso immediatamente fuoco: le prime immagini mostrate dalle tv bulgare, mostravano un’altissima colonna di fumo nero levarsi nel cielo dell’aeroporto.
All’esplosione è seguito il panico. Secondo il racconto di alcuni testimoni, le prime ambulanze sarebbero arrivate sul posto circa venti minuti dopo l’esplosione. Una lunga processione di mezzi ha portato i feriti al locale ospedale. In serata il bilancio parlava di cinque morti e trenta feriti, di cui alcuni in condizioni critiche. Durante la notte, però, altre due persone sono decedute. Insieme a cinque cittadini israeliani, tra i morti si contano un cittadino bulgaro – l’autista dell’autobus – e il presunto attentatore.
Il giorno dopo
Stamattina, la Bulgaria si è svegliata ancora incredula di quanto successo. La Bulgaria democratica non ha esperienza di atti t[]istici ed è considerata una destinazione sicura. Da ieri pomeriggio tutti gli aeroporti del paese sono sottoposti ad un regime di stretta sorveglianza. Quello di Burgas è rimasto chiuso dal momento dell’attentato, anche se dovrebbe essere riaperto nel tardo pomeriggio di oggi.
Il sindaco di Sofia, Yordanka Fandakova, ha richiesto al governo una maggiore presenza di forze di polizia nella capitale, soprattutto nelle vicinanze di edifici legati alla storica comunità ebraica o appartamenti abitati da cittadini israeliani.
L’élite politica ha invitato il paese a non farsi prendere dal panico e a mostrare unità in un momento difficile. “Richiederemo già oggi, dal parlamento riunito in seduta straordinaria, una dichiarazione di condanna sottoscritta da tutte le forze politiche", ha dichiarato in mattinata il deputato del partito di governo GERB Dobroslav Dimitrov. “Questo è un attacco contro la Bulgaria, contro la nostra sicurezza nazionale. La cosa più importante ora è reagire”.
Il deputato dell’opposizione socialista Atanas Merdzhanov ha annunciato che “ci sarà unità sulla dichiarazione di condanna”, sottolineando però, che quanto avvenuto ieri rappresenta “un buco evidente nel sistema di sicurezza del paese, che avrà conseguenze pesanti”.
Come prevedibile, l’attentato di ieri ha suscitato molte domande, insieme alle prime polemiche. Perché l’attentato è avvenuto proprio in Bulgaria? Il noto arabista bulgaro Vladimir Chukov ha inserito l’esplosione di ieri in un contesto più ampio, ricordando che quest’anno si sono susseguiti vari tentativi di attentato nei confronti di obiettivi israeliani, in paesi come Tailandia, Azerbaijan e, più recentemente, Cipro.
“Vengono scelti paesi con livello di sicurezza più basso”, ha dichiarato Chukov. “Bisogna poi aggiungere gli ottimi rapporti tra Bulgaria e Israele, come possibile ulteriore elemento per la scelta del luogo in cui portare a termine questo tipo di operazioni”.
Le conseguenze
L’attentato di ieri a Burgas lascerà un’eredità pesante, in un paese, la Bulgaria, abituata a pensare che il t[]ismo sia un problema che non la riguarda direttamente. Nonostante l’obiettivo principale fossero cittadini israeliani, l’attacco è avvenuto sul territorio bulgaro, ha provocato vittime bulgare, mostrando la vulnerabilità del paese a questo tipo di azioni.
Sembrano lontanissimi i tempi in cui, il premier Borisov si vantava dei rapporti “bilanciati col mondo arabo”, che tenevano al sicuro la Bulgaria da possibili attentati. Nella storia il commento di Borisov dopo l’attentato all’aeroporto Domodedovo nel gennaio 2011, in cui il premier sintetizzava la situazione in questi termini: “Con il mondo arabo, con la Palestina, siamo in ottimi rapporti. Il mondo arabo fa affari in Bulgaria. Da noi, ad ogni angolo c’è un kebab”. Oggi però, in Bulgaria il t[]ismo non è più soltanto un problema di rapporti internazionali, ma di politica interna.
Alle conseguenze politiche si affiancano anche quelle economiche. In questi anni la Bulgaria si è affermata sempre di più come meta turistica per i cittadini israeliani, grazie ai prezzi accessibili e (almeno fino a ieri) al fatto che venisse ritenuta una destinazione sicura. L’anno scorso gli arrivi da Israele hanno toccato le 140mila unità e quest’anno si aspetta una presenza ancora più massiccia, anche visto il perdurare delle difficili relazioni tra Israele e Turchia, altra tradizionale meta turistica per gli israeliani. Dopo l’attacco di ieri, però, le cose potrebbero cambiare, allontanando i turisti, e non solo quelli israeliani. Con conseguenze gravi per un paese in cui il turismo rappresenta uno dei principali settori economici.