Bosnia Erzegovina: pressioni politiche sulla Corte costituzionale
La Republika Srpska, entità della Bosnia Erzegovina, e il suo presidente Milorad Dodik spingono sempre più verso una maggiore indipendenza. Fresca di approvazione una nuova proposta di legge sulla non applicabilità delle decisioni della Corte costituzionale della BiH sul territorio della Republika Srpska
Martedì 27 giugno i deputati dell’Assemblea popolare della Republika Srpska (NSRS) hanno approvato con procedura d’urgenza una proposta di legge sulla non applicazione delle decisioni della Corte costituzionale della Bosnia Erzegovina (USBiH) sul territorio della Republika Srpska. La proposta legislativa in questione – fortemente criticata da molti attori politici locali e internazionali come un assalto alle istituzioni della BiH e all’integrità della USBiH – è arrivata alla scadenza dell’ultimatum lanciato dalla leadership politica della RS che aveva dato tempo alla Corte costituzionale fino alla scorsa settimana per revocare la decisione riguardante la maggioranza necessaria per deliberare. La Corte aveva infatti deciso di adottare la regola della maggioranza semplice per le proprie deliberazioni, mentre finora era richiesto il voto dei giudici provenienti da entrambe le entità che compongono la BiH.
Considerando il clima politico che regna nella Republika Srpska e l’esistenza di una maggioranza stabile che sostiene il governo della RS, è molto probabile che la proposta di legge in questione venga adottata in via definitiva.
“La non applicazione delle decisioni della Corte costituzionale è solo una prima misura. Seguirà la decisione con cui all’Agenzia per la sicurezza nazionale (SIPA), alla Procura e al Tribunale della BiH verrà impedito di operare sul territorio della Republika Srpska trattandosi di istituzioni incostituzionali, che non trovano alcun fondamento nella Costituzione e hanno un atteggiamento repressivo nei confronti della RS. Se però dovesse essere raggiunto un accordo politico, non intraprenderemo suddette misure”, ha dichiarato Milorad Dodik durante il dibattito parlamentare sulla proposta di legge di cui sopra.
Il presidente della RS ha poi sottolineato che l’approvazione della legge sulla Corte costituzionale costituirà la base per altre misure che la RS intende adottare verso una sempre maggiore indipendenza.
Gli esponenti dell’opposizione hanno invece messo in guardia sul fatto che quella intrapresa dalla leadership della RS è una strada potenzialmente pericolosa, avanzando anche obiezioni scettiche sull’effettiva possibilità di implementare le disposizioni legislative proposte.
“La Corte costituzionale ha un atteggiamento arrogante e anti-serbo”, aveva affermato Dodik nel corso della conferenza stampa in cui aveva dato l’ultimatum alla Corte per revocare la decisione riguardante la maggioranza necessaria per deliberare. In quell’occasione Dodik aveva anche annunciato che la RS presenterà al parlamento della BiH una proposta di legge sulla Corte costituzionale che prevede l’estromissione dei tre giudici internazionali.
La proposta avanzata da Dodik inoltre prevede che tre giudici della Corte costituzionale vengano nominati dalla RS e sei dalla Federazione BiH, e che le deliberazioni della Corte, per essere valide, debbano essere approvate da un giudice appartenente a ciascun popolo costituente.
“Qualora [il parlamento della BiH] rifiutasse di discutere la legge, significherà che vuole continuare a rovinare la RS fino a distruggerla”, ha affermato Dodik, precisando di aver avanzato la proposta legislativa in questione intuendo l’intenzione di sottrarre alcuni beni pubblici alla RS.
Dodik e i suoi collaboratori contestano la decisione sulle modifiche del Regolamento della Corte costituzionale adottata lo scorso 19 giugno, con cui la Corte ha abrogato un comma dell’articolo 39 del Regolamento che prevedeva che le deliberazioni della Corte riunita in seduta plenaria fossero valide solo in presenza di almeno tre giudici nominati dalla Camera dei rappresentanti del parlamento della FBiH e di almeno un giudice nominato dall’Assemblea popolare della RS.
L’adozione della modifica in questione è stata resa pubblica con un comunicato stampa in cui la Corte costituzionale ha spiegato di aver emendato il proprio Regolamento in risposta alla situazione straordinaria che si è trovata ad affrontare per via delle pressioni politiche esercitate sul vice presidente della Corte Zlatko M. Knežević. L’obiettivo della modifica è quello di permettere alla Corte di continuare a deliberare.
Nelle conclusioni di una seduta dell’Assemblea popolare della RS della scorsa settimana in cui si è discusso dell’operato “incostituzionale” della Corte costituzionale della BiH, si invitano i rappresentanti della RS ad abbandonare il parlamento della BiH qualora quest’ultimo non dovesse approvare la legge sulla Corte costituzionale e la legge sulla nomina dei giudici costituzionali proposti dal presidente della Corte europea dei diritti umani. Nel corso della stessa seduta è stata adottata anche la decisione sul ritiro dei giudici serbi dalla Corte costituzionale.
Secondo la normativa vigente, prevista dagli Accordi di Dayton, la Corte costituzionale della BiH è composta da nove giudici. Di questi quattro vengono nominati dal parlamento della FBiH (di solito secondo una formula che prevede che due giudici siano bosgnacchi e altri due croati), due dall’Assemblea popolare della RS (solitamente tutti e due provenienti dal popolo serbo) e tre dal presidente della Corte europea dei diritti umani. I giudici stranieri possono provenire da qualsiasi paese, ad eccezione dei paesi confinanti con la BiH.
