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Bruxelles: a che punto l’allargamento?
Presentate le pagelle degli aspiranti membri Ue. Albania vicina all’apertura dei negoziati, forti critiche alla Turchia
Mercoledì 9 novembre la Commissione europea ha adottato e presentato il Pacchetto Allargamento 2016, contenente le relazioni annuali che descrivono, paese per paese, lo stato dell’arte del percorso di integrazione europea dei paesi del Sud-Est Europa.
Johannes Hahn, Commissario europeo per la Politica di vicinato e i negoziati per l’allargamento, ha presentato la situazione ai membri della Commissione Affari Esteri del Parlamento Europeo.
Hahn ha tenuto a precisare che la politica Ue di allargamento continua ad ottenere risultati ed è, ad avviso della Commissione, lo strumento più efficace per riformare i paesi del sud-est Europa. “Attraverso queste trasformazioni creiamo sicurezza, stabilità e prosperità per i nostri partner e, soprattutto, per noi stessi”, ha affermato il Commissario.
E’ ritornato sulla questione più volte sottolineando che, nonostante i progressi, si aspetta un maggior coinvolgimento da parte delle classi politiche dei paesi aspiranti all’ingresso nell’Ue, ribadendo allo stesso tempo che “questa politica [dell’allargamento, ndr] è vitale per i nostri stessi interessi strategici. Da nessuna parte questo è emerso più chiaramente come nella crisi dei migranti dell’anno scorso: prova che l’Europa non può permettersi nessuna assenza dal proprio giardino di casa geopolitico”.
Intervenendo su uno dei macro-temi che guidano il percorso verso l’Ue dei paesi aspiranti, quello dei diritti fondamentali, Hahn ha rimarcato che nei paesi coinvolti nel percorso di allargamento questi siano tutelati dalle leggi in vigore, ma che l’implementazione “rimane fallimentare in alcune aree chiave, non da ultima la libertà d’espressione e dei media”.
La Turchia e l’Ue
Discorso diverso invece per la Turchia, sulla quale Hahn è stato particolarmente chiaro e non ha utilizzato metafore per andare al punto. Pur ribadendo che Ue e Turchia rimangono partner chiave ha specificato che l’ampia scala e la natura indiscriminata e pervasiva delle misure adottate negli ultimi mesi in risposta al tentato colpo di stato non possono che incidere in maniera negativa sul percorso di avvicinamento fra Ankara e Bruxelles.
“La Turchia, come paese candidato, deve adempiere gli standard più elevati per quanto riguarda lo stato di diritto e la tutela dei diritti fondamentali, campi nei quali non si può scendere a compromessi – ha affermato il Commissario – le misure adottate da luglio, e in particolare i provvedimenti intrapresi negli ultimi giorni, compromettono lo stato di diritto. Queste azioni, tra le quali anche la possibilità che venga reintrodotta la pena di morte, sembrano essere in modo crescente incompatibili con il desiderio espresso dai funzionari turchi che il paese divenga un membro dell’Unione europea”.
Alla situazione in Turchia è stata dedicata molta attenzione anche da parte dei parlamentari della Commissione Affari Esteri che hanno partecipato alla presentazione dei report. Kati Piri, del gruppo S&D, da tempo attenta agli sviluppi interni al paese, ha invocato la necessità di un gesto forte da parte dell’Unione Europea, un gesto in grado di dimostrare che quanto rilevato nei progress report annuali risulti poi in decisioni e conseguenze politiche concrete. In tal senso, Piri ha auspicato il congelamento dei negoziati di adesione con Ankara almeno fino a quando il paese non sia tornato a una situazione di normalità. Nella stessa direzione si sono espresse anche l’europarlamentare svedese Bodil Valero (Verdi) e la portoghese Ana Gomes (S&D), che ha richiesto da parte della Commissione un maggior coinvolgimento della società civile turca.
