Bufera in Croazia per le vignette su Maometto

La pubblicazione delle caricature di Maometto su un settimanale croato getta nel panico la Zagabria ufficiale e apre ampi dibattiti tra i giornalisti. Manifestanti nella vicina Bosnia Erzegovina minacciano di boicottare i prodotti croati

14/02/2006, Drago Hedl - Osijek

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Copertina del Nacional (7 feb. 2006)

Il settimanale di Zagabria "Nacional", lo scorso 7 febbraio, ha pubblicato sulla prima pagina una caricatura del profeta Maometto. Nella parte interna del giornale, motivando di farlo per "interesse del pubblico e la libertà dei media", "Nacional" ha pubblicato tutte le 12 vignette controverse, fonte di così tante proteste e violenze in molti paesi musulmani.

"Gli avvertimenti a non pubblicare cose del genere perché potrebbe essere considerato un attacco alla fede musulmana, li considero un attacco diretto alla libertà dei media, di espressione e di pensiero", afferma il proprietario del settimanale "Nacional", Ivo Pukanic. "Credo che viviamo in uno Stato libero in cui regna il secolarismo e la libertà di confessione e di stampa. Quindi lasciamo che i sacerdoti di qualsiasi religione predichino nelle loro chiese, moschee e in altri luoghi di culto. La fede non si diffonde con le minacce, ma con le buone azioni".

La presa di posizione di questo settimanale ha suscitato grande emozione e preoccupazione nella Zagabria ufficiale. E prima ancora che il giornale uscisse nelle edicole del Paese, il premier croato Ivo Sanader si è affrettato a condannare il gesto. La pubblicazione delle caricature su Maometto l’ha definita come "un comportamento redazionale sbagliato", aggiungendo che da cristiano avrebbe espresso disapprovazione se avessero fatto una caricatura di Gesù Cristo.

Il giorno stesso il governo croato "ha espresso dispiacere" per il fatto che anche un settimanale croato avesse pubblicato le controverse caricature. "A prescindere dai motivi della redazione", si legge nel comunicato, "il Governo della Repubblica di Croazia considera che sui media non possano in alcun modo essere pubblicati dei contributi che sviliscono e deridono le altre fedi, nazionalità, razza. Il governo difenderà e lotterà sempre per la libertà di stampa, ma questa libertà deve comprendere la responsabilità di ciò che viene pubblicato".
In modo simile ha reagito il presidente del Sabor (parlamento) croato, Vladmir Seks, e il ministero degli Esteri ha immediatamente invitato tutti i rappresentanti diplomatici del mondo musulmano ad aumentare la cautela.

Il fatto che anche un giornale croato abbia pubblicato le caricature di Maometto ha suscitato il timore che alcune grandi compagnie croate possano perdere degli affari importanti con i paesi musulmani, ma anche che possano venire colpiti i cittadini croati. Ciò ha riguardato innanzitutto la Siria dove gli operai della compagnia petrolifera croata INA lavorano ai giacimenti di metano, ma anche l’Iran dove grandi firme della Croazia svolgono importanti affari. Proprio il presidente croato Stjepan Mesic è stato uno dei creatori delle buone relazioni tra Zagabria e Teheran. Mesic ha inoltre condannato la pubblicazione delle caricature di Maometto, dicendo che "a ben guardare, non è stata una mossa saggia".

Ma già il giorno successivo, durante una manifestazione di protesta a Sarajevo, in Bosnia Erzegovina, è stata bruciata la bandiera croata, fatto che ha scatenato un’ulteriore preoccupazione a Zagabria, ma anche l’immediata condanna di tale gesto. Alla manifestazione in Bosnia Erzegovina si sono sentiti anche gli inviti al boicottaggio dei prodotti croati. Salih Begovic, organizzatore ufficiale della manifestazione, ha detto che gli dispiace che durante la protesta sia stata bruciata la bandiera croata, ma che l’invito a boicottare la merce della Croazia rimane valido. La Croazia nella vicina Bosnia Erzegovina esporta significative quantità di prodotti alimentari e merce di largo consumo.

