Bosnia Erzegovina: divisi sull’IVA

Tutti d’accordo sull’importanza dell’introduzione di una normativa comune sulla tassazione indiretta. Ma cosa non va? In Republika Srpska temono sia una mossa per ridurre l’autorità delle due Entità.

21/02/2003, Redazione -

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OHR - Paddy Ashdown

Svilanovic, ministro degli Esteri della Serbia, e’ arrivato il 19 febbraio scorso a Sarajevo, accompagnato a sorpresa ministro delle Finanze Bozidar Djelic, la cui visita non era annunciata. "Lo scopo della mia visita", ha affermato Djelic "è di ottenere garanzie dall’Alto rappresentante che l’Accordo di Dayton non verrà modificato con la riforma del sistema fiscale fortemente voluta dalla comunità internazionale".

Quale la questione fortemente discussa in questi giorni in Bosnia Erzegovina? Lo scorso mercoledì l’Alto Rappresentante Paddy Ashdown ha resa pubblica un propria decisione che ha istituito una Commissione con il compito di lavorare per l’istituzione di un sistema unico nazionale di tassazione indiretta. I vertici della Commissione europea e l’Ambasciatore USA a Sarajevo hanno subito commentato positivamente l’operato di Ashdown.

"La razionalizzazione del sistema tributario non potrà che andare a favore dei contribuenti. Non si tratterà di una nuova tassa ma della sostituzione di tassazioni già esistenti, attualmente imposte dalle due Entità" ha affermato Ashdown che ha poi descritto al pubblico le caratteristiche di questa Commissione. "Ne faranno parte quattro membri, due nominati dalle Entità e due dal Governo federale. Sarà presieduta da un rappresentante della Commissione europea. Il Comitato avrà il compito di realizzare proposte di legge e regolamenti in merito all’introduzione di un’amministrazione tributaria su scala nazionale".

La Bosnia Erzegovina conosce già la tassazione indiretta, la cosiddetta IVA non è quindi una novità. Le animose reazioni alla decisione di Ashdown, che hanno portato tra l’altro alla visita a sorpresa di Djelic, sono dettate da altre considerazioni. Ed innanzitutto da quella che sino ad ora il controllo sulle tasse indirette e quindi sulle entrate da esse generate era direttamente delle due Entità. Ashdown cerca invece di andare verso una gestione nazionale riducendo così in maniera sensibile l’autorità delle due Entità. Se i rappresentanti di croati e musulmano bosniaci hanno, in termini generali, accolto di buon grado l’istituzione della Commissione così non è stato per quanto riguarda i rappresentanti serbi. Da parte loro sicuramente meno entusiasmo. L’hanno interpretata infatti come un diretto attacco all’esistenza stessa delle due Entità.

Mirko Sarovic, membro serbo della Presidenza tripartita, ha ribadito la sovranità fiscale della RS riconosciuta a suo dire dagli Accordi di Dayton ed ha affermato che "decisioni di questo tipo dovrebbero essere prese con il consenso delle autorità competenti e delle istituzioni della RS". Ed il Partito democratico serbo, attualmente di maggioranza in RS, in un comunicato stampa ha chiarito come si aspetti che la Commissione si presenti davanti al Parlamento ed al Governo della Republika Srpska e che "qualsiasi proposta di legge tenga conto … dell’indipendenza di budget delle due Entità costitutive al BiH".

Di diverso tipo i commenti del Primo ministro della BiH Adnan Terzic che ha accolto con favore la decisione di Ahdown ma che si è augurato che "nuove autorità vengano assegnate alle istituzioni statali in modo che queste ultime siano in grado di gestire più risorse provenienti dalle tasse". Una via di mezzo la posizione del vice-Premier della RS Ivan Tomljenovic che si è detto certo che un’unica amministrazione per quanto riguarda la tassazione indiretta possa aiutare a diminuire la sfera dell’economia grigia ma che "… le tasse così raccolte dovrebbero immediatamente ritornare a livello delle Entità, là dove sono state raccolte".


Intanto ad un Djelic preoccupato che ha affermato come la Serbia sostenga pienamente le richieste delle autorità della RS Ashdown ha risposto come il suo obiettivo sia esclusivamente quello di "introdurre la dogana e l’Iva a livello dello Stato nel rispetto dell’accordo di Dayton”.

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