Bosnia Erzegovina: il censimento fa paura ai nazionalisti

Il primo censimento della popolazione dai tempi della Jugoslavia si terrà nel mese di ottobre. Lo ha deciso il Parlamento della Bosnia Erzegovina dopo un lungo balletto di rinvii. I principali partiti, tuttavia, temono questo appuntamento per la possibile affermazione di un concetto di cittadinanza civile, e non nazionale

14/02/2013, Almir Terzić - Sarajevo

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(Foto Masson, Shutterstock )

Il censimento della popolazione in Bosnia Erzegovina (BiH) è stato rimandato ai primi 15 giorni del mese di ottobre.

Le modifiche alla Legge per il censimento della popolazione, famiglie e appartamenti in BiH 2013 sono state proposte dall’Agenzia nazionale di statistica e approvate dal Consiglio dei ministri nella seduta del 23 gennaio scorso.

L’ultimo giorno di gennaio, la Camera dei rappresentanti del Parlamento, con una maggioranza di 31 voti a favore, uno contrario (Milorad Živković – SNSD) e due astenuti (Partito per la BiH), ha adottato le modifiche proposte secondo la procedura d’emergenza. Manca ora il passaggio alla Camera dei popoli, la seconda camera del Parlamento bosniaco, che provvederà entro il mese di febbraio.

L’incredulità dell’SNSD

Il censimento avrebbe dovuto svolgersi inizialmente tra il primo e il 15 di aprile 2013, ma questo termine è stato rimandato per poter completare in modo adeguato tutti i preparativi tecnici. Lo spostamento era stato richiesto anche dalla Missione internazionale di osservazione.

Ci si aspettava che le modifiche alla Legge sul censimento, grazie alle quali il termine è stato prorogato di sei mesi, non avrebbero ricevuto il sostegno dei deputati della Republika Srpska, in primis dell’Unione dei socialdemocratici indipendenti (SNSD), ma alla fine l’hanno votata tutti, tranne Živković.

“Prolungare il termine del censimento della popolazione di sei mesi non è nient’altro che impedirne lo svolgimento con altri mezzi”, ha sottolineato Živković, vice presidente della Camera dei rappresentanti del Parlamento BiH.

Nel club dei deputati SNSD presso la Camera dei rappresentanti del Parlamento, infatti, circolano dubbi sul fatto che il censimento si potrà tenere dal primo al 15 ottobre come previsto dalla nuova scadenza.

La responsabilità delle entità

L’SNSD, tuttavia, cerca di distogliere l’attenzione dalla sostanza. Il motivo per cui non sono ancora stati completati i preparativi tecnici, cioè la risoluzione delle questioni cartografiche necessarie al censimento della popolazione, è responsabilità delle entità, soprattutto della Republika Srpska.

Il direttore dell’Agenzia nazionale di statistica, Zdenko Milinović, ha riconosciuto questa circostanza dicendo chiaramente ai deputati che “la questione della divisione cartografica è di competenza delle entità”, cioè della Federazione di Bosnia Erzegovina e della Republika Srpska.

“L’agenzia nazionale di statistica non ha potuto influenzare la dinamica del processo. La questione delle frontiere delle entità va risolta attraverso un approccio metodologico comune con le autorità geodetiche”, ha precisato il direttore Milinović.

La linea di divisione tra le entità ha una profondità di 50 metri, e bisogna verificare quanti edifici si trovano in questa zona e in che modo verranno censiti.

“Pensavamo che le attività che si riferiscono alla base cartografica per il censimento sarebbero terminate prima, per poter svolgere il censimento in aprile, ma così non è stato”, ha aggiunto il direttore dell’Agenzia, Milinović. Queste attività sono uno dei due motivi tecnici per i quali il censimento è stato rimandato.

Il secondo motivo tecnico è che sono in ritardo le attività della gara d’appalto per la stampa delle schede del censimento, come previsto dalla Legge sugli appalti pubblici. In base alle normative vigenti, infatti, è necessario indire un bando internazionale per reperire la stamperia che emetterà i 5,5 milioni di schede.

