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Buon 2006, Kosovo
Gli auguri della nostra corrispondente ai propri concittadini, in un disincantato messaggio di fine anno. Per il 2006 si annunciano molte e difficili sfide, ma soprattutto quella di costruire una società nella quale vigano la fiducia e lo stato di diritto
A mezzanotte del 31 dicembre, come in ogni altra parte del pianeta, i cittadini del Kosovo si augureranno l’un l’altro un Buon 2006. In verità, l’anno che ci attende sarà molto difficile e impegnativo, per ragioni diverse.
Non si tratta solo dei negoziati sullo status del Kosovo, che cominceranno e continueranno si spera in modo ragionevole, portando ad una decisione che possa essere accettabile per tutti.
Non si tratta solo del fatto che i politici del Kosovo dovranno svolgere un ruolo cruciale, e dimostrare la propria maturità e responsabilità di fronte a tutti i cittadini.
Non si tratta solo del fatto che le istituzioni dovranno dimostrare di essere all’altezza dei propri compiti, adempiendo alle proprie responsabilità e mostrando di essere oneste e aliene al nepotismo.
Non si tratta solo delle altre comunità e di come (non) siano integrate in questa società, del loro (non) accesso a tutte le istituzioni cui dovrebbero avere accesso, la loro (non) rappresentanza nell’amministrazione, e del fatto che le istituzioni non hanno fatto quanto avrebbero potuto per rispondere ai loro bisogni, dato che anche loro sono comunità del Kosovo e cittadini kosovari.
Non si tratta solo delle promesse fatte ai cittadini che il Kosovo sarà un posto migliore domani, quando il suo status sarà definito.
Si tratta del Kosovo oggi.
Quando i cittadini del Kosovo a mezzanotte del 31 dicembre si baceranno e abbracceranno facendosi gli auguri, esprimeranno anche un desiderio per un futuro migliore.
Questo futuro migliore è stato promesso talmente tante volte, che nel 2006 dopo soli pochi minuti le promesse fatte in tutti questi anni dovrebbero finalmente avverarsi.
Altri cittadini del Kosovo che vivono in enclave, che aspettano il Nuovo Anno alla luce delle candele dato che non pagano l’elettricità – e non la pagano perché vivono in enclave e dopo sei anni ancora non si sentono liberi di lasciare le enclave e di parlare la propria lingua – anche loro si augureranno un buon 2006, e soprattutto un’altra cosa, cioè la Pace in Kosovo.
Altri cittadini del Kosovo attualmente profughi in Serbia o Montenegro esprimeranno un altro desiderio per il 2006: di avere una propria casa, se vivono in centri collettivi, di avere un lavoro se sono disoccupati, di tornare alle proprie case in Kosovo dopo aver sognato per tutti questi anni la vita che si sono lasciati alle spalle, rimpiangendo il destino di vivere sotto il tetto altrui.
Quando inizierà il 2006, nelle prime settimane di gennaio, inizieranno i tanto attesi negoziati. I cittadini del Kosovo li seguiranno con grande attenzione e con l’aspettativa che possano condurre ad un futuro migliore, ad una vita migliore in Kosovo.
Allo stesso tempo, alcuni processi avviati da anni dovranno mostrare dei risultati. Il processo di decentramento diventerà infine qualcosa di concreto, trasferimento di potere dal livello centrale e migliori servizi per i cittadini? Ci sarà il censimento annunciato per la primavera del 2006, e il Kosovo sarà pronto per questo importante compito? Le elezioni dell’autunno 2006, con le liste aperte dei candidati che concorrono per un incarico, porteranno ad una composizione migliore dei governi locali, e i funzionari lavoreranno per servire i cittadini e non i propri interessi?
Infine, i gruppi nazionalistici di entrambi gli schieramenti consentiranno che i processi politici in Kosovo si svolgano senza intervenire, e senza l’aumento e la diffusione della violenza che interessa così tanti gruppi che conducono i propri sporchi affari in Kosovo e attraverso il Kosovo?
Sarà il tempo a mostrarlo.
Nei primi momenti del 2006 i cittadini del Kosovo non penseranno a tutte queste preoccupazioni. Qualche giorno più tardi, tuttavia, quando la Compagnia Elettrica gli ricorderà che devono pagare le bollette e taglierà la corrente, quando guarderanno nel proprio portafoglio e si renderanno conto che hanno speso troppo nelle spese per le feste di fine Anno, quando tutti i principali attori del destino del Kosovo si riuniranno, quando i media cominceranno di nuovo a parlare dell’importanza dei negoziati e di come stanno procedendo, allora si augureranno davvero di poter cominciare a vivere la vita normale lungamente agognata.
Ma sfortunatamente oggi, alla fine del 2005, indipendentemente da quanto accadrà relativamente alla determinazione dello status nel 2006, una cosa è chiara: il Kosovo ha ancora un lungo cammino da percorrere prima di consolidarsi come società europea con tutti gli attributi che dovrebbe avere una moderna società del XXI secolo.
Io auguro al Kosovo e ai suoi cittadini le cose migliori per un 2006 pieno di sfide e impegni, ma anzitutto auguro loro di lavorare più a fondo per costruire una società responsabile, in rapporto di partenariato con i vicini e con una buona immagine al di fuori dei propri confini, nella quale soprattutto vigano la fiducia e lo stato di diritto.
Il tempo è già cominciato…