Bosnia Erzegovina: elezioni all’insegna di crisi orchestrate

Nelle ultime settimane il tema dell’organizzazione delle elezioni generali è tornato al centro del dibattito politico in Bosnia Erzegovina proprio a causa dello stallo nell’iter di approvazione del bilancio dello stato, che rappresenta uno dei presupposti per lo svolgimento delle elezioni fissate per il prossimo 2 ottobre

07/06/2022, Arman Fazlić - Sarajevo

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Sarajevo 2022 - Gruppo di cittadini protesta contro la  legge elettorale © Wirestock Creators/Shutterstock (I cittadini non stanno con voi - Etnicamente sono bosgnacco ma politicamente sono un cittadino)

Durante una seduta tenutasi lunedì 6 giugno il Consiglio dei ministri della Bosnia Erzegovina ha approvato il disegno di legge di bilancio 2022, adottando anche un provvedimento per garantire una parte delle risorse necessarie per lo svolgimento delle elezioni. Con un provvedimento ad hoc il Consiglio dei ministri ha deciso di mettere a disposizione della Commissione elettorale della Bosnia Erzegovina (CIK) 9,7 milioni di marchi (4,96 milioni di euro) derivanti dal rilascio delle autorizzazioni per l’uso delle frequenze radiotelevisive di cui si occupa l’Agenzia di regolamentazione delle comunicazioni. In precedenza, la CIK ha stimato in 12,5 milioni di marchi (6,8 milioni di euro) la somma necessaria per l’organizzazione e lo svolgimento delle elezioni.

In un comunicato stampa diffuso lunedì 6 giugno, la CIK ha affermato che l’ultima decisione del Consiglio dei ministri non consente tuttavia di organizzare le elezioni previste per il prossimo 2 ottobre. “Solo un provvedimento speciale dell’Ufficio dell’Alto rappresentante, che preveda l’erogazione dell’intera somma richiesta dalla CIK, può permettere alla CIK di organizzare le elezioni generali in BiH”, si legge nel comunicato.

Nelle ultime settimane il tema dell’organizzazione delle elezioni generali (parlamentari e presidenziali) è tornato al centro del dibattito politico in Bosnia Erzegovina proprio a causa dello stallo nell’iter di approvazione del bilancio dello stato, che rappresenta uno dei presupposti per lo svolgimento delle elezioni fissate per il prossimo 2 ottobre.

La CIK ha a più riprese criticato il ministro delle Finanze della BiH, Vjekoslav Bevanda (membro dell’Unione democratica della Bosnia Erzegovina, HDZ BiH), e il presidente del Consiglio dei ministri della BiH, Zoran Tegeltija (membro dell’Unione dei socialdemocratici indipendenti, SNSD) per essersi rifiutati di inserire all’ordine del giorno della seduta del Consiglio tenutasi lo scorso 20 aprile la proposta, avanzata dalla CIK, di una delibera ad hoc per lo stanziamento delle risorse necessarie per lo svolgimento delle elezioni.

In quell’occasione Tegeltija si era detto fiducioso che il disegno di legge di bilancio sarebbe stato presentato all’Assemblea parlamentare della BiH entro fine maggio, aggiungendo che i soldi per le elezioni non sono mai mancati e che non mancheranno nemmeno in futuro.

Tuttavia, alle parole di Tegeltija non ha fatto seguito alcuna azione concreta, motivo per cui la CIK lo scorso 30 maggio ha emesso un comunicato stampa, invitando nuovamente il Consiglio dei ministri ad approvare un provvedimento ad hoc per garantire le risorse necessarie per lo svolgimento delle consultazioni elettorali.

La mancata adozione di tale provvedimento – si legge nel comunicato diffuso dalla CIK – pregiudicherebbe seriamente lo svolgimento delle elezioni fissate per il prossimo 2 ottobre.

La legge elettorale

Secondo alcuni analisti e mezzi di informazione, la mancanza di un’azione coerente delle istituzioni centrali per quanto riguarda il processo di organizzazione e di stanziamento delle risorse necessarie per lo svolgimento delle elezioni è strettamente legata al fallimento dei negoziati, che si protraggono ormai da anni, su una riforma della legge elettorale. Dall’inizio di quest’anno si sono tenuti due round di negoziati sulle modifiche della legge elettorale mediati da alcuni rappresentanti della comunità internazionale.

Alla fine di gennaio, nella città di Neum si è svolta una tornata di colloqui mediata da Matthew Palmer, rappresentante speciale degli Stati Uniti per la riforma elettorale in BiH, e da Angelina Eichhorst, direttrice del Servizio europeo di azione esterna (SEAE). I negoziati – a cui hanno preso parte i leader dei principali partiti politici bosniaco-erzegovesi nel tentativo di raggiungere un accordo tra la parte croata e quella bosgnacca su un nuovo metodo di elezione dei membri della Presidenza tripartita della BiH e della Camera dei popoli della Federazione BiH, nonché sulle competenze di queste due istituzioni – sono ufficialmente falliti .