Due anni di tira e molla

Il censimento avrebbe già dovuto tenersi nel 2011. Per più di un anno e mezzo il governo centrale, formato da SNSD, Partito di azione democratica (SDA), Partito per la BiH (SBiH) e Unione democratica croata (HDZ BiH), ha dibattuto su alcuni articoli della legge, causando un ritardo nella sua adozione.

La legge è stata infine approvata da entrambe le camere del Parlamento soltanto il 3 febbraio 2012, dall’allora nuova maggioranza parlamentare (SNSD, Partito democratico serbo SDS, SDA, HDZ BiH, HDZ 1990 e Partito socialdemocratico SDP).

La prima proposta di legge sul censimento 2011 era stata adottata dalla Camera dei rappresentanti del Parlamento il 30 giugno 2010 con una risicata maggioranza di 19 voti a favore, 12 contrari e quattro astenuti. Da allora fino al 3 febbraio 2012, cioè fino al raggiungimento di un consenso più allargato, il freno principale all’adozione della legge è stata la Camera dei popoli, grazie al sistema di veto motivato dalla difesa di interessi nazionali vitali. La legge è stata dunque adottata da due maggioranze parlamentari diverse in due diverse sedute del Parlamento nazionale.

I timori di bosgnacchi, serbi e croati

La questione più dibattuta dai principali partiti è stata sinora quella della data. Secondo l’SNSD, il censimento avrebbe dovuto tenersi dopo le elezioni politiche del 2014. Secondo SDA e SBiH, invece, solo dopo la conclusione del processo di ritorno di profughi e sfollati previsto dall’Annesso 7 degli Accordi di pace di Dayton. La materia del contendere si è poi spostata sulla questione del rendere obbligatoria o facoltativa la dichiarazione di appartenenza nazionale, religiosa e linguistica.

I partiti di governo, in primis quelli nazionali, temono il censimento, in particolare perché potrebbe esserci un aumento di quanti si dichiarano bosniaco-erzegovesi. Questo modificherebbe l’assetto della Bosnia di Dayton, che si basa sull’affermazione dei diritti dei tre popoli costitutivi, mettendo al centro la società civile e i diritti degli individui. Se inoltre un numero consistente di residenti si dichiarassero bosniaco erzegovesi, e non serbi, croati o bosgnacchi, le posizioni di chi oggi governa, e la spartizione delle funzioni chiave dello Stato, divise su base etnica, sarebbero messe a rischio.

Il timore del rafforzamento di un concetto civile di cittadinanza, rispetto a quello nazionale, è uno dei motivi principali per cui ormai da quattro anni non viene applicata la sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo nel caso Sejdić-Finci .

Le elezioni amministrative dello scorso ottobre mostrano quanto questo timore sia giustificato. Molti candidati in lista non si sono infatti dichiarati serbi, croati o bosgnacchi, ma come appartenenti alla categoria degli “Altri”, e come tali sono diventati consiglieri o assessori. L’esempio migliore è quello del Consiglio comunale di Sarajevo. Dei 28 consiglieri, 6 (circa il 20%) parteciperanno alle attività del Consiglio come “Altri”.

Gli "Altri" sono in aumento

È la prima volte che nel Consiglio comunale di Sarajevo vengono eletti il triplo di rappresentati dei cosiddetti “Altri”. Secondo lo Statuto della città, infatti, fra i consiglieri almeno due devono essere rappresentanti del gruppo degli “Altri”.

Sotto questo aspetto, chi ha più paura del censimento sono i bosgnacchi. Si ritiene infatti che saranno proprio loro i più numerosi a dichiararsi come bosniaco-erzegovesi, e quindi a rientrare nella categoria degli “Altri”. Per questo motivo ci sono state recentemente numerose iniziative di fondazioni, organizzazioni non governative e gruppi vari che si sono riuniti dietro lo slogan “E’ importante dichiararsi bosgnacco”.

Allo stesso tempo, tuttavia, un grande gruppo di organizzazioni non governative sta portando avanti attività volte ad invitare i cittadini della Bosnia Erzegovina a definirsi nel censimento liberamente e senza pregiudizi, anteponendo i fattori di identificazione civili e statali rispetto a quelli nazionali.

 

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Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa

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