Balcani Occidentali
Rispetto alle preoccupazioni espresse nei confronti della posizione di Ankara, la situazione dei paesi dei Balcani Occidentali è apparsa decisamente più incoraggiante e il Commissario ha dedicato commenti specifici ai progressi e alle sfide dei 6 candidati della regione.
Il passo in avanti più deciso sembra essere quello compiuto dall’Albania, vista la raccomandazione espressa dalla Commissione a dare il via libera – seppur condizionato – all’apertura dei negoziati con Tirana. Il paese non ha aperti grandi contenziosi regionali e non presenta un quadro preoccupante relativo al rispetto dei diritti fondamentali. Comunque il Commissario ha precisato che la raccomandazione di aprire formalmente i negoziati con Tirana, espressa dalla Commissione, è da considerarsi condizionale alla piena implementazione della riforma della giustizia.
Per quanto riguarda la Bosnia Erzegovina, il progresso registrato nelle priorità chiave necessita di essere sostenuto da un impegno chiaro da parte dei leader del paese nell’affrontare i problemi strutturali che lo hanno a lungo paralizzato, in particolare per quanto riguarda il consolidamento dello stato di diritto e il miglioramento della cooperazione fra i diversi livelli di amministrazione. La Commissione al momento sta lavorando al questionario che servirà per elaborare la propria opinione sulla concessione dello status di candidato al paese, così come richiesto dal Consiglio.
Un parere positivo è stato espresso nei confronti di Macedonia e Serbia, con particolare riguardo alla cooperazione che i due paesi hanno mostrato durante la crisi migratoria dello scorso anno. Nei confronti di Skopje però restano forti riserve vincolate soprattutto all’effettivo svolgimento di elezioni regolari – prerequisito per superare la crisi istituzionale che attanaglia il paese da ormai due anni. Hahn non ha mancato di sottolineare gli sforzi investiti da parte della Commissione per giungere agli accordi che hanno consentito di fissare la data delle elezioni politiche, dopo ripetuti slittamenti, all’11 dicembre.
L’apertura dei primi 4 capitoli negoziali da parte della Serbia, fra i quali quello che riguarda la normalizzazione delle relazioni con il Kosovo, rappresenta un segnale incoraggiante per il paese, ma nella relazione annuale viene evidenziata la necessità di impegno coerente e maggiore nella lotta alla corruzione e al crimine organizzato.
Lotta al crimine e alla corruzione vengono indicate come priorità anche per il Montenegro, paese rispetto al quale viene espresso apprezzamento per la recente tornata di elezioni parlamentari, svoltasi con maggiore trasparenza e partecipazione rispetto al passato. Nel rapporto si precisa comunque che dagli organi competenti ci si aspetta che indaghino in modo trasparente sulle irregolarità, sugli arresti avvenuti nella giornata elettorale e sulla chiusura temporanea di due servizi di comunicazione mobile (whatsapp e viber). Nella relazione annuale sui passi avanti compiuti da Podgorica non mancano inoltre preoccupazioni per quanto riguarda la libertà di espressione nel paese, compromessa dallo stallo delle riforme in questo settore, dal numero elevato di casi di diffamazione e dai ripetuti attacchi ai danni di rappresentanti della stampa.
L’entrata in vigore dell’accordo di Associazione e Stabilizzazione (SAA) per il Kosovo, nell’aprile 2016, ha costituito un passo importante ma – per la Commissione – la strada da compiere per il paese più giovane della regione è ancora lunga. Instabilità politica e compromissione del normale funzionamento del parlamento hanno segnato gli ultimi mesi, sommandosi alle numerose riforme strutturali ancora da intraprendere nel paese. Resta ancora in discussione per il paese la liberalizzazione dei visti.
Nel concludere la presentazione dei risultati, Hahn ha sottolineato come i negoziati in corso con i paesi della regione siano da considerarsi, più che un fine in se stesso, un processo strategico che deve corrispondere a miglioramenti concreti grazie alle riforme economiche e democratiche prescritte da Bruxelles.