Berisha, una vittoria senza alternative
Ancora ufficiosi i risultati delle elezioni politiche in Albania. La situazione dei ricorsi a tre settimane dal voto e una ricognizione delle cause della sconfitta di Fatos Nano nell’analisi del nostro corrispondente
A più di tre settimane dal voto, la Commissione Elettorale Centrale (Kqz) non ha ancora dichiarato il risultato ufficiale definitivo delle elezioni politiche generali tenutesi il 3 luglio scorso in Albania. La causa principale di questo ritardo è la marea di ricorsi presentati dai candidati risultati perdenti, che chiedono la ripetizione del processo denunciando brogli ed irregolarità.
I più di 330 ricorsi presentati alla Kqz sembrano aver messo in crisi la più importante istituzione elettorale nel Paese, che ha cominciato a bocciare gran parte delle richieste. Tanto da prendersi anche le critiche dell’Organizzazione per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Osce (Odihr), incaricata di monitorare il processo elettorale tuttora in corso in Albania. Secondo il terzo rapporto preliminare degli osservatori dell’Odihr, la Kqz – il cui operato era stato inizialmente elogiato – "sta prendendo decisioni affrettate senza darsi il tempo necessario a valutare le prove fornite dai partiti". La parte sotto accusa si è difesa sottolineando che stava rispettando soltanto i tempi che la legge prevede per i ricorsi.
Tuttavia, le critiche dell’Odihr verso la Commissione Elettorale Centrale hanno stupito molti analisti locali e rischiano di assumere forti connotazioni politiche. Infatti, la coalizione di centro-sinistra guidata dal premier uscente Fatos Nano sta facendo leva proprio sui ricorsi per tentare di ridimensionare la vittoria della destra capeggiata dall’ex presidente Sali Berisha.
I socialisti hanno chiesto la ripetizione del voto per presunti brogli in trenta dei cento collegi uninominali in cui si è votato col sistema maggioritario, anche se la possibilità concreta di annullamento sembra riguardare non più di 4 collegi. Per due di questi, la Kqz ha annunciato ufficialmente martedì 26 luglio l’annullamento del voto per irregolarità: così il processo si ripeterà, in data ancora da precisare, nel collegio n. 2 nella città settentrionale di Scutari e nella città meridionale di Fier. Per gli altri due collegi, invece, la Commissione sta ancora valutando la situazione.
Risultato incerto
In caso si rivotasse anche negli altri due collegi, e se vincessero i candidati socialisti, il risultato definitivo tornerebbe ad essere incerto. Attualmente l’opposizione di destra conta 73 deputati su 140, ma basterebbe che il Tribunale elettorale (organo a cui ci si appella dopo il ricorso alla Kqz) accettasse in favore dei socialisti anche solo una delle decine di richieste di annullamento, che la vittoria di Berisha verrebbe ridimensionata drasticamente. All’ex presidente bastano 71 deputati per far passare al Parlamento il nuovo governo che sta tentando di formare, ma i cartoni attualmente a suo favore non gli garantiscono di governare tranquillo. Nel 2007 poi c’è lo scoglio del nuovo Presidente della Repubblica che il Parlamento deve scegliere: servono almeno 84 deputati favorevoli… cifre che Berisha non può ancora permettersi, ma che dovrà per forza avere se vuole evitare di mandare il Paese alle elezioni anticipate.
In vista di questa prospettiva, il Partito democratico (Pd) ha cominciato i negoziati non solo con i suoi alleati, ma anche con due partiti minori che finora facevano capo al Partito socialista (Ps) di Nano: si tratta del Partito Agrario e dell’Unione sui diritti dell’uomo (forza politica molto vicina alla minoranza greca).
Dalla Presidenza della Repubblica hanno intanto fatto sapere che solo dopo il 10 di agosto sarà possibile prevedere la data di convocazione del nuovo Parlamento che voterà anche il nuovo esecutivo. La legge elettorale albanese prevede la convocazione del Parlamento entro 20 giorni dalla proclamazione definitiva dei risultati da parte della Kqz. Ma secondo molti analisti locali, le cose sembrano andare per le lunghe: l’infinità dei ricorsi, che una volta bocciati passano al Tribunale elettorale, assieme alla ripetizione del voto in alcuni collegi, non permetteranno a Berisha di insediarsi a capo del governo prima della fine di agosto-inizio settembre.
Un voto per punire Nano
Sono in molti quelli che non si aspettavano una vittoria di Berisha, domenica 3 luglio scorso. Mentre l’ex presidente – cacciato nel 1997 dopo una rivolta armata sfociata quasi in una guerra civile – annunciava al mondo intero, dal balcone della sede del Pd, il suo ritorno al potere dopo ben 8 anni, tutti si chiedevano: "Perché ha vinto?". Gli Albanesi inizialmente hanno fatto fede ai commenti dei media internazionali, agli "analisti stranieri" delle grandi testate, i cui articoli venivano tradotti in fretta e furia e per giorni hanno riempito le pagine dei giornali locali. Insomma, hanno chiesto una spiegazione a chi meno li conoscesse, dimenticando che nessuno meglio di loro poteva sapere le risposte.
Dopo, hanno capito che la maggioranza ha preferito il ritorno di Berisha non tanto perché ha creduto al suo cambiamento e alle promesse di "meno tasse" e di "aumento delle pensioni", ma perché era fin troppo stufa dell’irresponsabilità del Primo ministro Nano. Gli Albanesi hanno capito che non ce la facevano più a sopportare di vedere in Tv come Nano si spostava in elicottero da una città all’altra, mentre ognuno di loro doveva fare quotidianamente i conti con il traffico caotico, le strade polverose piene di buchi e pozzanghere e l’infrastruttura carente. Quel Premier che cambiava le macchine lussuose ogni due mesi (da una Mercedes all’ultimo modello della Porsche), che girava per i pub notturni in Grecia, mentre il Paese era in lutto nazionale, e che usava un linguaggio così aulico davanti alle telecamere da rendersi difficilmente comprensibile anche ai giornalisti… Quel Premier non li rappresentava più. Così gli Albanesi si sono resi conto che il voto a favore di Berisha era in realtà un voto che intendeva punire Nano, che lo voleva far scendere dal piedestallo al quale si era così tanto affezionato.
Ma a portare Berisha al potere ci sono stati anche due grandi []i che Nano stesso ha commesso. Il primo riguarda i candidati socialisti, nella maggior parte dei casi persone senza un minimo di credibilità, che lo stesso leader socialista aveva in precedenza personalmente accusato di corruzione e collaborazione con il crimine organizzato. A Tirana, nei primi giorni dopo le elezioni, capitava spesso di sentir frasi come: "Ho votato per il candidato democratico perché non c’era nessun alternativa migliore".
Il secondo []e che Nano ha commesso ha a che fare con l’elettorato di sinistra che, dopo la scissione dell’Lsi (Movimento Socialista per l’Integrazione) di Ilir Meta, si è presentato alle urne spaccato. In molti collegi infatti il numero dei voti preso dai socialisti, sommato a quelli presi dall’Lsi, era maggiore dei voti andati all’opposizione. Nano ha cercato di rimediare, quando ormai era troppo tardi, tentando una coalizione post-elettorale con gli ex "fratelli socialisti". Una mossa che, a detta di quasi tutti gli analisti, andava fatta prima dell’inizio della campagna elettorale.