Il fiasco dei negoziati ha reso i rappresentanti della comunità internazionale pessimisti sulla possibilità di raggiungere un accordo, mentre gli esponenti dei principali partiti croato-bosniaci hanno annunciato di voler bloccare le prossime elezioni.

Tuttavia, i negoziati sono ripartiti a marzo, quando i leader dei principali partiti politici si sono riuniti nella sede della delegazione dell’UE a Sarajevo per una quattro giorni di incontri, mediati da Angelina Eichhorst e dall’ambasciatore statunitense in BiH Michael Murphy. Ancora una volta, il tentativo di raggiungere un’intesa tra i leader croati e bosgnacchi su una riforma della legge elettorale è andato a vuoto.

Nonostante diverse istituzioni internazionali abbiano rivolto tutta una serie di raccomandazioni alla BiH su come rendere più inclusivo e trasparente il sistema elettorale – comprese alcune centinaia di sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, pareri della Commissione di Venezia e raccomandazioni dell’OSCE – sembra che tali raccomandazioni vengano tenute in considerazione solo in modo marginale durante i negoziati sulla riforma della legge elettorale della BiH.

Alla fine di aprile l’HDZ BiH ha trasmesso alla Camera dei popoli dell’assemblea parlamentare della Bosnia Erzegovina una proposta di modifica della legge elettorale della BiH, chiedendo che le modifiche in questione venissero approvate con procedura d’urgenza. Tuttavia, il gruppo dei deputati bosgnacchi ha posto un veto all’approvazione della proposta, invocando la difesa dei cosiddetti interessi nazionali vitali.

La Corte costituzionale, chiamata ad esprimersi sulla questione, ha stabilito che la proposta di modifica della legge elettorale avanzata dall’HDZ non rischia di danneggiare gli interessi dei bosgnacchi, quindi ci si aspetta che nei prossimi giorni la Camera dei popoli torni a discuterne. Negli anni scorsi diversi partiti e movimenti politici, come anche la CIK, hanno più volte avanzato varie proposte di una riforma della legge elettorale, ma nessuna di queste proposte è stata adottata per mancanza di consenso politico. Sono ormai due decenni che la questione della legge elettorale della BiH viene utilizzata come un sotterfugio per regolare conti politici.

Adnan Huskić, professore presso la Scuola di scienze e tecnologia di Sarajevo (SSST), ritiene che le risorse necessarie per lo svolgimento delle elezioni saranno garantite nonostante l’ostruzionismo dell’HDZ e che le consultazioni elettorali si terranno il prossimo 2 ottobre come previsto.

“Il mancato raggiungimento di un accordo sulla legge elettorale è l’unico motivo alla base delle tensioni legate alle elezioni. È l’HDZ a incidere più di tutti sull’andamento della situazione. Dall’altra parte, l’SNSD non si oppone al veto posto dall’HDZ, perché se la situazione riguardante le elezioni [generali] dovesse precipitare ulteriormente, l’SNSD potrebbe organizzare le elezioni solo in Republika Srpska, una decisione che sicuramente sarebbe appoggiata anche dall’opposizione della RS. Così facendo, l’SNSD invierebbe un chiaro messaggio dicendo che la BiH è un paese completamente disfunzionale e senza futuro”, spiega a OBCT il professor Huskić.

Huskić aggiunge inoltre che non è realistico aspettarsi che l’HDZ – che ha più volte minacciato e continua a minacciare di voler bloccare completamente il processo elettorale – riesca a impedire lo svolgimento delle prossime elezioni. “Le elezioni potrebbero essere rinviate per un breve periodo, ma sicuramente si terranno. Credo ancora che si terranno il prossimo 2 ottobre”, afferma Huskić.

Le istituzioni della BiH alla vigilia delle elezioni

L’opinione pubblica bosniaco-erzegovese è ormai abituata ad assistere ad una perenne campagna elettorale, dal momento che le elezioni si svolgono ogni due anni. Alla vigilia di ogni tornata elettorale le questioni che contribuiscono alla polarizzazione della società, soprattutto ad una polarizzazione lungo le linee etniche, tornano in cima all’agenda dei principali attori politici in BiH, ed è una tendenza che si ripete puntualmente ormai da anni.

Le polemiche sulle questioni riguardanti l’identità nazionale e i diritti politici dei membri dei tre popoli costituenti dimostrano come i media e l’opinione pubblica bosniaco-erzegovese siano ancora profondamente divisi lungo le linee etniche e politiche. Allo stesso tempo, queste polemiche ostacolano il processo decisionale in seno alle istituzioni centrali. Sembra che alcune istituzioni della BiH ai vari livelli di governo vivano in uno stato di profonda crisi che si protrae ormai da quattro anni, ossia dalle ultime elezioni politiche e presidenziali tenutesi nel 2018.

