Benvenuti a Sarajevo

Pubblichiamo il discorso di benvenuto che il sindaco di Sarajevo, Muhidin Hamamdzic, ha tenuto il 5 aprile scorso a Sarajevo accogliendo i numerosi partecipanti alla conferenza "Europe from Below".

22/05/2002, Redazione -

Benvenuti-a-Sarajevo

Muhidin Hamamdzic, Sindaco di Sarajevo

Egregie personalità presenti,
signore e signori,
cari ospiti di Sarajevo,
cari amici!

A nome dell’Amministrazione della città di Sarajevo e a nome mio, vorrei dare un caloroso benvenuto a tutti i partecipanti e agli ospiti di questa conferenza internazionale, "L’Europa oltre i confini, l’Europa dal basso". Sottolineo che mi rende particolarmente felice vederla svolgersi in questa città nei giorni che segnano la ricorrenza più significativa nel suo tempestoso, ma pur sempre glorioso, passato.

Un caloroso benvenuto e tutta la mia gratitudine vanno al rappresentante del Congresso dei Poteri Locali e Regionali del Consiglio d’Europa, Christopher Newbury, al Presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà, Giulio Marcon, al Reggente della Fondazione Opera Campana dei Caduti, Pietro Monti, e agli altri distinti ospiti e cari amici. Vi ringrazio tutti per esservi uniti a noi in questa occasione davvero speciale.

Cari amici, vi do il benvenuto nella città che merita un posto centrale nei Balcani per molteplici ragioni. Ma non nei Balcani degli stereotipi, o nei Balcani delle "polveriere", o nei Balcani "anticamera del colera", né nei Balcani di cui l’Europa si vergogna o ha paura.

Sarajevo è il centro dei Balcani: Balcani rinnovati, migliori, più belli, che da sempre fanno parte dell’Europa. Ora specialmente, dopo aver resistito ed essere sopravvissuti, nonostante le grosse difficoltà. Gli abitanti di Sarajevo sono stati testimoni della mobilitazione dell’Europa dei cittadini, dell’Europa della gente comune, che ha espresso la propria solidarietà ed il proprio sostegno durante tutto il periodo della guerra non solo inviando cibo e indumenti, ma venendo qui di persona, arrivando solo per essere letteralmente bombardati. Tutte le personalità europee di spiccato senso morale sono arrivate qui durante i 1.000 giorni di assedio, di sofferenza e distruzione.

E’ stato un modo coraggioso di dare sostegno allo stesso obiettivo del nostro incontro di oggi, all’obiettivo per cui ci battiamo. Vogliamo un’Europa senza confini né divisioni, un’Europa che entri nel suo secondo umanesimo e rinascimento, nel "Quattrocento" del terzo millennio. Sono convinto che questo millennio vedrà i suoi Michelangelo, i suoi Leonardo, i suoi Petrarca, e Boccaccio…

Il popolo di Sarajevo sa per esperienza che ogni confine, ogni frontiera non fa altro che limitare i nostri orizzonti e mettere i paraocchi alla nostra prospettiva. Ogni frontiera è una barriera, e proprio a questo servono i confini: a rinchiudere, ad impedire i contatti, a dividere e separare non solo i territori e i beni materiali, ma soprattutto i popoli e le idee. I confini sono monopòli e barriere. In questo millennio non solo sono anacronistici, ma biologicamente – cioè nella loro sostanza – insostenibili.

Per questa ragione l’idea dell’Europa oltre i confini, dell’Europa senza limiti, dell’Europa che ha demolito il suo muro di Berlino fa al caso di Sarajevo, e noi la accogliamo e la sosteniamo. E ci aspettiamo che voi, cari amici, collaboriate con noi per distruggere questi muri, quelli di Sarajevo e della Bosnia, che esistono per separarci, per dividerci. Perché se restano in piedi, ci porteranno alla metastasi e metteranno in pericolo tutte le nostre aspettative e i nostri sforzi per vedere un’Europa unita in serenità e libertà per i suoi abitanti e cittadini.

Grazie della vostra presenza qui. Siate certi che siamo qui con lo stesso obiettivo, per demolire i muri che fungono da frontiere.

Grazie

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