Bosnia Erzegovina, due scuole sotto uno stesso tetto

Uno stesso istituto scolastico dove gli alunni vengono divisi in base all’appartenenza nazionale per seguire programmi scolastici diversi. Un modello ideato nella Bosnia post bellica ma che è tutt’ora in vigore

21/06/2017, Lidija Pisker -

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Manifestazione contro la segregazione (foto Klix)

Il modello delle cosiddette “due scuole sotto lo stesso tetto”, dove all’interno di uno stesso istituto scolastico gli alunni vengono divisi in base all’appartenenza nazionale per seguire programmi scolastici diversi, fu ideato nella Bosnia Erzegovina dell’immediato dopoguerra come una soluzione temporanea che avrebbe dovuto incoraggiare il rientro delle persone rifugiate e sfollate a causa del conflitto. Tuttavia, ancora oggi, a distanza di oltre due decenni dalla fine della guerra, nella parte centrale e meridionale del paese vi sono più di trenta scuole di questo tipo.

Nella città di Jajce, nella Bosnia centrale, un anno fa è stata annunciata l’apertura di una nuova scuola imperniata su questo modello. I giovani della città si sono opposti a tale decisione, ottenendo un ampio sostegno da parte dell’opinione pubblica locale e della comunità internazionale. Dopo una lunga incertezza sull’esito della vicenda, pochi giorni fa è arrivata la notizia che le autorità hanno rinunciato al progetto delle nuova scuola.

“Quello che decidono loro, a noi non resta che attuarlo nella prassi”, ha detto uno degli studenti del ginnasio “Bugojno” nel documentario "Due scuole sotto lo stesso tetto", girato nel 2009 con l’intento di richiamare l’attenzione su questo fenomeno. Con “loro” il giovane studente di Bugojno intendeva i politici, ovvero una “forza maggiore che decide dei nostri destini”, come li ha definiti, concludendo con queste parole: “Una rivolta, ovviamente non la faremo”.

Sette anni dopo, la rivolta è partita da Jajce, situata a poca distanza da Bugojno, in una regione dove il fenomeno delle “due scuole sotto lo stesso tetto” è molto radicato.

Secondo questo modello, all’interno di uno stesso edificio scolastico gli studenti di nazionalità bosgnacca e croata vengono separati in aule diverse, seguono programmi diversi, e a volte sono persino divisi da recinzioni e costretti a usare ingressi differenti. Il modello delle “due scuole sotto lo stesso tetto” è applicato sia alle scuole elementari sia a quelle superiori.

Nella città di Jajce sono presenti due scuole superiori pubbliche, la Scuola superiore tecnica “Jajce” e il Ginnasio “Nikola Šop”. Entrambe le scuole seguono il curriculum croato, usando i libri di testo delle Repubblica di Croazia. Nel luglio dello scorso anno, l’assemblea del cantone della Bosnia Centrale ha approvato la proposta di istituzione, presso gli edifici di una delle due scuole esistenti, di una nuova scuola superiore che avrebbe seguito il curriculum federale, giustificando tale decisione con la necessità di garantire sia agli studenti di nazionalità bosgnacca sia a quelli di nazionalità croata il diritto all’istruzione nella propria lingua madre.

Il curriculum federale è infatti un programma didattico elaborato in lingua bosniaca dal ministero dell’Istruzione della Federazione BiH e implementato, in collaborazione con i ministeri cantonali, nelle scuole situate in aree a maggioranza bosgnacca. Il curriculum croato, invece, è elaborato dall’Istituto per l’Istruzione di Mostar, usando il croato come lingua curricolare, ed è utilizzato nelle aree a maggioranza croata.

La decisione delle autorità cantonali di istituire a Jajce una nuova scuola presso una già esistente, in modo da dividere gli studenti in base alla loro appartenenza nazionale, ha suscitato le proteste dei giovani e la disapprovazione di gran parte dell’opinione pubblica locale e della comunità internazionale. Dopo un anno di mobilitazione civica, le autorità hanno finalmente deciso di rinunciare all’intenzione di istituire un nuovo istituto scolastico basato sul modello delle “due scuole sotto lo stesso tetto”.

Segregazione scolastica

“Il problema è che in Bosnia Erzegovina la segregazione nell’istruzione è ormai normalizzata”, dice Samir Beharić di Jajce, attualmente studente presso l’Università La Sapienza di Roma, che ha vissuto l’esperienza delle “due scuole sotto lo stesso tetto” da alunno delle elementari. Poi si è iscritto al ginnasio Nikola Šop dove gli studenti di nazionalità bosgnacca e croata seguono le lezioni insieme.

“Le scuole elementari di Jajce funzionano ormai da anni secondo il principio delle ‘due scuole sotto lo stesso tetto’, che non è più messo in discussione da nessuno. La gente lo trova normale, sicché ora è molto difficile integrarle. Questa è forse l’ultima occasione per far sì che le scuole divise vengano integrate, perché ogni giorno che passa sarà sempre più difficile farlo, e col tempo questa divisione finirà per essere normalizzata, smetterà di essere oggetto di discussione”, spiega Samir.

