Bosnia Erzegovina

Un paese solcato da fiumi e dai ponti costruiti per attraversarli. Sono il vero simbolo della Bosnia Erzegovina: prima della convivenza, poi della divisione con il loro bombardamento durante la la guerra ed infine con la ricostruzione della speranza di una nuova Bosnia multietnica. Per saperne di più naviga questo fotoracconto

Questo fotoracconto, originariamente parte della sezione "Racconta l’Europa all’Europa", è stato aggiornato alla primavera 2016 grazie al Modulo Jean Monnet The EU and the political development in South-East Europe/EUSEE

Durante la Seconda guerra mondiale, la Bosnia Erzegovina è stata al centro della lotta di liberazione condotta dai partigiani di Tito contro i nazi-fascisti. Proprio in Bosnia, nella cittadina di Jajce, i partigiani nel 1943 fondarono la Jugoslavia, di cui fino al 1992 la Bosnia Erzegovina fu una delle 6 Repubbliche costitutive. Durante il periodo jugoslavo, la Bosnia conobbe un forte sviluppo industriale che si concentrò principalmente nelle maggiori aree urbane.. Nel 1984 Sarajevo ospitò i giochi olimpici invernali, acquisendo fama internazionale.

Nella foto: il ritratto di Tito in un bar a Prijedor, Bosnia Erzegovina / Daniele Dainelli

La popolazione bosniaca è attualmente stimata in 3.828.397 milioni di persone (Agenzia Nazionale di Statistica, Sarajevo, giugno 2002), nettamente inferiore a quella censita nel 1991 (4.377.033). La guerra, infatti, ha causato massicci spostamenti di popolazione in fuga dalla pulizia etnica non solo all’interno della Bosnia Erzegovina ma anche verso l’estero. Le tre principali comunità nazionali sono quella bosgnacca (bosniaco musulmana), quella serba e quella croata. Tre anche le lingue ufficiali del paese: il bosniaco, il serbo e il croato che, tralasciando minime differenze lessicali e nella pronuncia, sono identiche tra loro.

Nella foto: Sarajevo / Daniele Dainelli

Un sacco di pelle di pecora rivoltata di color marroncino chiaro: ecco come si presenta il sir iz mijeha (formaggio nel sacco) dell’Erzegovina. A seconda della dimensione dell’animale si possono ottenere “forme” che vanno dai trenta ai settanta chili di prodotto finito. Ed è proprio il contenitore, il sacco, che caratterizza fortemente questo prodotto. Il formaggio nel sacco può essere prodotto con latte crudo di pecora, di capra, di vacca o, più spesso, con una combinazione dei tre. Il latte ovino viene dalla pramenka, una razza autoctona caratterizzata da vello bianco, testa e zampe nere. Il latte vaccino proviene da altre due razze autoctone – la busa e la gatacka – un tempo diffuse in tutta la Bosnia Erzegovina, oggi soppiantate da razze di altra provenienza .

 

Nella foto: il formaggio nel sacco / Oxfam

Una visita alle cascate di Skakavac è un’ottima occasione per apprezzare le bellezze naturali che circondano Sarajevo. Dal centro della città si arriva in autobus fino a Nahorevo, un villaggio situato sulle colline a nord della città. Da lì si cammina per circa 40 minuti su un facile sentiero che porta fino al rifugio “da Dragan”, che offre ottime tisane preparate con erbe di montagna, piatti locali e liquori fatti in casa. Fra le proposte stagionali da segnalare, in primavera, i piatti a base di aglio orsino, una pianta autoctona con foglie simili al mughetto. Dal rifugio si prosegue per circa un’ora e mezza e si arriva ai piedi delle cascate, alte 98 metri. Il luogo è molto frequentato dai sarajevesi.

Nella foto: Sarajevo vista dalle colline circostanti / Shutterstock.com

La Bosnia Erzegovina si trova nella parte occidentale della penisola balcanica, confina a nord, ovest e sud con la Croazia e ad est con la Serbia e il Montenegro. I suoi 51.197 km2 sono suddivisi, a seguito degli Accordi di Pace di Dayton che, nel 1995, hanno posto fine alla guerra, in due Entità, la Republika Srpska (25.208 km2) e la Federazione di Bosnia Erzegovina (25.989 km2) e il distretto di Brčko. La federazione BiH è a sua volta suddivisa in 10 Cantoni. La capitale della Bosnia Erzegovina è Sarajevo. Le altre città principali sono Banja Luka, Mostar e Tuzla. La moneta ufficiale è il Marco convertibile (1 KM = circa 0,50 €).

Nella foto: la mappa della Bosnia Erzegovina / Shutterstock.com

Secondo i trattati fimati nella base militare USA a Dayton, la Bosnia Erzegovina è uno stato indipendente ma diviso in due Entità dotate di forte autonomia. Gli accordi di pace hanno avuto successo, e nel paese non ci sono più stati scontri armati. La guerra, tuttavia, ha lasciato una pesante eredità sia dal punto di vista materiale che psicologico, e le giovani generazioni hanno l’onere di costruire un futuro in cui ogni cittadino possa godere degli stessi diritti, indipendentemente dalla propria appartenenza nazionale o religiosa, consegnando al passato le tragiche divisioni degli anni ’90.

Nella foto: Mostar, alcuni giovani davanti ad un monumento commemorativo dei caduti del recente conflitto / Daniele Dainelli

Il primo marzo del 1992 la maggioranza relativa dei cittadini si pronunciò a favore dell’indipendenza dalla Jugoslavia, in un referendum boicottato dalla comunità serbo-bosniaca del paese. Nelle settimane successive, nonostante la secolare tradizione di convivenza e di mescolanza tra le diverse etnie e gruppi religiosi, una minoranza di nazionalisti radicali riuscì a far precipitare il paese in una guerra che provocò circa 100.000 vittime e oltre 2 milioni di profughi. Dopo tre anni di guerra, nel luglio 1995, a Srebrenica, l’esercito serbo-bosniaco uccise in pochi giorni oltre 8.000 bosgnacchi compiendo quello che la giustizia internazionale in seguito ha definito come genocidio. La guerra si concluse nel novembre 1995 con gli accordi di Dayton.

Nella foto: l’assedio a Sarajevo, 1992-1995 / Danilo Krstanović

Il territorio della Bosnia Erzegovina è in prevalenza collinare e montagnoso. Molti sono i fiumi che l’attraversano, tra questi la Bosna, la Drina e la Neretva che rimandano idealmente ai ponti per attraversarli, vero simbolo architettonico del Paese. I più famosi sono quelli di Višegrad, protagonista del celebre romanzo Il ponte sulla Drina di Ivo Andrić, e quello di Mostar distrutto dall’esercito croato il 9 novembre 1993 e ricostruito nel 2004. Il clima varia da tipicamente continentale nell’interno ad un clima più temperato nella valle della Neretva, che si apre sull’Adriatico.

Nella foto: le cascate di Kravice, Bosnia Erzegovina / Shutterstock.com

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