Serbia | | Società civile
BIRO, la Pop Art della politica
Un nuovo movimento dal basso in Serbia, rivolto ai giovani e basato sulla critica del sistema di valori dominanti, condotta con humor e provocazioni. Intervista con Vlada Milovanovic, direttore di BIRO ed ex membro di Otpor
Perché è nata e cos’è BIRO?
Avendo presente tutti i problemi dell’odierna società serba, credo che la domanda più appropriata sia perché BIRO non è nata prima. Il clima sociale in Serbia è caratterizzato dall’impreparazione della società nel confrontarsi con la responsabilità degli atti commessi in passato, da un approccio selettivo alla considerazione della storia e dal rifiuto dell’opinione pubblica di confrontarsi con la questione dell’identità collettiva, dall’assenza di una cultura politica e della consapevolezza della necessità di un’attiva partecipazione politica. Non si considera che queste sono condizioni necessarie per lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani.
In una situazione in cui attraverso le istituzioni statali si attua la restaurazione del sistema di valori dominante della Serbia degli anni novanta, in cui non esiste una chiara visione e strategia per il futuro del paese, l’esistenza di un’organizzazione come BIRO è inevitabile.
BIRO è un’organizzazione di base fatta da giovani, da individui con background molti diversi fra loro. BIRO è fatta da giovani politologi, sociologi, giuristi, disegnatori, creatori, musicisti… BIRO è una sorta di movimento politico POP-ART che ha come suo obiettivo la promozione dei valori della società civile, rivolgendosi ai giovani usando dei metodi che li inducano a pensare agli enormi problemi che affliggono la nostra società. L’humor e la provocazione sono le caratteristiche di base delle azioni di BIRO. Il motivo principale per la fondazione di BIRO è stata l’inesistenza di un’organizzazione che fosse in grado di comunicare coi giovani con il loro linguaggio. Da una parte avete le organizzazioni aggressive di destra che in assenza di una chiara alternativa si prendono il monopolio sulla formazione dei valori della società, mentre dall’altra parte avete le ONG che con il loro comportamento sempre più spesso rasentano l’estremismo e il disinteresse dei giovani.
Usate quindi la critica come uno strumento rilevante per il cambiamento della realtà sociale?
Non c’è molta scelta. O fate la pace con l’offesa quotidiana della sana ragione o alzate la voce contro questo stato di cose. Si tratta di una scelta senza compromessi e ovviamente la critica di questa situazione è necessaria, perché in questa società si coltiva il senso dell’autorità e il rispetto assoluto dei governanti, il che è problematico se avete al potere gente come quella che oggi governa la Serbia.
Sembra che la Chiesa serba ortodossa (SPC) stia giocando un ruolo importante nella formazione della "nuova coscienza serba". BIRO ha svolto un paio di azioni che si sono poste in modo critico nei confronti del ruolo che la SPC ha nella nostra società. Come consideri l’atteggiamento e il ruolo della Chiesa nel periodo successivo al 5 ottobre 2000?
Su questa questione si potrebbero scrivere svariati libri, cercherò di rispondere in un poche battute.
Dopo cinquant’anni d’ibernazione del periodo comunista la Chiesa è tornata sulla scena pubblica serba nella metà degli anni ottanta con un processo che per la gran parte assomiglia ad un corpus di valori che anche oggi vengono appoggiati da celebri personaggi che provengono dalle fila della chiesa. Nel 1986 fu organizzato il trasferimento delle ossa del Principe Lazar (personaggio storico che più tardi fu canonizzato attraverso il famoso mito serbo medioevale della battaglia del Kosovo). I suoi resti furono portati attraverso i villaggi della Croazia fino a Gazimestan, dove alcuni anni più tardi Slobodan Milosevic tenne il suo discorso nel famoso raduno in cui dichiarò la storica ingiustizia contro i serbi.
Nel frattempo l’influenza della Chiesa sulla società serba è cresciuta fino al punto in cui si stanno distruggendo tutte le acquisizioni dello stato secolare, cioè fino al punto in cui la Chiesa diventa una sorta di organo statale. Ci sono rappresentanti della SPC in tutti i posti più importanti degli organi statali. Persino nella commissione per la radiodiffusione, che si occupa della distribuzione delle frequenze, c’è una persona della chiesa. Che cosa c’entri Dio con la radiodiffusione lo sa solo Vojislav Kostunica.
