Bulgaria, tra lutto ed indignazione

1981. Attentato al Papa. Emerge una pista bulgara, mai dimostrata. Nel 2002 lo stesso Pontefice, durante una visita a Sofia, nega vi siano connessioni tra l’attentato da lui subito e la Bulgaria. Ma non basta, e proprio in questi tragici giorni, la pista bulgara è emersa nuovamente. Le reazioni in Bulgaria

04/04/2005, Tanya Mangalakova -

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San Pietro

Tutti i principali media bulgari si sono occupati con servizi speciali della morte di Papa Giovanni Paolo II, lo scorso 2 aprile. I cattolici della Bulgaria sono in lutto. In Bulgaria la comunità cattolica ammonta – secondo il censimento del 2001 – a 43.000 persone circa, lo 0,6% della popolazione. Quest’ultima è concentrata soprattutto nella città di Plovdiv, Bulgaria centrale, ed ha reagito al tragico evento con forte trasporto. La maggioranza della popolazione del villaggio di Rakovski, non lontano di Plovdiv, dove il 90% della popolazione è cattolico, ha dichiarato di essere pronta e recarsi in pellegrinaggio a Roma per i funerali del Papa.

Il principale canale della televisione pubblica, BNT 1, ha ritrasmesso le immagini della visita del Pontefice in Bulgaria, nel maggio del 2002. "Non ho mia creduto nella cosiddetta "pista bulgara". Sono molto legato ed affezionato al popolo bulgaro", riferì Giovanni Paolo II al presidente Georgi Parvanov in quell’occasione.

I media bulgari in questi giorni non si sono solo occupati nel seguire con attenzione gli ultimi giorni del Papa ma anche del riemergere delle polemiche – e della pista bulgara – riguardanti l’attentato che il Papa subì nel 1981. Le autorità bulgare – che avevano molto lavorato nel 2002 affinché proprio la visita del Pontefice potesse finalmente cancellare quell’onta che ritenevano pesasse sull’immagine del proprio Paese – hanno reagito con indignazione.

Così ha fatto ad esempio lo scorso 1 aprile il Presidente Parvanov che ha dichiarato che "Lo stesso Papa, nella sua visita del 1981, aveva escluso quest’ipotesi ritenendola un’ingiustizia nei confronti del nostro Paese".

Il Presidente bulgaro si è detto inoltre sorpreso che quest’ipotesi sia riemersa proprio due settimane prima della visita ufficiale del Presidente italiano Azeglio Ciampi a Sofia. "Il governo bulgaro considera chiusa la questione. Non vi è alcuna connessione tra la Bulgaria e l’attentato al Papa nel 1981" ha dichiarato ai media locali Germana Granchova, vice Ministro degli Esteri.

Dal punto di vista giudiziario si era messa la parola fine alle ipotesi con l’assoluzione in un processo in Italia di Sergei Antonov – un ex dipendente della compagnia aerea a Roma Balkan Air accusato di aver partecipato all’organizzazione dell’attentato – per insufficienza di prove. Il governo bulgaro ha dichiarato comunque di essere a disposizione per rispondere ad ogni richiesta di informazione, pur specificando che sino ad ora non ve ne sarebbe stata alcuna.

Documenti segreti

I media bulgari, riprendendo i colleghi italiani, hanno scritto che l’Italia riaprirà un’inchiesta in modo da venire in possesso dei documenti riservati delle autorità bulgare sulla questione. I media bulgari hanno riportato di articoli in Italia dove si affermava che in questi documenti vi si troverebbero le prove che il KGB sovietico avrebbe pianificato l’attentato, ed i sevizi segreti della DDR, STASI, e della Bulgaria, vi avrebbero preso parte.

Secondo Metodi Andreev, in passato a capo della Commissione parlamentare sui dossier dei servizi segreti, vi sarebbero almeno un miglio di carteggi tra la STASI ed i servizi segreti bulgari. "Tra queste ve ne è una dove i servizi segreti bulgari richiedono alla STASI di fare tutto il possibile per provare l’estraneità della Bulgaria alla vicenda e per difendere i suoi agenti", ha ricordato Andreev. Questo, secondo i media bulgari, non proverebbe però nulla: la Bulgaria avrebbe solo richiesto l’aiuto della DDR per dimostrare la propria innocenza. Il portavoce del governo, Dimitar Tzonev, ha reso noto che tutti questi documenti sono a piena disposizione delle autorità italiane.