Due giorni dopo, alla manifestazione dei musulmani di Novi Pazar, in Serbia e Montenegro, nella provincia del Sangiaccato, abitato prevalentemente da musulmani, di nuovo è stata data alle fiamme la bandiera croata. Questo ha suscitato la preoccupazione della Zagabria ufficiale, ma come consolazione è giunta l’immediata condanna di tale gesto.
Il presidente serbo Boris Tadic ha definito "inaccettabile" il fatto che "il sentimento religioso venga espresso bruciando le bandiere-simbolo di uno stato".

La pubblicazione delle controverse caricature ha suscitato pure accese discussioni all’interno dei circoli di giornalisti della Croazia. L’Associazione dei giornalisti croati ha definito la questione come un "gettare benzina sul fuoco" e ha espresso il proprio disaccordo con la pubblicazione delle caricature in discussione. Questa organizzazione considera che la libertà di stampa non sia senza frontiere e che essa termini là dove inizia la libertà e l’inalienabilità dei diritti degli altri.

Anche il noto commentatore del quotidiano di Zagabria "Jutranji list", Davor Butkovic, ritiene che le caricature non dovevano essere pubblicate. "In nome della difesa dei criteri occidentali di libertà d’espressione nessuno ha il diritto di offendere milioni di persone che pensano e sentono diversamente", afferma Butkovic. Ma Predrag Lucic, redattore del settimanale "Feral Tribune", giornale che spesso in Croazia, a causa di fotomontaggi ridicoli e forti contributi satirici, è stato oggetto di pesanti attacchi, non trova niente di contestabile nella pubblicazione della caricature di Maometto.

"In Croazia le caricature uscite su Jillands Posten dovevano essere pubblicate anche per rispondere al chiaro avvertimento che i signori del t[]e degli ambienti politici e della chiesa hanno rivolto ai media della Croazia di non farsi venire in mente di attenersi alle regole del giornalismo e alla solidarietà, che la scorsa settimana si è diffusa in buona parte d’Europa, ma anche in alcuni paesi islamici", ha ribadito Lucic.

Copertina del Feral Tribune (09 feb. 2006)

Il "Feral Tribune" ha ripubblicato la caricatura del giornale francese Charlie Hebdo, in cui Maometto piange e dice "È dura quando ti amano gli stupidi", seguita dalle parole del redattore del giornale, Philipe Val, il quale commenta le manifestazioni tenutesi nel mondo musulmano e il comportamento dell’Occidente: "Quando i paesi democratici riconoscono gli argomenti dell’estremismo nelle cose principali, sia per ricatto o per t[]e, allora è segno che per questi disegni non è rimasto molto tempo".

Ma reazioni sono seguite anche alla dichiarazione del premier Sanader, il quale, condannando la pubblicazione delle discusse caricature anche sui giornali croati, ha detto che sarebbe lo stesso se qualcuno si facesse beffe di Gesù Cristo. Sanader ha detto che il suo governo in modo risoluto rifiuta anche questo, riferendosi con ciò alla serie televisiva di cartoni animati "Zlikavci" (i birboni), che va in onda sulla Televisione croata.

Proprio la messa in onda di tale serie, i cui autori hanno spesso preso di mira la Chiesa cattolica, ha mostrato come nemmeno la società croata sia immune alla "presa in giro delle cose sacre". Benché questa serie, e ciò lo affermano i suoi autori, non abbia mai ridicolizzato la figura di Gesù Cristo, ma si sia occupata delle deviazioni della Chiesa, in particolare i preti pedofili, la sua messa in onda ha suscitato un grande nervosismo nei circoli ufficiali della Chiesa. È stata persino organizzata una raccolta di firme per una petizione con l’intento di proibire la trasmissione di questa serie, e l’amministrazione della Televisione ha chiesto agli autori di togliere dalla serie il personaggio del sacerdote, uno degli "eroi" della serie di cartoni animati.

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