Belgrado, uniti contro la guerra

Centinaia di persone hanno manifestato venerdì 24 febbraio a Belgrado ad un anno dall’invasione russa dell’Ucraina. La "Marcia della solidarietà" ha unito gruppi e ong serbe, ucraine e russe che hanno manifestato contro la guerra

27/02/2023, Massimo Moratti - Belgrado

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Belgrado 24 febbraio 2023 "Stop alla guerra in Ucraina" (foto M. Moratti)

A Belgrado, come in molte altre città in Europa e nel resto del mondo si è ricordato l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio dell’anno scorso.

In città si sono svolte una serie di iniziative a sostegno dell’Ucraina e contro l’invasione russa. I giorni precedenti, una serie di manifesti erano comparsi in città sui quali campeggiavano le due bandiere, serba e ucraina, ricordando i precedenti 365 giorni, all’insegna della solidarietà, preghiere e supporto per l’Ucraina. Alcune ONG di Belgrado hanno organizzato delle mostre fotografiche per commemorare l’evento, tavole rotonde con ospiti ucraini, meeting e raccolte di fondi a supporto della popolazione ucraina, mentre degli attivisti hanno cercato di consegnare all’ambasciatore russo a Belgrado una torta insanguinata sulla quale macabramente campeggiava un teschio e simbolicamente hanno inviato a Putin degli inviti a costituirsi presso il Tribunale Penale Internazionale.

Gli organizzatori di questi eventi sono state numerose organizzazioni e gruppi informali, sia serbi, che ucraini che russi come il gruppo informale dei “Rusi, Ukrajinci Belorusi i Srbi, zajedno protiv rata” ("Russi, ucraini, bielorussi e serbi contro la guerra"), la Rusko demokratsko društvo (Società democratica russa), l’organizzazione di ucraini “Čini Dobro ” ma anche ONG locali come Krokodil e le Donne in Nero , solo per citarne alcune, dato che negli ultimi tempi sempre più organizzazioni si sono aggiunte a coloro che protestano contro la guerra. Oltre che a Belgrado, manifestazioni si sono tenute il giorno seguente anche a Novi Sad.

L’evento principale è stata la marcia di solidarietà con l’Ucraina che si è svolta venerdì 24 e ha visto la partecipazione di diverse centinaia di persone, serbi, russi, ucraini e bielorussi, numerosi diplomatici stranieri, incluso l’ambasciatore ucraino e diverse organizzazioni non governative. La marcia è partita dal Pionirski park e si è conclusa in Trg Republike, dove un’enorme bandiera ucraina è stata dispiegata accompagnata dagli inni nazionali serbi e ucraino: sulla piazza, una serie di foto mostrava cosa è avvenuto in Ucraina durante l’ultimo anno e una collezione di giocattoli dei bambini ucraini ricordava ai presenti il pesante tributo di vittime innocenti che il conflitto ha avuto. La commozione dei presenti era viva e palpabile.

Gli interventi

Il primo a prendere la parola è stato Volodymyr Tolkac, l’ambasciatore dell’Ucraina in Serbia che ha spiegato cosa ha significato in termini di perdite la guerra nell’ultimo anno. L’ambasciatore stesso si è detto sorpreso e rallegrato dal gran numero di persone presenti sulla piazza e dal fatto che il sostegno all’Ucraina sta crescendo, “non accetteremo mai la schiavitù del Cremlino” ha ribadito con fermezza in chiusura del suo intervento. In precedenza Tolkac, in un’intervista , aveva spiegato, riferendosi alla questione delle sanzioni della Serbia contro la Russia, che mentre come diplomatico capisce la posizione del governo serbo che per preservare la propria integrità territoriale non vuole imporre sanzioni alla Russia, ciò nonostante questa è una posizione difficile da capire per gli ucraini che si trovano ogni giorno ad affrontare i bombardamenti russi.

Dopo l’ambasciatore ucraino ha preso la parola Annika Ben David, ambasciatrice svedese che ha parlato a nome del Consiglio dell’Unione Europea di cui la Svezia detiene la presidenza: “Per la Svezia, la guerra in Ucraina ha cambiato tutto, la Svezia ha rinunciato a duecento anni di neutralità e ha deciso di sostenere l’Ucraina. Questo conflitto è un attacco ai nostri valori, che deciderà il nostro futuro. L’Unione Europea sosterrà l’Ucraina per tutto il tempo necessario”. Le ha fatto seguito Emanuele Giaufret, l’ambasciatore dell’UE in Serbia che ha ribadito come l’Ucraina ha dimostrato al mondo che sta a loro decidere del proprio futuro e che l’Unione Europea sarà solidale con l’Ucraina per tutto il tempo necessario. Non è passato inosservato il fatto che i due diplomatici abbiano usato esattamente la stessa espressione, “as long as it takes” per dimostrare l’impegno europeo a supporto dell’Ucraina.

