Bulgaria: Plevneliev presidente, Borisov protagonista
In Bulgaria GERB (centro destra) vince presidenziali e amministrative. Al ballottaggio per la poltrona di presidente passa col 52.5% dei voti Rosen Plevneliev. Il vero trionfatore di questa tornata è però il premier Boyko Borisov che ora controlla tutti i gangli nevralgici del potere. L’opposizione socialista denuncia irregolarità e promette ricorsi. L’analisi del nostro corrispondente da Sofia
Il nuovo presidente della Bulgaria si chiama Rosen Plevneliev. Il vero trionfatore delle presidenziali, però, è il primo ministro Boyko Borisov, (GERB) che con la vittoria del suo candidato presidente, e il contemporaneo trionfo nelle amministrative in buona parte delle principali città bulgare, rafforza la propria posizione diventando sempre più il protagonista incontrastato della scena politica di Sofia.
Plevneliev ha vinto con il 52,5% dei voti, staccando di circa 160mila preferenze il candidato socialista (BSP) Ivayko Kalfin. Lo sconfitto ha riconosciuto la vittoria di Plevneliev, ma il partito socialista si è rifiutato di riconoscere il processo elettorale come libero e corretto, denunciando numerose irregolarità e problemi organizzativi e annunciando poi ricorsi in numerose competizioni locali. “Non posso riconoscere in modo aperto la vittoria di GERB, perché è stata ottenuta in modo sleale”, ha dichiarato con toni estremamente polemici il leader del partito Sergey Stanishev.
Ora GERB (Cittadini per lo Sviluppo europeo della Bulgaria), creatura politica di Borisov, controlla oltre al potere esecutivo anche la presidenza e parte sostanziale delle amministrazioni locali. Gli elettori bulgari, pur mostrando poco entusiasmo verso la propria élite politica, esecutivo Borisov compreso, hanno quindi rinnovato la fiducia al governo e soprattutto al premier, visto come l’uomo più adatto a traghettare la Bulgaria nelle acque agitate della crisi.
Un presidente e molte amministrazioni locali
Ancora una volta, la conferenza stampa della nottata elettorale è stata il palcoscenico privilegiato da cui ricostruire la rinnovata configurazione della politica in Bulgaria, e capire se Plevneliev avrà la possibilità di giocare un suo ruolo autonomo o resterà un mero esecutore delle indicazioni del suo mentore politico.
Borisov ha lanciato messaggi chiari alla sala e ai telespettatori. Da una parte ha sottolineato che il nuovo presidente, fino a ieri un “suo” ministro, ora ha un ruolo istituzionale indipendente. “Con Plevneliev, d’ora in poi, ci incontreremo solo quando richiesto dal protocollo”, ha assicurato Borisov. Dall’altra, però, ha ricordato al suo candidato e agli elettori che questa vittoria è tutta farina del suo sacco. “Questo è un successo squisitamente politico. Ha vinto GERB: chiunque fosse stato il nostro candidato, sarebbe risultato vincente”.
Plevneliev si è limitato a lanciare parole d’ordine condivisibili quanto vaghe: “Vogliamo una Bulgaria moderna e più integrata in Europa”, “la mia sarà una presidenza attiva”. Quando interpellato, Plevneliev ha dato risposte brevi e piuttosto scontate, lasciando volentieri il palcoscenico a Borisov, protagonista indiscusso della serata. Le domande dei giornalisti, d’altronde, erano quasi tutte per il leader di GERB.
Elemento fondamentale della vittoria di ieri è il largo successo nelle amministrative. Vittoria in parte messa in ombra dalla contesa presidenziale, ma che in termini di potere reale è probabilmente quella più importante. La maggioranza delle principali città bulgare, tra cui Sofia, Plovdiv, Varna, Burgas ha ora un sindaco di GERB. E i fondi per i progetti di sviluppo, anche quelli provenienti dall’UE, vengono gestiti in buona parte a livello locale.
Dopo aver officiato con sorriso sornione alla “sua” vittoria presidenziale, Borisov ha messo in fretta i panni severi di chi deve portare il peso della responsabilità in tempi difficili. “Questa vittoria è già storia. Da domani torniamo a lavorare per gestire la peggiore crisi dal dopoguerra”, ha detto il premier. Parole seguite subito dai fatti: da oggi, infatti, comincia in parlamento la discussione sul budget per il 2012, che si preannuncia nuovamente votato all’austerità.
Contestazioni e mancanza di alternative
Sulla sponda socialista, l’ennesima sconfitta rimediata ieri ha provocato reazioni dure e preoccupate. Per il leader del BSP Stanishev, con la concentrazione del potere nelle mani di Borisov è la stessa democrazia in Bulgaria ad essere messa in pericolo. Il BSP presenterà ricorsi contro i risultati di ieri in varie municipalità, e ha denunciato irregolarità, brogli, compravendita di voti e addirittura violenza fisica nei confronti dei propri candidati.
Anche ieri sono stati molti i segnali raccolti di voti comprati e venduti, ma anche di voti “controllati” grazie alla dipendenza economica di molte attività e aziende dalle commesse dell’amministrazione pubblica. Le operazioni di voto stavolta non hanno registrato particolari problemi, ma il primo turno era stato segnato da gravi deficienze organizzative, sfociate nel caos durante il conteggio dei voti. Tutti problemi liquidati dal ministro degli Interni Tzvetan Tvetanov come “piccoli contrattempi”.
Al di là dei toni accesi dell’immediato dopo elezioni, la presenza di un processo elettorale problematico è evidente, e le prime elezioni organizzate da questo esecutivo non vanno nella direzione giusta.
Politicamente, queste elezioni mostrano poi con chiarezza che a Borisov oggi non c’è alternativa politica seria. Al di là dei numeri, è la qualità del voto che non lascia intravedere una possibile evoluzione del voto socialista. A votare per Plevneliev sono stati soprattutto i giovani, le persone col più alto grado di istruzione e che vivono nei centri più grandi. In poche parole, la fetta più attiva di chi si reca alle urne (l’affluenza anche stavolta non ha raggiunto il 50%, fermandosi al 43% degli aventi diritto).
Il BSP è oggi l’unica opposizione seria a GERB e a Boyko Borisov, ma nel breve termine la sua capacità di vincere i cuori e i voti dei bulgari e di proporre un progetto alternativo appare limitata. La dirigenza del partito, Stanishev in testa, sembra poco propensa a mettersi in discussione. Sorprese potrebbero venire allora dall’ex presidente Georgi Parvanov che, dopo dieci anni sulla poltrona di capo dello Stato, potrebbe tentare di reinserirsi nei giochi politici, come alcune mosse degli ultimi mesi sembrano far presagire.
Prima delle politiche del 2013 potrebbero poi comparire nuovi soggetti politici, in grado di cambiare lo scenario complessivo. L’ex commissario europeo Meglena Kuneva al primo turno ha raccolto un ottimo 14%, e sulle ali di questo risultato potrebbe tentare la strada di un nuovo soggetto politico di centro. Il suo nome attira consensi, e la Kuneva è ben vista a Bruxelles. Per costruire un progetto politico di successo, però, non basta un volto: servono tempo, un’organizzazione solida e capacità di visione politica.
Da qualche anno Boyko Borisov vince come un rullo compressore tutte le elezioni a cui si presenta. Assegnata per cinque anni la poltrona di presidente a Plevneliev, la sua strada politica passa ora attraverso le prossime parlamentari. E sconfiggerlo tra due anni non sarà facile per nessuno.