La Corte costituzionale della BiH è l’unica istituzione bosniaco-erzegovese che funziona secondo una logica che non è etnicamente determinata: secondo la Costituzione della BiH, le deliberazioni della Corte costituzionale per essere valide devono essere approvate da cinque giudici [a prescindere da appartenenza etnica e nazionale]. Dodik e i suoi partner sostengono invece che qualsiasi decisione della Corte costituzionale approvata senza il sostegno dei giudici serbi sia incostituzionale.
Attualmente tra i componenti della Corte costituzionale vi è solo un giudice proveniente dalla Republika Srpska, il summenzionato Zlatko Knežević, che dovrebbe andare in pensione entro la fine del 2023. Secondo quanto riportato da alcuni media, Knežević ha deciso di andare in pensione anticipata dopo essere stato sollecitato dall’Assemblea popolare della RS ad abbandonare la Corte. L’altro giudice proveniente dalla RS, Miodrag Simović, era andato in pensione nel novembre 2022 all’età di 70 anni. L’Assemblea della RS non ha ancora nemmeno convocato una seduta per nominare un giudice che sostituisca Simović. Si è ancora in attesa anche della nomina di un giudice della Federazione BiH che viene continuamente posticipata a causa dei disaccordi tra i leader politici della FBiH.
Secondo alcuni giuristi, la Corte costituzionale – attualmente composta da sette giudici – potrebbe deliberare anche nel caso in cui Knežević decidesse di ritirarsi poiché ci sarebbe comunque il quorum necessario (di cinque giudici).
In un comunicato stampa diffuso lo scorso 19 giugno, la Corte costituzionale ha ricordato che la Camera dei rappresentanti del parlamento della FBiH e l’Assemblea popolare della RS da troppo tempo ormai – rispettivamente da dieci e da sette mesi – rifiutano di adempiere al loro dovere costituzionale e nominare i giudici costituzionali, ostacolando così l’operato della Corte. Interpellati da alcuni media, i rappresentanti della Corte hanno ribadito di non avere alcuna intenzione di rispondere agli ultimatum di Dodik, rinviando per ulteriori informazioni al comunicato di cui sopra.
Per Mato Tadić, ex presidente della Corte costituzionale, le pressioni politiche a cui si assiste rischiano, in ultima analisi, di mettere a repentaglio la funzionalità della Corte costituzionale, l’unica istituzione della BiH che negli ultimi ventotto anni è stata lodata proprio per la sua efficacia.
Anche il giurista Nedim Ademović è dello stesso parere. Interpellato da un’emittente locale, Ademović ha definito l’approvazione della proposta di legge sulla non applicazione delle decisioni della Corte costituzionale come “un colpo di stato” e “un primo passo verso la secessione giuridica” della Republika Srpska dalla BiH. Secondo Ademović, assistiamo alla più grave crisi dalla fine della guerra, una crisi che richiede una risposta decisa da parte dello stato e della comunità internazionale.
Gli attacchi politici alle istituzioni statali possono essere sanzionati?
Secondo il Codice penale della BiH, il mancato rispetto delle decisioni della Corte costituzionale rappresenta un reato. Milorad Dodik ne è ben consapevole e ha anche accennato a questa questione nel corso di una recente conferenza stampa in cui ha parlato della Corte costituzionale. Accusando la leadership della Federazione BiH di giocare la carta del reato, Dodik ha affermato che la disposizione del Codice penale che definisce il mancato rispetto della Corte costituzionale come un reato può essere aggirata dall’Assemblea popolare della RS approvando alcune misure che permettano di conferire un’immunità a chiunque si rifiuti di rispettare le decisioni della Corte nel territorio della RS.
L’Ufficio dell’Alto rappresentante, l’ambasciata statunitense e la delegazione dell’UE in BiH hanno condannato le pressioni politiche sulla Corte costituzionale. L’opinione pubblica bosniaco-erzegovese si aspetta però che l’Alto rappresentante e la comunità internazionale intraprendano misure più concrete per tenere a bada Milorad Dodik.
Da tempo ormai Dodik e i suoi collaboratori cercano di vanificare le decisioni dell’Alto rappresentante. Nel corso di una recente seduta, l’Assemblea popolare della RS ha approvato alcune modifiche alla legge sulla Gazzetta Ufficiale della RS, cancellando l’obbligo di pubblicare nella Gazzetta tutte le decisioni dell’Alto rappresentante.
Nenad Stevandić, presidente dell’Assemblea popolare della RS, ha dichiarato che, decidendo di non pubblicare più i provvedimenti dell’Alto rappresentante nella Gazzetta Ufficiale della RS, l’Assemblea popolare “ha posto fine ad un’azione sincronizzata dell’Alto rappresentante e della Corte costituzionale” volta a sottrarre alla RS alcuni beni statali. “Riteniamo di avere il diritto di opporci alla sottrazione dei beni [alla RS] e a qualsiasi decisione che rischia di rivelarsi incostituzionale e di mettere in discussione l’Accordo di Dayton che ha conferito certi beni alle entità, e ora la Corte costituzionale, con alcune sue decisioni, cerca di problematizzare [le disposizioni dell’Accordo di Dayton riguardanti la proprietà statale]”, ha affermato Stevandić.
La riforma della Corte costituzionale è uno dei quattordici requisiti individuati dalla Commissione europea nel suo parere sulla domanda di adesione della BiH del 2019, requisiti che il paese deve soddisfare per poter avviare i negoziati di adesione. Negli ultimi anni sono state presentate diverse proposte di una nuova legge sulla Corte costituzionale della BiH, ma nessuna di queste proposte ha ottenuto un sostegno sufficiente per poter essere approvata.