Un esempio paradigmatico è quello del governo della Federazione BiH, in carica ormai da otto anni, essendo stato eletto dopo le elezioni del 2014. A causa dell’impossibilità di formare un nuovo governo dopo le elezioni del 2018 – la formazione dell’esecutivo è stata vincolata dai leader croato-bosniaci all’introduzione di alcune modifiche alla legge elettorale – al governo precedente è stato affidato “un mandato tecnico”. Decisione che alcuni rappresentanti della società civile hanno definito “antidemocratica”. Gli esponenti del governo hanno più volte cercato di rassicurare l’opinione pubblica, affermando che i lavori del governo procederebbero senza alcuna difficoltà.

Negli ultimi mesi, anche l’operato di alcune istituzioni centrali, compresa la presidenza tripartita della BiH e le due camere dell’assemblea parlamentare della BiH, è stato ostacolato dai costanti litigi tra i principali attori politici del paese.

Nel luglio 2021 i leader di alcuni partiti politici della Republika Srpska hanno deciso di boicottare i lavori delle principali istituzioni centrali, ossia dell’Assemblea parlamentare, del Consiglio dei ministri e della Presidenza della BiH. I leader politici della RS hanno deciso di intraprendere questo passo in risposta alla decisione dell’ex Alto rappresentante per la Bosnia Erzegovina Valentin Inzko di introdurre alcune modifiche al Codice penale della BiH che vietano la negazione del genocidio e l’esaltazione dei criminali di guerra.

Alla fine di gennaio 2022, l’Alto rappresentante dell’UE per la politica estera e la sicurezza, Josep Borrell, durante una visita a Sarajevo, ha espresso preoccupazione per la perdurante crisi politica e il blocco delle istituzioni centrali della BiH, definendo la situazione “inaccettabile”. Pochi giorni dopo, il primo febbraio 2022, durante una seduta dell’Assemblea della Republika Srpska, i rappresentanti politici della RS hanno deciso di porre fine al boicottaggio delle istituzioni centrali.

Nel dicembre 2021, l’Assemblea della RS ha adottato una serie di provvedimenti sul “ripristino dei poteri” [precedentemente trasferiti alle istituzioni centrali], decisione che ha nuovamente diviso l’opinione pubblica bosniaco-erzegovese. Una parte della popolazione, del tutto comprensibilmente, ha percepito la decisione sul ripristino dei poteri come espressione delle aspirazioni secessioniste della RS, mentre i paesi occidentali l’hanno definita come un prologo ad un periodo di forte instabilità in BiH. In quell’occasione l’Assemblea della RS ha deciso di elaborare ed approvare una legge sul trasferimento dei poteri dalle istituzioni centrali alla RS in materia di difesa, giustizia e imposte indirette. L’adozione di tale legge comporterebbe l’annullamento delle norme relative a suddetti ambiti vigenti a livello nazionale.

La seduta dell’Assemblea della RS durante la quale si è discusso della legge sul ripristino dei poteri è stata boicottata dagli esponenti dell’opposizione, secondo i quali l’intera vicenda sarebbe stata parte della campagna elettorale della leadership della RS. Alcune decisioni e dichiarazioni adottate in quell’occasione sono contrarie alla Costituzione della BiH, motivo per cui quindici membri della Camera dei rappresentanti dell’Assemblea parlamentare della BiH hanno presentato un ricorso alla Corte costituzionale della BiH. Con una sentenza emessa lo scorso 26 maggio, la Corte costituzionale ha annullato i controversi provvedimenti.

La Presidenza tripartita

I lavori dell’attuale Presidenza tripartita della BiH sono stati contrassegnati da numerosi episodi di boicottaggio e dall’impossibilità di raggiungere un accordo tra i membri della Presidenza su diverse questioni. Questa situazione ha inevitabilmente inciso sulla politica estera e sulla posizione della BiH a livello internazionale, come dimostra l’incapacità dei leader politici della BiH di assumere una posizione univoca sulla guerra in Ucraina.

La Presidenza tripartita si è dimostrata incapace anche di prendere decisioni importanti anche sul piano della politica interna. Nell’agosto 2021, a causa dell’incapacità dei membri della Presidenza – che svolge anche il ruolo di comandante supremo delle forze armate – di prendere una decisione univoca, gli elicotteri delle forze armate non potevano essere impiegati in modo tempestivo per spegnere un incendio scoppiato nei pressi di Jablanica.

Sono 3.371.487 i cittadini bosniaco-erzegovesi iscritti alle liste elettorali che saranno chiamati a votare alle imminenti elezioni fissate per il prossimo 2 ottobre. Quel giorno si voterà per eleggere i membri della Presidenza tripartita della BiH, per il rinnovo della Camera dei rappresentanti dell’Assemblea parlamentare della BiH e dell’Assemblea della Federazione BiH, per l’Assemblea popolare della Republika Srpska e i parlamenti cantonali della Federazione BiH, nonché per eleggere il presidente e vicepresidente della Republika Srpska.

Nell’anno del voto, la società bosniaco-erzegovese deve fare i conti con numerose difficoltà che incidono direttamente sulla vita quotidiana, compresa l’inflazione e le forniture energetiche, ma anche alcuni problemi di lunga data, quali disoccupazione, corruzione, emigrazione della forza lavoro.

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