Bosnia Erzegovina: requiem per i cittadini

Il paese versa in una grave crisi sociale ed economica, con ritardi nei pagamenti degli stipendi pubblici e aumento vertiginoso della cifra dei disoccupati. La classe politica bosniaca tuttavia, in entrambe le entità, è interessata solamente ad una serie infinita di rimpasti e scambi di poltrone

15/03/2013, Almir Terzić - Sarajevo

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(Foto Shutterstock )

La campagna internazionale “Giornata della solidarietà con i musei ”, con la quale in tutto il mondo si è sollevata l’attenzione sul precario stato delle sette principali istituzioni museali della Bosnia Erzegovina (BiH), illustra al meglio le attuali condizioni del paese. A quanto pare, il mondo è più interessato di noi nella salvezza delle nostre istituzioni culturali.

Mentre il Museo Nazionale della BiH è ormai chiuso da mesi, e il Museo Storico, la Pinacoteca, il Museo della letteratura e delle arti teatrali, la Biblioteca nazionale e universitaria, la Cineteca e la Biblioteca per i non vedenti e ipovedenti vivono i giorni più difficili dalla loro fondazione, i politici bosniaci si concentrano su cose più importanti: il rimpasto del governo e della maggioranza parlamentare.

Non sono minimamente preoccupati della riduzione e dei ritardi degli stipendi degli impiegati nei settori dell’istruzione, polizia, amministrazione pubblica in genere. Anche le pensioni hanno iniziato a subire ritardi. Ai politici non importa neppure che il numero degli utenti delle mense pubbliche aumenti vertiginosamente di giorno in giorno. Nemmeno si preoccupano, a quanto pare, che la cifra dei disoccupati abbia superato le 550.000 unità. L’importante è prendere il potere e, dove già ce l’hanno, di mantenerlo.

Al posto dell’economia, il rimpasto

Per poter distogliere l’attenzione dei cittadini bosniaco-erzegovesi affamati e senza diritti dalla difficile situazione economica e sociale degli ultimi diciassette anni, il loro motto è diventato cambiare, ma non la situazione, bensì chi siede nei posti di potere. La campagna elettorale per le elezioni politiche del 2014, in effetti, è già iniziata alla grande. A dire il vero non è mai cessata del tutto dal 2010, anche perché nel frattempo ci sono state, lo scorso anno, le amministrative.

In Republika Srpska, una delle entità in cui è divisa la BiH, c’è appena stato un rimpasto di governo, con la sostituzione di alcuni ministri e tutti con esponenti di un solo partito, l’Unione dei socialdemocratici indipendenti (SNSD) guidata da Milorad Dodik. Ora si annuncia un nuovo e altro rimpasto del Consiglio dei ministri della BiH. Il presidente della RS, Dodik, ma anche tutti gli alti funzionari di questa entità e delle “istituzioni comuni”, minacciano di escludere dal governo centrale il Partito democratico serbo (SDS) dichiarato “traditore degli interessi della Republika Srpska”.

A livello statale, l’SDS condivide il potere con l’SNSD. A livello di entità invece, in RS, è all’opposizione. I motivi per una sua esclusione dall’attuale governo nazionale, formato da sei partiti, sono evidenti. L’SNSD, cioè Milorad Dodik, teme che l’SDS entri in coalizione con l’attuale blocco dell’opposizione formato dal Partito democratico per il progresso (PDP), Partito democratico (DP), Partito radicale serbo della RS (SRS) e dal Nuovo partito socialista (NSP) con l’intento di buttare giù il regime attuale in RS alle elezioni del 2014.

Paura dell’SDS

Dodik sa che PDP, DP, SRS e NSP, senza l’appoggio dell’SDS, non rappresentano una seria minaccia per la coalizione di governo dell’entità formata da SNSD, Alleanza democratica popolare (DNS) e Partito socialista (SP).

Questo è risultato evidente anche alle elezioni amministrative dell’ottobre 2012, quando il forte blocco dell’opposizione guidato in primis dall’SDS, insieme con PDP, DP, SRS, NDS, ed altri partiti minori, in una decina di comuni della Republika Srpska ha seriamente fatto vacillare il potere dell’SNSD, e in molti casi ha spedito questo partito all’opposizione.

La prova migliore di quanto l’attuale situazione politica bosniaca tenda all’assurdo, però, è l’invito fatto al Partito di azione democratica (SDA) a partecipare al governo della RS. I rappresentanti dell’SDA sono infatti stati allontanati dal governo della Bosnia Erzegovina nell’autunno 2012 proprio dall’SNSD e dal Partito socialdemocratico (SDP), per essere sostituiti dai rappresentanti dell’Alleanza per un futuro migliore (SBB).

