Bosnia Erzegovina: il bracconaggio resta impunito
Nella regione di Gacko, in Bosnia Erzegovina, lo scorso giugno è stato ucciso dai bracconieri un orso chiamato Maglić. In Bosnia Erzegovina sarebbe una specie protetta, ma non esistono norme a livello nazionale ma solo di Entità
(Pubblicato originariamente da Radio Slobodna Evropa , selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBC Transeuropa)
Prima di finire nel mirino dei bracconieri, l’orso Maglić, di cinque anni, ha attraversato in poco più di un mese l’intera Zelengora, visitando tutti i laghi di questo massiccio montuoso situato in Republika Srpska, una delle due Entità della Bosnia Erzegovina. Il viaggio di questo orso bruno, diventato l’emblema della fauna selvatica del paese, è stato tracciato grazie a un collare telemetrico che portava al collo. Si è concluso in una riserva di caccia vicino a Gacko, nella regione di Foča, dove è stato abbattuto illegalmente.
"La squadra di intervento che aveva posizionato il collare ha notato che l’orso non si muoveva. Siamo andati lì e abbiamo trovato il collare tagliato. Circa un chilometro e mezzo più avanti sono stati trovati i resti dell’orso. Era un animale sano che sarebbe diventato un grosso esemplare di orso bruno", spiega Bojan Paprica, membro della squadra di intervento dell’Entità per i grandi carnivori.
I fatti risalgono al 20 giugno scorso. Paprica e i suoi colleghi hanno immediatamente informato la polizia e la procura. A distanza di diverse settimane, tuttavia, non sono noti dettagli dell’indagine. Le leggi bosniache prevedono multe fino a 20.000 marchi (circa 10.000 euro) e il perseguimento penale dei responsabili.
La Bosnia Erzegovina a livello nazionale non ha una normativa completa, né un elenco di specie animali e vegetali in pericolo, né istituzioni responsabili della loro protezione. La legislazione si limita a una "Legge sulla protezione e il benessere degli animali", che riguarda in parte anche gli animali selvatici. Ma anche quest’ultima, a tredici anni dalla sua adozione, non è ancora applicata sistematicamente.
A livello di Entità, la Lista rossa delle specie protette di flora e fauna della Republika Srpska comprende più di 1.200 specie animali e vegetali, mentre quella della Federazione di Bosnia Erzegovina ne include 650. Entrambe le Entità hanno leggi sulla protezione della natura, sulla caccia e sulle squadre di intervento per i grandi mammiferi, come orsi, lupi e linci. Il compito di queste squadre è quello di soccorrere gli animali feriti e di intervenire in caso di rischio per le persone o le cose.
Il ministro dell’Ambiente e del Turismo della Federazione di Bosnia Erzegovina (una delle due Entità costitutive del paese, ndr), Edita Đapo, afferma che il suo ministero ha ripetutamente proposto la formazione di squadre simili a livello nazionale. Senza alcun risultato. "L’attuazione dei regolamenti e il lavoro dei servizi della Federazione sono un grande passo avanti. Ma il bracconaggio di queste specie in via di estinzione è purtroppo molto diffuso e i loro prezzi sul mercato nero sono elevati", si lamenta.
La morte dell’orso Maglić ha scatenato forti reazioni da parte di associazioni e cittadini impegnati nella tutela degli animali e dell’ambiente. Il Centro per l’ambiente ha invitato i cittadini a riferire "qualsiasi informazione su questa vicenda e a denunciare altri esempi di bracconaggio alla polizia e alle autorità competenti". Quanto accaduto all’orso Maglić rappresenta infatti tutt’altro che un caso isolato. Negli ultimi anni sono state segnalate diverse uccisioni. Due anni fa sono stati trovati feriti, a Kreševo, Bosnia centrale, una femmina di orso e i suoi due cuccioli. Residenti locali, cacciatori e veterinari di Sarajevo si sono mobilitati per aiutarli, mentre le istituzioni non hanno fatto nulla: la squadra di intervento della Federazione non esisteva ancora. L’orsa morì pochi giorni dopo. Vedad Škapur, professore di medicina veterinaria presso la Facoltà di Agraria di Sarajevo, era tra i volontari che hanno cercato di salvarla. "L’orsa era in uno stato così grave che nessuno poteva salvarla. Il problema era che non c’era nessuno a cui potessimo rivolgerci", ricorda.
Entrambe le Entità dispongono anche di regolamenti sulla caccia, compresa la divisione delle competenze tra i diversi ispettorati a livello di Entità e i dieci Cantoni in cui è ulteriormente suddivisa la Federazione. "Tutte queste leggi dovrebbero essere identiche per il semplice motivo che gli orsi non conoscono confini. I nostri regolamenti dovrebbero rispettare il movimento degli animali e le nostre leggi dovrebbero essere uniformi per proteggerli meglio", afferma Vedad Škapur.
Lo stesso vale per tutti i paesi della regione interessati dalla presenza di questi animali a rischio. "Gli orsi bruni si spostano spesso su aree molto ampie. Si spostano nei paesi vicini, attraversando a nuoto laghi e fiumi. È impossibile trattenerli in un unico posto", sottolinea Bojan Paprica.