Bosnia Erzegovina: l’emittente pubblica rischia la chiusura
La mancata creazione di un’unica azienda responsabile dell’intero sistema radiotelevisivo pubblico della BiH e il costante calo delle entrate derivanti dal canone radiotelevisivo: sono questi i motivi principali della pessima situazione in cui versa il servizio pubblico della Bosnia Erzegovina
(Originariamente pubblicato sul portale Buka , il 28 marzo 2022)
Lunedì 28 marzo i dipendenti della Radio televisione della Bosnia Erzegovina (BHRT), uno dei tre servizi pubblici della BiH, hanno organizzato una protesta per denunciare la difficile situazione finanziaria e le pressioni politiche che stanno portando l’emittente sull’orlo della chiusura.
La manifestazione dello scorso 28 marzo si inscrive in una lunga serie di proteste svoltesi negli ultimi anni, ossia da quando la situazione della BHRT ha iniziato ad aggravarsi. Secondo i dipendenti della BHRT, la responsabilità della grave crisi finanziaria in cui oggi si trova l’emittente ricadrebbe soprattutto sulla Radio televisione della Republika Srpska (RTRS) che negli ultimi anni ha maturato un debito nei confronti della BHRT per un importo di 63 milioni di marchi (circa 32 milioni di euro).
La RTRS è infatti tenuta – insieme all’emittente pubblica dell’altra entità del paese (la Radio televisione della Federazione BiH, RTVFBiH) – a riscuotere il canone radiotelevisivo e a versare il 50% delle entrate a BHRT. Tuttavia, è dal 2017 che la RTRS non adempie al proprio obbligo, sentendosi evidentemente incoraggiata dal parere di alcuni tribunali della BiH secondo cui l’emittente della Republika Srpska non sarebbe obbligata a versare una parte delle entrate derivanti dal canone a BHRT perché non è mai stata creata l’azienda statale che si sarebbe dovuta occupare della questione.
La maggiore parte dei dipendenti della BHRT ritiene che siano politiche retrograde, sistematicamente perseguite, ad aver portato l’emittente sull’orlo del collasso. I giornalisti della BHRT sono rimasti particolarmente sconcertati dal gesto di Rajko Vasić, membro del Comitato centrale dell’Unione dei socialdemocratici indipendenti (SNSD, principale partito della Republika Srpska), il quale, in un post pubblicato sul suo account Twitter, ha minacciato di far saltare la sede della BHRT.
“Non staremo in silenzio a guardare la distruzione [della BHRT]. Intraprenderemo tutte le azioni possibili. È solo l’inizio”. Questo il messaggio dei dipendenti della BHRT che ormai da qualche tempo lavorano senza essere retribuiti.
All’inizio di marzo l’emittente è stata costretta a interrompere il rapporto di collaborazione con decine di corrispondenti, collaboratori a tempo determinato e professionisti freelance, quindi con persone che hanno contribuito in maniera decisiva alla realizzazione dei programmi. Tra di loro c’è anche Muhamed Čabrić che è stato corrispondente della BHRT sin dalla sua fondazione.
“All’epoca della fondazione del servizio pubblico della BiH ero corrispondente per Radio Slobodna Evropa dalla Bosnia settentrionale. Poi la BHRT mi offrì di collaborare con loro, così iniziai a lavorare come corrispondente prima per BH Radio 1, e poi, dopo un paio di anni, anche per la BHT”, afferma Čabrić.
Nonostante tutti gli sforzi intrapresi dalla direzione della BHRT, con il passare del tempo la situazione dell’emittente è peggiorata, soprattutto per via della mancata creazione di un’unica azienda responsabile dell’intero sistema radiotelevisivo pubblico della BiH, ma anche a causa del costante calo delle entrate derivanti dal canone radiotelevisivo.
Muhamed Čabrić sottolinea che i politici, che per anni hanno continuato a invitare i cittadini a non pagare il canone radiotelevisivo, non sono mai stati chiamati a rispondere delle proprie azioni, pur avendo gravemente violato la legge.
Per quanto riguarda invece il rapporto con i colleghi, Čabrić spiega che hanno sempre avuto un ottimo rapporto di collaborazione.
“Oggi mi rendo conto che la nostra forza risiedeva proprio nella collaborazione, perché non siamo mai stati adeguatamente e regolarmente retribuiti. A volte non ricevevamo compensi per mesi, e quando li ricevevamo ammontavano a 100-200 marchi, una cifra vergognosa. Poi sono iniziati i licenziamenti, ogni giorno veniva licenziato qualche corrispondente, e per questo, in un certo senso, ci siamo sentiti offesi. Evidentemente rappresentavamo un fardello di cui sbarazzarsi con facilità. Non abbiamo ricevuto alcun aiuto né sostegno”, spiega Muhamed Čabrić.
Čabrić aggiunge inoltre che le associazioni dei giornalisti hanno più volte denunciato pubblicamente la crisi attraversata dalla BHRT, senza però mai intraprendere azioni concrete, per cui la situazione ha continuato ad aggravarsi.
“Dopo due decenni di appassionato lavoro, ho ricevuto una chiamata dal capo dell’Ufficio di corrispondenza BHRT, il quale in 15 secondi mi ha spiegato che il mio rapporto di lavoro è cessato a partire dal primo marzo 2022. Che dire? Niente! Non ho detto proprio niente. Per anni ho lavorato con dedizione e onestà, dando il mio contributo al servizio pubblico, pur non avendo mai ottenuto alcuna soddisfazione dal punto di vista economico”, afferma Čabrić.
Čabrić ha dimostrato il suo amore per la professione giornalistica, ma anche la sua dedizione al servizio pubblico offrendosi di collaborare con la BHRT a titolo gratuito, volendo così contribuire ad evitare la chiusura dell’emittente.