La situazione non sarebbe così preoccupante se oggi nei più importanti ruoli della Chiesa non ci fossero i discepoli diretti del vescovo Nikolaj Velimirovic (gran dignitario della SPC negli anni trenta del ventesimo secolo e guida spirituale del populismo serbo di destra di quel periodo). Il vescovo Nikolaj Velimirovic, civettando coi fascisti e mostrando un palese antisemitismo, era d’accordo per l’isolamento dall’"Europa che era a suo avviso sotto l’ideologia del nuovo liberalismo, individualismo, materialismo e secolarismo" (Radosavljkevic 1986). La sua alternativa fu una sorta di teocrazia, la versione ortodossa del regime talebano dell’Afghanistan.
La cosa più terribile è che quel sistema di idee è tuttora la matrice ideologica delle organizzazioni della destra giovanile della Serbia. Così che lo scorso anno abbiamo assistito alla situazione in cui le organizzazioni studentesche della Facoltà di diritto, che si chiama secondo un atto giuridico della chiesa del XII secolo, organizza un dibattito pubblico con un migliaio di studenti in cui si nega il genocidio contro i migliaia di bosgnacchi di Srebrenica, commesso dalle forze serbe.
So che è difficile da capire tutta questa mitomania e questo comportamento irrazionale, ma non è così chiaro nemmeno a noi che lottiamo contro tutto ciò…
In che modo vedi la scena delle organizzazioni serbe che si dichiarano "giovanili"? Qual è oggi la tendenza dominante?
La gente è incline a credere che il futuro sta nei giovani perché la gioventù di per sé è progressista. Purtroppo non è sempre vero, perché i giovani in Serbia oggi crescono in modo schizofrenico e le bizzarrie degli ultimi 15 anni non fanno che scoraggiare i giovani, spingendoli verso l’estremismo o il totale disinteresse.
L’apatia e il disinteresse non sono solo l’immagine dei giovani ma anche la diagnosi del clima sociale che c’è nella Serbia d’oggi. Da un lato avete delle organizzazioni di destra molto aggressive, che nell’ultimo periodo sempre più spesso si comportano violentemente contro i propri rivali ideologici. Nel loro essere ci sono quelle organizzazioni fasciste fondate sull’ideologia di destra sviluppatasi in Serbia negli anni trenta del secolo scorso. La xenofobia, l’antisemitismo, l’impegno per una struttura sociale clericale (Dio-re-padrone) sono le caratteristiche principali del cosiddetto discorso patriottico. Nel loro comportamento sempre più spesso prendono le difese delle persone accusate di crimini di guerra, relativizzano e negano la responsabilità dell’"entità serba" nella partecipazione ai crimini e si occupano di ciò di cui si occupano tutte le organizzazioni di destra del mondo (la lotta contro le minoranze sessuali, l’impegno per l’abolizione dell’aborto, ecc.).
Queste organizzazioni diventano sempre più di massa. I motivi di questa situazione dovrebbero essere cercati nell’inesistenza di idee alternative, ma anche nella posizione dominante dei rappresentanti del potere che, detto in modo blando, guardano a questi fenomeni con simpatia. I membri di queste organizzazioni sono dei veri fondamentalisti ortodossi e temo che l’esito possa essere pauroso se le istituzioni competenti non iniziano ad occuparsi di questo problema.
Dall’altra parte ci sono le ONG giovanili e le gioventù dei partiti politici. Le gioventù dei partiti politici sono per la maggior parte aderenti ai modelli dei vecchi politici e la mancanza di inventiva dei loro comportamenti aumenta solo il mantenimento del disinteresse e l’astensione dei giovani "progressisti". Le ONG hanno un altro tipo di problema. Si tratta di un problema di relazione tra le ONG e il pubblico. Le ONG non di rado trattano i cittadini e si rivolgono a loro con superiorità intellettuale, sottovalutando spesso i cittadini e sopravvalutando le proprie capacità. È questa la sostanza del problema tra le ONG e i cittadini. Al posto di avvicinare i cittadini alle proprie attività e all’importanza delle problematiche, spesso non fanno altro che alimentare il divario di incomprensione. Il loro approccio ai problemi è spesso caratterizzato dalla mancanza d’inventiva e dal copia e incolla delle attività progettuali, che alla fine si riducono a determinati lavori, trasformando le importanti questioni sociali in affari privati in cui le organizzazioni non governative si comportano come delle corporazioni rigidamente gerarchizzate. Ma le corporazioni sono legate da altri interessi rispetto a quelli che dovrebbero legare le ONG. Ma a prescindere da tutti i ruoli le ONG sono di grande importanza per la Serbia di oggi, solo che esse devono riformare il loro approccio ai cittadini.
