Boskovski libero

Un’assoluzione ed una condanna a 12 anni, all’Aja, per i due imputati macedoni, Ljube Boskovski, ex ministro degli Interni, e Jovan Tarculovski, ufficiale di polizia, accusati di essere responsabili della morte di sette civili e della distruzione di abitazioni nel villaggio di Ljuboten, nel 2001

23/07/2008, Risto Karajkov - Skopje

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Boskovski e Tarculovski alla lettura della sentenza

Lo scorso 10 luglio, dopo un processo durato un anno, il Tribunale dell’Aja ha espresso il suo verdetto sull’ex ministro degli Interni macedone Ljube Boskovski e sul comandante di polizia Jovan Tarculovski. Il primo è stato assolto da ogni accusa, mentre il secondo è stato condannato a 12 anni.

Boskovski e Tarculovski sono gli unici due macedoni portati a giudizio dal Tribunale speciale sui crimini di guerra commessi nell’ex Jugoslavia. Entrambi erano accusati per il ruolo svolto nel cosiddetto caso "Ljuboten".

Il 12 agosto 2001 un’unità speciale della polizia macedone, sotto il comando di Tarculovski, entrava nel villaggio di Ljuboten, a nord della capitale Skopje, abitato da popolazione albanese. L’azione portava a scontri che hanno causato la morte di sette persone e la distruzione di 14 abitazioni. Inoltre, decine di altri abitanti del villaggio sarebbero stati maltrattati dalla polizia dopo essere stati trasportati in varie stazioni di polizia di Skopje. Secondo l’accusa, tutte le vittime erano civili inermi, mentre le abitazioni distrutte non rappresentavano obiettivi militari.

Il processo è iniziato nell’aprile del 2007. Gli indiziati erano detenuti all’Aja fin dal 2005. Tarculovski è stato arrestato a Skopje. Boskovski, invece, è stato consegnato al tribunale dalle autorità croate. L’ex ministro, infatti, era fuggito dalla Macedonia nel maggio del 2004 a causa di altre accuse a suo carico, ed aveva cercato rifugio in Croazia, paese di cui possiede il passaporto. Boskovski è stato quindi arrestato dalle autorità di Zagabria, ed ha trascorso un certo periodo di detenzione in Croazia prima di essere estradato all’Aja.

Entrambi gli indiziati si sono dichiarati innocenti. Boskovski ha sostenuto di non essere a conoscenza dell’operazione, e di non averne quindi il controllo, Tarculovski ha invece ripetuto che l’operazione era legittima, e le vittime membri della guerriglia albanese.

Nel corso del processo la corte ha ascoltato circa 60 testimoni, ed ha esaminato 11mila pagine di dichiarazioni scritte fornite da testimoni che non si sono recati all’Aja, oltre a mille indizi e prove di natura varia.

Nel suo verdetto il giudice Kevin Parker ha dichiarato che la corte non ha trovato prove sufficienti a sostenere la colpevolezza di Boskovski. Secondo i giudici, poi, la procura è riuscita a dimostrare le responsabilità di Tarculovski, ma non ad identificare la catena di comando da cui sono arrivati gli ordini che questi ha seguito.

La procura dell’Aja aveva chiesto 12 anni di reclusione per Boskovski e 15 per Tarculovski. Questa richiesta era stata già interpretata da vari esperti di diritto come sintomo della debolezza dell’operato della procura, che in questi casi presenta richieste di reclusione intorno ai 30 anni.

La stessa procura adesso deve decidere se fare ricorso in appello, ma secondo molti sarà difficile rovesciare il verdetto emesso. Nel frattempo, gli avvocati di Tarculovski hanno già annunciato che ricorreranno in appello.

Una piccola delegazione del governo macedone si era recata all’Aja per esprimere il proprio supporto agli indiziati durante il pronunciamento della corte. Ne hanno fatto parte i ministri della Giustizia, degli Interni, dei Trasporti, più alcuni deputati. La stessa delegazione ha riaccompagnato Boskovski a Skopje il giorno successivo su un piccolo aereo governativo.

Boskovski è stato accolto in patria come un eroe. Il premier Nikola Gruevski lo ha incontrato all’aeroporto, insieme ad una folla di simpatizzanti. Secondo l’usanza macedone, gli è stato offerto pane e sale, in segno di benvenuto. Il ritorno di Boskovski è stato accompagnato da musica, euforia generale, e magliette inneggianti al suo nome. Appena sceso dall’aereo, la prima cosa che Boskovski ha fatto è stato baciare la terra sotto i suoi piedi.

"Dopo momenti difficili, il "Golgota macedone" che abbiamo vissuto è finito. Ora ho altre responsabilità: prendere cura della famiglia del nostro fratello Jovan Tarculovski, aiutandola con tutte le nostre forze", ha detto Boskovski.

Boskovski ha poi dichiarato di aver sempre confidato nella giustizia dell’Aja, e di aver sperato che anche Tarculovski venisse assolto.

Il governo ha accolto favorevolmente il verdetto su Boskovski, e lo stesso ha fatto il partito di maggioranza, il VMRO, di cui Boskovski fa parte. L’opposizione socialdemocratica, così come i leader dei principali partiti albanesi, la DUI e il DPA, non hanno rilasciato commenti ufficiali.

Le famiglie delle vittime di Ljuboten, però, hanno espresso orrore per la sentenza. "E’ uno scandalo", ha detto Kani Jasari, padre di due delle vittime di Ljuboten. Un terzo fratello, Afet Jasari, ha detto di non avere più aspettative di nessun tipo verso la Macedonia.

Boskovski, intanto, è sulle prime pagine dei giornali dal giorno del suo rientro. Le telecamere l’hanno seguito fino al suo villaggio natale, Celopek; una vera folla l’ha acclamato mentre seguiva un concerto con la moglie ad Ohrid. Alcuni quotidiani hanno già fatto riferimento al fatto che la poltrona presidenziale resterà vacante l’anno prossimo. L’attuale presidente, Branko Crvenkovski, ha già annunciato che non intende ricandidarsi.

Boskovksi non ha detto molto riguardo ad un suo possibile ritorno in politica. Ha dichiarato comunque che aspetterà la fine di tutte le vicende giudiziarie che lo riguardano.

Oltre al caso "Ljuboten", infatti altri procedimenti penali pendono sull’ex ministro. Quando si rifugiò in Croazia nel 2004, infatti, le autorità di Zagabria lo arrestarono in connessione al controverso caso noto come "Rastanski Lozja". Questo caso, del 2001, fa riferimento a quella che sembra essere stata l’esecuzione di sette immigranti clandestini provenienti da vari paesi asiatici, che sarebbe stata organizzata dai servizi segreti macedoni. Scopo dell’operazione: mostrare le vittime come membri del t[]ismo internazionale, ed ingraziarsi così i paesi occidentali. Boskovski, all’epoca ministro degli Interni, è accusato di aver appoggiato l’operazione.

Il processo su "Rastanski Lozja" si è svolto in Macedonia in un’atmosfera politica turbolenta. Alla fine gli accusati sono stati assolti. Ma anche la Croazia ha mosso accuse contro Boskovski, all’epoca della sua permanenza nel paese, ed ora sembra che si potrebbe arrivare ad un nuovo processo.

Se prendiamo in considerazione la detenzione in Croazia e quella nel carcere dell’Aja, Boskovski è rimasto dietro le sbarre per più di quattro anni. Secondo le regole del Tribunale speciale sui crimini di guerra commessi nell’ex Jugoslavia, anche in caso di assoluzione i detenuti non hanno diritto ad alcuna compensazione.

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