Si sono poi succeduti a parlare rappresentati dei partiti di opposizione e gli attivisti che in questi mesi si sono dati da fare per sostenere la causa ucraina, i quali non hanno usato mezzi termini per denunciare l’influenza e la propaganda ibrida che la Russia sta conducendo in Serbia che impedisce a quest’ultima di prender chiaramente posizione a favore dell’Ucraina. Vi era un unico membro del SNS di Aleksandar Vučić, che però non ha preso la parola.

Belgrado 24 febbraio 2023 (foto M. Moratti)

Belgrado 24 febbraio 2023 (foto M. Moratti)

La posizione del governo

Come largamente anticipato, non erano presenti alla manifestazione membri del governo serbo, mentre nel pomeriggio, la premier Ana Brnabić e tre ministre hanno partecipato all’apertura della mostra di fotografie che ricordano la resistenza ucraina, ma la premier non ha rilasciato dichiarazioni in proposito. Va notato però che solo poche ore prima anche la Serbia aveva votato a favore della risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU che chiedeva la fine della guerra ed il ritiro immediato della Russia dall’Ucraina. La risoluzione è passata con 141 voti a favore, tra cui appunto la Serbia, 7 contrari e 32 astenuti.

Il governo serbo continua quindi la cosiddetta “politica delle due sedie”, in linea con le sue precedenti posizioni, ma senza prendere una posizione netta sulla spinosa questione delle sanzioni. Non vi è stata nessuna sorpresa in questo senso e non era ipotizzabile che vi fosse. Al momento gran parte dell’attenzione del governo serbo è concentrata sulla questione del Kosovo, dato che da molte parti si ipotizza che oggi, lunedì 27 febbraio, vi possa essere l’accettazione del piano franco tedesco.

Belgrado 24 febbraio 2023 (foto M. Moratti)

Belgrado 24 febbraio 2023 (foto M. Moratti)

Nessun incidente né contromanifestazione… o quasi

La marcia, sebbene non fosse la prima iniziativa di questo genere, è stata senz’altro la manifestazione che da un anno a questa parte ha radunato più persone. Si calcola che vi abbiano partecipato diverse centinaia di manifestanti: oltre ai numerosi russi e ucraini presenti a Belgrado, era visibile la presenza della società civile e numerosi cittadini serbi. Sia la marcia che le altre manifestazioni si sono svolte in un clima sereno e senza incidenti.

Contrariamente ad un anno fa, quando ad inizio marzo 2022, vi era stata un’ampia manifestazione in favore della Russia, quest’anno il governo serbo apparentemente ha vietato tali manifestazioni . Le organizzazioni di estrema destra come Narodna Patrola si sono pertanto limitate ad organizzare una veglia di preghiere per chiedere la liberazione di tre loro membri che, al grido di “Serbia, Russia”, solo dieci giorni fa sono stati arrestati per aver cercato di far irruzione nella presidenza serba , in segno di protesta per gli accordi sul Kosovo. In quell’occasione erano state annunciate contromanifestazioni in occasione del primo anno di guerra in Ucraina. Venerdì sera si è tenuta una veglia di preghiere. La veglia inizialmente doveva tenersi in chiesa e si è invece svolta all’esterno della chiesa… perché la chiesa era chiusa: la veglia si è quindi trasformata in una manifestazione di alcune decine di persone e non vi sono stati incidenti. Come detto, ad eccezione di questa manifestazione, a cui comunque vi hanno partecipato anche rappresentanti delle forze della destra serba, non vi sono state altre manifestazioni di grossa portata.

Il sostegno per l’Ucraina sembra crescere in Serbia, almeno a giudicare dai numeri. Il governo però continua a mantenere la propria linea. In questo modo l’intreccio tra sanzioni alla Russia, richieste dell’UE e questione del Kosovo continua, così come continua la politica delle due sedie, sempre più traballanti però, su cui si basa il governo Vučić. La possibile firma dell’accordo sul Kosovo sarà il prossimo episodio di questa vicenda.

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