Bosnia Erzegovina, politici intoccabili

Negli ultimi mesi, l’Agenzia per la sicurezza nazionale (SIPA), su richiesta e sotto la supervisione di organismi giudiziari statali, ha effettuato diverse operazioni per perseguire i reati penali di sua competenza sul territorio della Republika Srpska. Con qualche eccellente eccezione

25/06/2025, Arman Fazlić Sarajevo

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Sarajevo, Bosnia Erzegovina. Sede dell'agenzia SIPA - foto A. Fazlić 

Nel febbraio di quest’anno, l’Assemblea popolare della RS ha adottato una serie di leggi “separatiste” per impedire il lavoro delle istituzioni statali preposte all’applicazione della legge nel territorio dell’entità serba. Da allora l’Agenzia per la sicurezza nazionale (SIPA) – di fatto l’agenzia di polizia di stato della Bosnia Erzegovina – ha intrapreso diverse azioni seguendo gli ordini della procura e del tribunale della BiH, nonostante queste ultime due istituzioni rientrino tra quelle messe al bando in Republika Srpska.

A fine maggio, tutte le leggi adottate dal parlamento della RS dopo la sentenza di primo grado contro Milorad Dodik, presidente della Srpska, condannato per non aver rispettato le decisioni dell’Alto rappresentante in BiH, sono state dichiarate incostituzionali dalla Corte costituzionale della Bosnia Erzegovina.

Il caso della SIPA

Sin dall’inizio era chiaro che la SIPA avrebbe operato in Republika Srpska nonostante il divieto. A fine marzo, su indicazione della procura della BiH, è stata condotta un’operazione internazionale in diverse città della RS.

All’azione, oltre alla SIPA, hanno partecipato gli agenti della polizia di frontiera della BiH e i membri del ministero dell’Interno della RS, in collaborazione con Eurojust e le procure di Francia, Slovenia e Spagna. Tre persone sono state arrestate per sospetto coinvolgimento in criminalità organizzata e traffico illecito di armi e munizioni.

È curioso notare come il ministero dell’Interno della RS, pur avendo confermato di aver partecipato all’operazione, non abbia fatto alcun cenno alla collaborazione con la SIPA e con la procura della BiH. Il ministero ha contribuito anche all’operazione “Istok Turist”, condotta a maggio, in cui diciotto persone sono state arrestate con l’accusa di aver organizzato il traffico di migranti.

In quell’occasione, gli agenti della SIPA, oltre che con le forze dell’ordine di diversi cantoni, hanno collaborato anche con l’Ufficio immigrazione e con i servizi segreti della BiH.

Poi a fine maggio, su ordine del tribunale della BiH e sotto la supervisione della procura statale, la SIPA ha effettuato l’operazione “Soda” in diverse località della RS per il fondato sospetto di reati quali evasione o frode fiscale, riciclaggio di denaro e altri.

Lo scorso 17 giugno, su richiesta della procura della BiH e con il sostegno del ministero dell’Interno della RS, la SIPA ha svolto attività operative nell’area di Banja Luka e Kostajnica. L’azione è stata effettuata su ordine del tribunale della BiH nell’ambito di un’indagine antiriciclaggio coordinata a livello internazionale, a cui hanno partecipato anche la procura speciale e la polizia slovena.

Il fatto che la SIPA sia attiva su tutto il territorio della Bosnia Erzegovina, pur non avendo una dirigenza (direttore e vicedirettore) conferma la capacità di questa agenzia statale di agire efficacemente.

Azioni arbitrarie

La stessa SIPA però da mesi ormai rifiuta di intervenire in casi “politicamente sensibili”, come quello che, oltre a Milorad Dodik, vede coinvolti anche Nenad Stevandić, presidente dell’Assemblea popolare della Republika Srpska, e Radovan Višković, primo ministro della RS.

A marzo è stato emesso un mandato di cattura contro i tre leader politici dell’entità serba, a seguito dell’ordine di custodia cautelare per non essersi presentati all’Ufficio del pubblico ministero della BiH per un interrogatorio. Dodik, Stevandić e Višković sono accusati di attentato all’ordine costituzionale della Bosnia Erzegovina.

Anche nei casi che presentano connotati politici manca una cooperazione operativa tra il ministero dell’Interno della Republika Srpska e la SIPA. Ad esempio, il ministero non ha voluto fornire alla SIPA alcuni documenti riguardanti due persone di Banja Luka, arrestate per aver minacciato Sena Uzunović, giudice del Tribunale della BiH che ha emesso la sentenza di condanna di primo grado a carico di Dodik.

Dopo il rifiuto del ministero di condividere i dati richiesti, la SIPA ha dovuto sospendere le sue operazioni, considerando i rischi per la sicurezza e le pressioni politiche.

La SIPA agisce in modo selettivo nel territorio della Republika Srpska: nei casi ordinari collabora con la polizia dell’entità serba, al contempo venendo ostacolata dal ministero dell’Interno della RS, che impedisce sistematicamente l’esecuzione degli ordini delle istituzioni statali nei casi “politicamente sensibili”.

È chiaro quindi che “le leggi separatiste”, ancora in vigore in Republika Srpska, non vengono applicate nella misura e con le modalità annunciate da Dodik e dai suoi collaboratori con toni quasi minacciosi.

Secondo alcuni analisti, l’incoerenza nell’attuazione delle misure restrittive imposte alla SIPA e ad altre istituzioni statali nel territorio della RS è parte integrante della strategia di Dodik per ristabilire il dialogo con gli attori internazionali e con i politici della Federazione BiH.

Sta di fatto che in Bosnia Erzegovina certi individui sono al di sopra della legge. È convinzione diffusa che le istituzioni statali non abbiano alcuna intenzione di arrestare i leader politici da mesi ormai ricercati dal Tribunale della BiH

Ufficialmente, le ordinanze emesse dal Tribunale sono ancora valide e le forze di polizia a livello statale, compresa la polizia di frontiera della BiH, sono tenute ad intervenire, anche per prevenire eventuali tentativi degli imputati di attraversare i confini nazionali.

Ad ogni modo, i leader politici della Republika Srpska pianificano ora i loro viaggi con maggiore attenzione, utilizzano elicotteri, evitano di attraversare il territorio della Federazione BiH e cercano di rafforzare le misure di sicurezza. Non rinunciano però a viaggiare all’estero.

La scorsa settimana, Dodik si è recato a San Pietroburgo, dove ha partecipato al Forum economico internazionale, incontrando diversi funzionari russi. Questa visita è solo l’ultimo di una serie di viaggi in Russia, Serbia, Ungheria e Israele fatti dal leader della RS dopo essere stato colpito da un mandato di cattura.

Per gli esperti di sicurezza, è difficile valutare se e quando la SIPA intenda intervenire nel caso dei tre leader politici della Republika Srpska accusati di attentato all’ordine costituzionale. Le perplessità degli esperti sono del tutto comprensibili, soprattutto se si considera che da mesi l’Agenzia di sicurezza nazionale non si è mossa su questo fronte.

Gli analisti ritengono che si tratti di operazioni altamente rischiose che richiedono il coinvolgimento degli attori internazionali presenti in BiH, riferendosi in particolare alle forze di pace dell’UE (EUFOR). Per il momento però, il dibattito su un eventuale intervento delle truppe EUFOR si riduce a mere speculazioni.