Mentre in RS si cambia il governo, nell’altra entità, la Federazione BiH (FBiH), avviene un continuo rimpasto. Qui il governo è ormai in agonia: il parlamento dell’entità lo ha sfiduciato, ma resta in carica fino alla decisione della Corte costituzionale della FBiH sul procedimento avviato per danneggiamento degli interessi vitali nazionali del popolo bosgnacco. L’attuale governo è guidato dai partiti della ex “piattaforma”: SDP, SDA, Partito popolare con il lavoro per il miglioramento (NSRB) e Partito croato del diritto (HSP). La maggioranza parlamentare della FBiH è invece composta da SDP, SBB, HDZ BiH e HDZ 1990. In una situazione simile, la lotta per gli interessi personali e dei partiti, e per le poltrone, sta stritolando i cittadini.

L’ipocrisia di NSRB e BPS

Anche nel cantone di Tuzla si prepara un nuovo rimpasto di governo. Il partito socialdemocratico (SDP) si prepara infatti ad uno scenario simile a quello della Federazione, cioè governo con una maggioranza e parlamento con un’altra, dopo l’avvio della procedura di difesa degli interessi nazionali da parte dei rappresentanti croati, sulla scia di quanto fatto dai deputati bosgnacchi alla Camera dei popoli federale.

Il paradosso sta nel fatto che, alla nuova maggioranza guidata dall’SDA, nel cantone di Tuzla si è unito anche l’HDZ BiH, rivale del partito a livello federale.

In Federazione, a differenza della RS, non esiste opposizione e ognuno va con chi vuole, e quindi persino i più acerrimi rivali, come per esempio l’NSRB e il Partito patriottico dei bosniaco erzegovesi (BPS). Entrambi i partiti, nel cantone di Tuzla, erano con l’SDP nel primo rimpasto per le nomine dei ministri. Ora, però, sono pronti ad entrare in coalizione con l’SDA in un’altra maggioranza.

Nel cantone di Zenica-Doboj, all’NSRB non ha dato fastidio entrare al governo con l’HDZ BiH, né viceversa. Questo a dispetto del fatto che l’HDZ BiH in tutti i modi cerca di contrastare l’NSRB, accusandolo pesantemente di numerose malversazioni. In modo simile va nel cantone Bosansko-Podrinjski, dove sono già stati fatti due rimpasti: qui si è scambiata alternativamente la maggioranza guidata da SDP e SDA. Nel cantone Una Sana, invece, l’NSRB partecipa al governo con SDP e Partito per le attività democratiche (a-SDA), una formazione sorta dalla scissione di alcuni quadri dell’SDA in questa regione.

Il rimpasto non ha risparmiato nemmeno il cantone di Sarajevo. La nuova maggioranza parlamentare guidata da SDA e Unione dei socialdemocratici (SDU), con NSRB, Partito bosniaco (BOSS) e Partito per la BiH, che non fa parte direttamente del potere esecutivo, dopo che si era appena stabilizzata ha iniziato a sostituire in fretta e furia i dirigenti delle aziende pubbliche, delle amministrazioni e degli organi di controllo.

Un’apparente multietnicità

Tutti questi movimenti sono più urgenti della preoccupazione per gli stipendi degli impiegati pubblici, che stanno minacciando scioperi per i ritardi, così come il recupero di 120 milioni di KM (marchi convertibili, 1 KM circa 0.5 euro) per sanare il buco di bilancio.

Mentre nel cantone di Sarajevo si festeggia la riuscita, in piccolo, dell’applicazione della sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo relativa al caso Sejdić-Finci , con l’assegnazione dei diritti agli Altri, i nuovi comitati amministrativi e di controllo vengono formati senza i rappresentanti dei popoli serbo e croato. “Multietnicità” all’opera.

Anche la Città di Sarajevo ha un nuovo governo, con la presenza di Naša stranka (NS). La lotta si conduce attorno alla poltrona del sindaco di Sarajevo. La cosa “più importante” è se sarà di Naša Stranka o dell’Unione dei Socialdemocratici.

In Federazione, praticamente, non c’è partito che non abbia da qualche parte almeno un deputato o un consigliere al governo o nella maggioranza.

Per i cittadini di entrambe le entità, intanto, i musei e i teatri che chiudono o sono già chiusi sono stati sostituiti con un circo che viene trasmesso in televisione. Affamati, senza lavoro né diritti hanno solo i giochi (gratuiti) che i leader gli confezionano. E non pensano affatto di cambiare. Patiscono in silenzio. Finché i leader di questa o quella maggioranza non si spartiscono fra di loro parti di territorio. I cittadini non hanno nessuno che li indirizzi verso un cambiamento perché anche i sindacati, come pure le organizzazioni non governative, nella maggior parte dei casi, sono al servizio di interessi particolari.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa

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