Egli ritiene che le proteste siano sorte proprio a Jajce perché gli studenti delle superiori in questa città non sono mai stati divisi in base all’appartenenza nazionale, sviluppando “un senso di comunità e stretti rapporti amichevoli”.

Nella loro lotta contro la segregazione scolastica, i giovani attivisti di Jajce hanno ricevuto l’appoggio dei loro insegnati e genitori. Un gruppo di cittadini, riuniti sotto il nome “Bolja škola”, ha dato vita a un’iniziativa per l’introduzione di un curriculum sperimentale nella Scuola superiore tecnica “Jajce”, in modo da consentire a tutti gli studenti di seguire le lezioni insieme. L’iniziativa è stata accompagnata da un sondaggio, effettuato tra studenti, genitori e insegnanti, che ha confermato l’esistenza di un ampio consenso sull’introduzione di un programma scolastico comune.

Aida Bećirović, direttrice dell’organizzazione giovanile Schüler Helfen Leben con sede a Sarajevo, dice di non essere sorpresa dal fatto che una tale iniziativa sia sorta proprio in seno a quella scuola. “La Scuola superiore tecnica ‘Jajce’ non è per niente una tipica scuola bosniaco-erzegovese perché in questa meravigliosa scuola gli insegnanti e il direttore danno un appoggio concreto ai loro studenti, in tal modo insegnando loro l’importanza dell’attivismo civico. Penso che tutte le scuole dovrebbero funzionare così, che tutti gli insegnanti, i direttori e genitori dovrebbero ispirarsi all’esempio di questa scuola di Jajce”.

Alla domanda sul perché non vi siano state proteste in altre città dove sono presenti “due scuole sotto lo stesso tetto”, la Bećirović ha risposto: “La differenza principale, secondo me, sta proprio nel fatto che qui non si tratta solo di una lotta degli studenti, bensì di una lotta dell’intera scuola. Gli studenti si sentono sicuri, sapendo di poter contare sull’appoggio dei loro insegnanti, e questo purtroppo non si riscontra in altre scuole”.

Secondo gli ultimi dati disponibili, attualmente nella Federazione BiH vi sono 32 istituti scolastici organizzati secondo il principio delle “due scuole sotto lo stesso tetto”, di cui 14 nel cantone della Bosnia Centrale, 12 nel cantone Erzegovina-Neretva e 6 nel cantone di Zenica-Doboj. In Repubblica Srpska non sono presenti scuole di questo tipo.

Nel corso dell’ultimo decennio, alcune di queste “due scuole sotto lo stesso tetto” sono state fuse dal punto di vista amministrativo, nel senso che hanno un’unica amministrazione, ovvero un unico dirigente, mentre prima ve ne erano due, un bosgnacco e un croato. Tuttavia, in alcune di esse, come ad esempio al ginnasio “Mostar”, gli studenti di nazionalità bosgnacca e croata continuano a seguire le lezioni in aule separate.

“La fusione amministrativa delle ‘due scuole sotto lo stesso tetto’ nel cantone di Zenica-Doboj, con la quale si è presumibilmente posto fine alla discriminazione e segregazione scolastica in base all’appartenenza etnica, non è sufficientemente indagata e documentata da poter sostenere che il problema è risolto. Ci fidiamo della loro parola”, ha detto Mervan Miraščija dall’Open Society Fund BiH.

Le proteste non si fermano

Questa organizzazione ha sostenuto l’associazione “Vaša prava” nell’avviare davanti ai tribunali di Travnik e Mostar azioni legali per la discriminazione degli alunni nelle “due scuole sotto lo stesso tetto” nei cantoni della Bosnia Centrale e Erzegovina-Neretva. Mentre il tribunale di Travnik ha respinto la denuncia avanzata dall’associazione, quello di Mostar ha emesso una sentenza, confermata dalla Corte suprema della Federazione BiH nel 2014, nella quale si afferma che il modello delle “due scuole sotto lo stesso tetto” rappresenta una forma di segregazione etnica.

“Penso che il futuro sia luminoso e che sia iniziata la fine della discriminazione e segregazione scolastica nella Federazione BiH”, ha detto Miraščija commentando la sentenza della Corte suprema. “Le sentenze vanno rispettate e in questo caso è già iniziata l’esecuzione della sentenza. Con la sua piena implementazione a Mostar e Stolac e con una sentenza definitiva emessa dall’autorità competente del cantone della Bosnia Centrale, verrà posta la parola fine al fenomeno delle ‘due scuole sotto lo stesso tetto’”.

Nonostante la decisione sull’istituzione di una nuova scuola superiore a Jajce sia stata ritirata, l’annunciata manifestazione di protesta contro la segregazione scolastica nella Federazione BiH, organizzata dall’iniziativa civica “Naša škola”, ha comunque avuto luogo martedì 20 giugno davanti al palazzo del governo del cantone della Bosnia Centrale a Travnik. Come si legge sulla pagina Facebook di “Naša škola ”, la lotta per un’istruzione migliore continua.

“I giovani di tutto il paese, compresa la città di Jajce, se ne vanno in continuazione. Vorrei che i nostri politici iniziassero ad occuparsi di questo grave problema della fuga dei giovani, invece di aprire nuove scuole, destinate a rimanere vuote e abbandonate”, ha concluso Bećirović.

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