Bosnia, governo federale: ricostruzione di 1.500 case
Pubblicata sulla stampa bosniaca una intervista al neoministro federale per i profughi e ritornanti. Intanto un ricercatore norvegese sostiene che la ricostruzione in Bosnia è gestita da incapaci
Il Ministero Federale per i Profughi avrà come priorità nei quattro prossimi anni quella di cercare di assicurare le condizioni per il ritorno da un punto di vista economico e sociale, sia attraverso assunzioni di ritornati sia rendendo possibile la educazione dei loro figli. Lo ha dichiarato per Dnevni Avaz (4 marzo 2002) il neoministro Edin Music.
Music, che prima era sindaco del comune di Mostar nord, ha sottolineato che il suo Ministero, quello federale, si occuperà della nuova strategia per i ritornati sul livello statale definita dal Ministero per i Profughi della BiH.
Entro la fine di marzo 2003 sarà preparato un piano dei ritorni per quest’anno. A disposizione di questo piano ci sarà un budget di 31 milioni di km (marchi convertibili, circa 15,8 milioni euro), e per i primi quattro mesi verranno spesi 7,5 milioni di km. "Questo non significa che il processo di ritorno sarà portato a termine, dato che il bilancio a disposizione è insufficiente. Secondo la nostra documentazione, in Bosnia bisogna ricostruire ancora 50.000 appartamenti per poter completare la implementazione delle leggi di proprietà. Il nostro obiettivo è di farlo nei prossimi quattro anni. Anche se molta gente riprende in possesso l’appartamento dove viveva prima della guerra, alcuni cercano di fare degli scambi, o di vendere il proprio appartamento. Le statistiche dicono infatti che circa l’8% delle case viene venduto – ha affermato Music."
Non resta che aspettare il programma del nuovo governo e vedere se sarà indicato in quali località verranno avviati i nuovi programmi di ricostruzione. Fino ad oggi è stato reso pubblico solo il numero di case che verranno ricostruite in una prima fase (1.500), ma mancano dati più precisi.
Recentemente si è parlato molto di malversazione e di soldi per la ricostruzione cha hanno fatto una fine poco chiara. Scalpore ha suscitato ad esempio la inchiesta (Relief Web, 28.02.03 "NGOs rebuild in Bosnia without planning"; Agenzia Sense, Bruxelles, 01.03.2003) del norvegese Hans Skotte, dell’Università di Trondheim, relativa alla ricostruzione in BiH. Secondo il ricercatore, gran parte dei progetti di ricostruzione sarebbero stati fatti da esperti stranieri incapaci, in collaborazione con esperti locali incapaci.
"Gran numero delle Ong di tutto mondo che dovevano decidere cosa, dove e quando costruire in Bosnia, con alcune eccezioni, non hanno avuto neppure dei piani precisi – ha affermato Skotte. Queste Ong non hanno fatto altro che seguire proprie agende politiche. Per la ricostruzione di case sono stati spesi più di 600 milioni di dollari –secondo Skotte – ma le autorità non avevano nessuna chiara politica né strategia." Nessuno dei più importanti organismi operanti in BiH, secondo il ricercatore norvegese, aveva un dipartimento che curava esplicitamente la strategia della ricostruzione. Gli esperti che un giorno seguivano la ricostruzione di case il giorno dopo si occupavano di educazione. E l’acquedotto?