“Sostengo con fermezza i miei colleghi e invito le autorità a reagire. Credo che andrà tutto bene”, conclude Čabrić.
Quella di Čabrić è una delle tante testimonianze che scardinano la narrazione diffusa dai media controllati dai principali partiti politici della Republika Srpska che si sforzano di presentare i licenziamenti all’interno della BHRT come “un repulisti dei dipendenti serbi”.
Ai partecipanti alla manifestazione di protesta svoltasi lo scorso 28 marzo si è rivolto anche Marko Divković, ex giornalista della BHRT e presidente dell’Associazione dei giornalisti della Bosnia Erzegovina. Divković ha ricordato gli eventi del marzo 1992 quando, in quello stesso edificio, i dipendenti della Radio televisione Sarajevo organizzarono una serie di proteste contro l’intenzione dei leader dei partiti nazionalisti di suddividere la programmazione sulla base di uno schema etno-nazionale.
“Si è continuato a perseguire quella stessa politica, ricorrendo a varie tattiche, sperando così di spingere la BHRT in una posizione senza via d’uscita. In questo meraviglioso paese, la tendenza a calcolare i globuli del sangue è diventata la strategia dominante. Perché? È l’antica tecnica divide et impera. Purtroppo, in gran parte sono riusciti a dividerci per meglio governarci”, ha affermato Marko Divković.
Divković si è poi rivolto direttamente ai dipendenti della BHRT, assicurando che possono contare sull’appoggio dell’Associazione dei giornalisti della BiH, ricordando inoltre che la BHRT appartiene ai cittadini bosniaco-erzegovesi.
“La BHRT deve sopravvivere. Questa emittente è sopravvissuta agli orrori della guerra. Voglio ricordare quegli orrori. Alcuni politici non hanno dimenticato quanto accaduto, altri lo ignorano”, ha affermato Divković.
Alla manifestazione è intervenuta anche Neda Tadić del Sindacato indipendente dei lavoratori della BHRT.
“È ora che gli organi giudiziari inizino a fare il loro lavoro. Basta con ricatti, intimidazioni, minacce e mobbing. I dipendenti della BHRT si rifiutano di stare zitti. Ricordano che dal male nasce sempre qualcosa di buono. Così anche questa minaccia [di far saltare la sede della BHRT] ha aperto gli occhi a molti. La lotta per la BHRT è una lotta per salvare la Bosnia Erzegovina”, ha dichiarato Neda Tadić.
Tadić ha poi rivolto un appello ai deputati del parlamento della BiH, invitandoli a non mettere a repentaglio la vita di 800 famiglie, per poi sollecitare anche l’Alto rappresentante per la BiH e l’Unione europea a intervenire.
“Non riceviamo più alcun salario, ma continuiamo a svolgere il nostro lavoro con dedizione. Non ci caccerete mai, difenderemo la nostra professione. I nostri lavoratori non sono più in grado di pagare le bollette né le rate del mutuo. Ad alcuni è stato persino bloccato il conto corrente”, ha spiegato la presidente del sindacato indipendente, assicurando che i giornalisti della BHRT continueranno la loro battaglia.
Tra i partecipanti alla manifestazione di protesta c’era anche il regista Dino Mustafić, il quale ha ricordato che la BHRT è sottoposta a pressioni ormai da vent’anni. Mustafić ha affermato che i politici bosniaco-erzegovesi non vogliono affrontare la questione della BHRT, continuando, al contempo, ad investire nelle due emittenti pubbliche a livello di entità che non forniscono un’informazione oggettiva e completa e, anziché l’interesse pubblico, servono gli interessi dei principali partiti politici.
“La BHRT ha un grande bagaglio di esperienza alle spalle, dalle prime immagini girate alle trasmissioni più impegnative che hanno scritto la nostra storia comune”, ha dichiarato Mustafić, sottolineando che la BHRT non deve chiudere i battenti e che il suo status di emittente pubblica non deve mai essere messo in discussione.
“Su questo canale televisivo non deve mai apparire una schermata nera. Non è mai accaduto, nemmeno nei momenti più drammatici della nostra storia. Lo schermo nero significherebbe giorni bui per il nostro paese”, ha concluso Mustafić.
Anche Vedran Drljević, responsabile dell’area nuovi media BHRT, si è rivolto ai partecipanti alla protesta.
“Ieri sera e stamattina alcuni dei miei colleghi hanno cercato di impedirmi di intervenire. Non permetterò loro di abusare del mio nome e di denigrarmi. Bisogna porre fine alle politiche retrograde che ci tengono in ostaggio. Basta. Oggi lottiamo per il nostro servizio pubblico. Lottiamo per la Bosnia Erzegovina. La maggior parte dei cittadini bosniaco-erzegovesi la pensa come me”, ha dichiarato Vedran Drljević.
Alcuni giornalisti della BHRT affermano che la situazione è molto difficile perché anche molti dei loro colleghi non vedono l’ora che l’emittente chiuda i battenti.
La BHRT è l’unica emittente pubblica a livello centrale della Bosnia Erzegovina e la sua chiusura infliggerebbe un grave colpo alla giovane democrazia bosniaco-erzegovese. Ormai da anni la BHRT è tenuta in ostaggio dalla leadership al potere in BiH. I vertici e i membri del consiglio di amministrazione della BHRT non vengono eletti sulla base dei criteri di competenza, bensì sulla base della loro appartenenza a determinati partiti politici.
La BHRT deve sopravvivere per quelli che l’hanno fondata, per quelli che ci hanno trascorso l’intera vita lavorativa, ma anche per il pubblico. La BHRT deve essere riformata per evitare la chiusura definitiva.