La polemica era partita da Berlino. Nei giorni scorsi i media internazionali avevano infatti riportato che alcuni documenti rinvenuti nell’archivio della STASI dimostrerebbero il coinvolgimento di quest’ultima e del KGB e della Bulgaria nell’attentato al Papa. Due dei principali quotidiani della Bulgara, Troud e 24 Chassa, riportano però smentite. "Non abbiamo e non abbiamo mai avuto documenti che rappresentino una prova del coinvolgimento di KGB, STASI o servizi segreti bulgari nell’attentato a Giovanni Paolo II", ha dichiarato ai due quotidiani Christian Boos, portavoce della commissione che a Berlino si occupa del mantenimento dell’archivio della STASI.

Reazioni

Si è scatenata una forte emotività in Bulgaria sul riemergere della questione. Anche perché questo è avvenuto in concomitanza con la fine del pontificato di Giovanni Paolo II. I media ne sono stati un fedele specchio. Il quotidiano Monitor ha scritto nelle sue colonne che i bulgari non debbono farsi attrarre dalla trappola creata dal giudice in pensione Ferdinando Imposimato – che a lungo si è occupato del caso – che non ha mai smesso di diffondere versioni della vicenda che richiamavano questi archivi della STASI. Troud invece riconduce l’emersione della pista bulgara al 1982 quando ne parlò per la prima volta lo statunitense Readers Digest.

Dure le reazioni sempre di Troud ad un’intervista rilasciata da Ferdinando Imposimato per il settimanale italiano Oggi. "Vi sono almeno tre grossolani []i del magistrato nell’intervista rilasciata" si afferma in un editoriale "innanzitutto si afferma che Dimitar Stoyanov era Ministro degli esteri, ed invece era Ministro degli interni. Poi Imposimato ha dichiarato che Sergei Antonov – uno dei tre bulgari sospettati di aver partecipato all’attentato – era un genrale dei servizi segreti ed invece era un impiegato in una compagnia aerea, tant’è che ora vive di una pensione di 100 euro. Imposimato ha inoltre richiesto di incontrare Jordan Ormankov, che in passato si era occupato in Bulgaria dell’inchiesta ed aveva anche interrogato Ali Agca, condannato poi per aver sparato al Pontefice, ma Ormankov è morto ben 3 anni fa. Certa gente per continuare ad avere emozioni forti sprofonda nel passato. Ma la verità è una sola: quella sottolineata dal Papa durante la sua visita in Bulgaria del 2002", conclude al vetriolo Troud.

"Non ho mia creduto nella pista bulgara e questo è stato uno dei principali motivi delle mie dimissioni" ha affermato durante una trasmissione su BNT 1 Melvin Goodman, ex membro della CIA nel dipartimento che si occupava dell’Unione Sovietica. Goodman ha poi aggiunto che era a conoscenza del fatto che la Bulgaria non fosse coinvolta nell’attentato. "Il direttore della CIA di allora, William Casey ed il suo vice, mi ordinarono di produrre alcuni documenti che potessero addossare le responsabilità dell’attentato a URSS e Bulgaria".

Secondo alcuni commentatori il riemergere di questa questione potrebbe essere derivato dal tentativo di screditare l’immagine del Paese alla vigilia della firma dell’accordo per l’integrazione della Bulgaria nell’UE, prevista il prossimo 25 aprile.

Vi sono stati anche alcuni commenti sarcastici: "Viva la pista bulgara!" ha scritto sul settimanale 168 Chassa lo scrittore Stefan Kissiov "Non è una questione ciclica ma eterna. E’ tempo di prenderne atto. Come i rumeni hanno fatto i soldi con Dracula, noi dovremmo farli con la pista bulgara. Qualche ONG potrebbe investire in un museo titolato a quest’ultima. Si potrebbero anche vendere cappellini con la scritta: "Ho sparato al Papa, prossimamente sparerò anche a Berlusconi!".

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