Bulgaria: alle origini dello scisma
In Bulgaria è in atto in questi giorni un forte scontro tra chiesa ortodossa ufficiale ed un Sinodo alternativo nato dopo il crollo del comunismo. Vania Angelova, nostra corrispondente, ne descrive i retroscena.
La chiesa ortodossa in Bulgaria non riesce ad uscire dagli scandali e dalle scissioni in cui si trova dopo la caduta del regime comunista nel 1989. Il clero è ancora occupato a disputarsi l’autorità religiosa, vero pomo della discordia, appoggiandosi ai politici. Negli anni ’90, in seguito alle accuse rivolte al Capo della chiesa ortodossa Maxim di avere strette relazioni con la chiesa russa, si verificarono le condizioni per la nascita di una nuova chiesa, cioè un Sinodo (l’organo superiore nella chiesa ortodossa) "alternativo". A quindici anni di distanza la Bulgaria si trova con un clero spaccato in due e una eredità di scandali, specchio di ciò che accade nella vita politica del Paese.
La mattina del 21 luglio scorso, su ordine della procura, la polizia ha effettuato in tutto il Paese azioni contro il Sinodo "alternativo" (così viene chiamata l’ala scissionista della chiesa bulgara ortodossa), con l’espulsione dei preti appartenenti ad esso dalle chiese da loro occupate. Secondo gli appartenenti a questo sinodo centinaia di chiese sono state "visitate" dalla polizia. Daric Radio ha annunciato che a Sofia cinquanta impiegati delle forze dell’ordine sono entrati nel tempio "Uspenie Bogorodichno" , sfondando il portone e portando fuori il parroco Cristo Pisarov che vi si era barricato dentro. Quest’ultimo avrebbe riportato anche ferite durante l’azione.
Secondo padre Nicolai Nicolov, appartenente al sinodo alternativo, cinque persone sono state arrestate e portate nella questura N6 di Sofia per essere interrogate. "Uspenie Bogorodichno" è stato l’ultimo tempio rimasto nelle mani dello "scisma" ad essere stato consegnato al Patriarca canonico Maxim.
L’origine della discordia
La storia della chiesa ortodossa in Bulgaria negli ultimi anni è stata segnata da liti, scandali e una forte politicizzazione del clero. La storia della scissione comincia subito dopo i cambiamenti nel 1989, per mezzo di una parte degli ecclesiastici guidati da tre metropoliti (paragonabili ai vescovi della Chiesa Cattolica Romana): il metropolita Pimen di Nevrokop, Kalinik di Vraca e, da Stara Zagora, il metropolita Pankratii. Essi mostrarono una forte dissenso nei confronti delle azioni del Santo Sinodo. La figura più importante in questa azione fu Ieromonah Hristofor Sabev.
I motivi dichiarati (e non) per la scissione erano sostanzialmente tre: subito dopo la caduta del regime si attendeva una forte influenza della chiesa sulla società, l’attesa della restituzione di tanti beni appartenenti ad essa (due motivi che non vengono mai nominati esplicitamente) e l’altra sta nel fatto che la chiesa bulgara non si è distaccata chiaramente dal regime passato e ha continuato ad avere rapporti stretti con la Chiesa Russa. Il Patriarca Maxim, capo della Chiesa ortodossa "canonica", è ancora chiamato "il Patriarca comunista".
La scissione è stata solo verbale fino a che i "contestatori" non hanno trovato un appoggio politico nel governo di Filip Dimitrov e nell’allora Procuratore della Repubblica Ivan Tatarchev. Furono fatti dei tentativi per mettere in difficoltà il Santo Sinodo storico, bloccando i conti bancari, azioni intraprese dal nuovo nominato direttore della direzione delle religioni Metodi Spasov. Certe chiese nelle città di Bansko e Blagoevgrad si trasferirono volontariamente verso il Sinodo "Alternativo", a Sofia diversi templi furono conquistati con "l’aiuto" della polizia dopo un ordine della procura. Dopo significativi interventi diplomatici (non solo russi) le conquiste si fermarono, dando origine alla coesistenza di due Sinodi, fortemente politicizzati con la prevalenza di uno o l’altro determinata dalla presenza di certi partiti politici al potere. Il Sinodo "Alternativo" ha avuto la benevolenza dei governi di destra, dei governi di Filip Dimitrov e Ivan Kostov e soprattutto dalla fiducia del sindaco di Sofia Stefan Sofianski: proprio per questo motivo i secessionisti hanno avuto particolare successo nella capitale.
Nel 1998 dopo una riunione regionale dei Patriarchi delle chiese ortodosse, tante chiese ritornarono nel vecchio sinodo di appartenenza ma questo non successe a Sofia, dove l’interesse materiale di appartenere agli alternativi era maggiore.
Il governo attuale di Simeone Coburgo Gotha, come anche il Presidente della Repubblica, ha mostrato preferenze per il Sinodo "canonico" e apertamente non appoggia il Sinodo "Alternativo". Alla fine del 2002 è stata promulgata la legge sul culto religioso con il riconoscimento di un’unica chiesa ortodossa in Bulgaria: il Patriarca Maxim è stato riconosciuto come l’unico Capo della chiesa ortodossa Bulgara.
Appoggiandosi a questa legge e all’esplicito riconoscimento dimostrato nei confronti del Patriarca canonico Maxim (legittimato anche dal Papa Giovanni Paolo II il quale ha accettato il suo invito per una visita in Bulgaria), il vecchio capo della chiesa ortodossa ha deciso, avvalendosi di atti notarili, di "invitare" gli "illegittimi" occupanti delle chiese a liberare i templi.
Sorge spontanea una domanda: perché solo dopo un anno e mezzo dal riconoscimento del Sinodo ufficiale con la legge sulle religioni sono state intraprese azioni per la ripresa delle chiese occupate?
Il giornale "Trud" del 17 luglio sostiene che (secondo i conoscitori della questione della chiesa bulgara) il problema dei beni della chiesa è stato posto chiaramente solo dopo la cessazione del monitoraggio da parte del Consiglio d’Europa sul rispetto delle libertà religiose. Altrimenti i tentativi di costringere i secessionisti ad abbandonare i templi poteva essere interpretato dagli osservatori europei come una violazione dei diritti religiosi. Gli appartenenti al Sinodo alternativo sanno benissimo questo e vengono accusati di speculazione sulla questione. In fin dei conti si tratta di un contenzioso sui beni della chiesa e non sulla libertà di culto. Beni in cui possesso il sindodo alternativo è arrivato grazie a precisi appoggi politici.
La situazione nell’altro schieramento non è tanto diversa e nelle chiese di Sofia gira già la notizia di un’alleanza tra i giovani deputati entrati in relazione stretta con gli episcopi del Patriarca Maxim: lo scopo di questa alleanza sarebbe di riuscire ad ottenere affitti convenienti dei beni appartenenti alla Mitropolia di Sofia in cambio di appoggio politico ("Trud" 17/7/2004).
La società bulgara è stata senza dubbio caratterizzata da un ritorno verso la chiesa dopo la caduta del comunismo. Ma con molta cautela; la religione viene vissuta soprattutto nella sfera intima. Quando viene praticato il credo, il senso critico nei confronti della chiesa non manca, soprattutto quando i credenti si accorgono che gli ecclesiastici non sono certo indifferenti anche al Dio Denaro.
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