Bosnia: Tigri e Draghi nella “terra di nessuno”

Anche in Bosnia risiede una comunità di immigrati cinesi. Secondo le cifre ufficiali sono pochi, non più di 400, ma probabilmente molti di più sono i clandestini che usano i Balcani come testa di ponte per l’agognato Occidente.

12/02/2002, Redazione -

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Dragone cinese

Anche in Bosnia si segue il calendario cinese e si festeggia l’anno del cavallo. Secondo le statistiche ufficiali ci sarebbero circa 400 cittadini del Paese asiatico che quale nuova residenza avrebbero scelto questa "no man’s land".
Come mai in Bosnia? Secondo Li Shujuan, Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese, provengono dalla provincia di Gie Gian, nel sud del Paese, ed hanno una tradizione prettamente nomade. Anche le Nazioni unite, che sembrano avere in merito i dati più precisi, sostengono che attualmente tra i 300 ed i 400 cinesi risiedono in Bosnia. A Sarajevo ne vivono circa 100, altri 100 a Banja Luka, 40 a Tuzla, una ventina a Zenica, pochi meno a Mostar e 50 a Doboj.
Sono occupati in prevalenza nel settore del commercio. Naturalmente questi numeri ufficiali si riferiscono a chi possiede un regolare permesso di soggiorno.

Ve ne sono molti altri invece che sono clandestini, la maggior parte di loro è entrata dal confine con la Federazione Jugoslava. Per loro sarà molto difficile in queste condizioni ottenere il permesso di soggiorno e molti di loro infatti si trovano in Bosnia solo di passaggio verso altre mete.

Lynelin Long, rappresentante del IOM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) ritiene che la maggior parte si dirigono verso gli Stati uniti o l’Europa occidentale. Secondo la funzionaria internazionale inoltre il numero di cinesi in Bosnia è aumentato da quando si è verificata in Serbia la caduta del regime di Milosevic (Oslobodjenje, 02.02.2001).

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