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Bulgaria: Once we were cosmonauts

Essere alleati fedeli ha i suoi vantaggi. Dal lancio dello "Sputnik 1" a fine anni ’60, nel periodo più duro della Guerra fredda, la corsa allo spazio era una sfida riservata alle grandi potenze. All’inizio del decennio successivo, l’Unione sovietica decise però di lanciare il programma "Interkosmos" allo scopo di mandare nello spazio cosmonauti di vari paesi "fratelli". 

La tuta spaziale di Georgi Ivanov, primo cosmonauta bulgaro – F. Martino

Tra i paesi coinvolti Cecoslovacchia, India, Polonia, Vietnam, Germania orientale, Mongolia. Un solo paese, però, ebbe la possibilità di inviare due uomini nello spazio: la Bulgaria.

La missione del primo cosmonauta bulgaro, Georgi Ivanov,  fu però sostanzialmente un disastro. A causa di problemi tecnici, il vettore della missione "Soyuz 33" (1979), di cui faceva parte Ivanov, non riuscì ad agganciarsi alla stazione spaziale "Salyut 6". Saltò l’intero programma scientifico, interamente preparato da specialisti bulgari, e la missione fu costretta al ritorno immediato. Ivanov dovette consolarsi col titolo di "Eroe dell’Unione sovietica", ricevuto al suo ritorno sulla Terra.

Il secondo cosmonauta bulgaro, Aleksandar Aleksandrov, ebbe maggior fortuna. La sua missione, partita nel luglio del 1988, raggiunse senza problemi la nuova stazione spaziale "Mir", dove Aleksandrov restò per dieci giorni portando a termine esperimenti scientifici. Si può dire che il bulgaro fece appena in tempo a realizzare il suo sogno spaziale: il programma "Interkosmos" chiuse i battenti nel novembre dello stesso anno, vittima collaterale del crollo dell’Unione sovietica e del pensionamento precoce della "fratellanza socialista".

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Brevi

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