Le organizzazioni studentesche esistenti, perlopiù sono orientate a destra e le loro attività si basano prevalentemente sulle richieste triviali degli studenti, come per esempio l’assicurarsi una scadenza prolungata per passare gli esami e la riduzione delle tasse scolastiche. Con ciò il tempo medio di studi all’Università di Belgrado è di 9.5 anni.
Bisognerebbe aggiungere che la Serbia è l’unico paese in Europa a non avere una strategia nazionale per i giovani e che non esiste alcuna istituzione statale che si possa occupare dei giovani.
In Serbia si è consumata un sacco di energia nelle grandi proteste studentesche degli anni novanta e in OTPOR. Per rifondare tale energia è necessario parecchio tempo. Con l’omicidio del premier Djindjic la gente che sperava in un futuro migliore è moralmente abbattuta e noi oggi ci troviamo con il serio problema di motivare la gente verso una qualsiasi forma di attivismo.
Dal momento che sei un ex membro attivo di Otpor, che ha avuto una certa importanza all’interno della struttura dell’organizzazione e nel sistema di valori che essa ha rappresentato, mi interessa sapere cosa pensi dell’eredità di Otpor che è (se lo è) sopravvissuta fino ad oggi?
Otpor non aveva un sistema di valori, ossia esso nella sua struttura sociale eterogenea ha sublimato i vari sistemi di valori a disposizione, dall’estrema sinistra alla destra moderata. Otpor ha avuto come fattore integrativo di tutte queste varie posizioni la lotta contro Slobodan Milosevic. Ciò ha reso possibile a Otpor la massificazione e la mobilitazione di un gran numero di persone, ma ha contribuito pure al successivo disorientamento politico dell’organizzazione.
Il rovesciamento del sistema autocratico fu il principale, e praticamente l’unico, obiettivo di questo movimento. Subito dopo l’ottenimento di questo obiettivo divenne palese la crisi d’identità politica della stessa organizzazione. Subito dopo il rovesciamento del regime di Milosevic, Otpor fu abbandonato da alcune delle persone chiave dell’organizzazione, contribuendo al suo ulteriore disorientamento politico. Sono stati fatti molti errori nel lavoro dell’organizzazione che alla fine hanno condotto alla fusione di ciò che era rimasto di Otpor con il Partito democratico (il partito dell’attuale presidente serbo Boris Tadic).
Forse oggi l’eredità di Otpor avrebbe potuto essere diversa se nella riunione in cui si decise il futuro dell’organizzazione (tenutasi dopo il 5 ottobre 2000 dopo la caduta di Milosevic) fosse valsa la posizione di alcune delle persone di Otpor, che chiedevano che Otpor si mettesse da parte, ma che continuasse a seguire gli eventi della scena politica e in caso di bisogno ritornasse alla carica. Al posto di questa soluzione, al secondo congresso di Otpor la leadership decise di mandare in pensione il simbolo del movimento (la mano chiusa a pugno), ma che l’organizzazione continuasse ad esistere. Questo fu anche l’inizio della fine di Otpor.
Per questo oggi non c’è alcuna traccia dell’eredità di Otpor. La cecità politica della gente che ha guidato l’organizzazione ha lasciato un gusto amaro in bocca alle migliaia di giovani che facevano parte di Otpor. Il comportamento di Otpor nel periodo che è seguito al 5 ottobre e l’omicidio del premier Djindjic, (2003) molto probabilmente sono i due motivi principali per l’apatia da un lato e per l’estremismo dall’altro che esiste tra i giovani della Serbia di oggi.