Belgrado e Ljubljana a Civitas

La difficile situazione infrastrutturale nella capitale serba, che negli ultimi anni ha accolto 180.000 profughi, e la questione della costruzione di una moschea a Ljubljana al centro degli interventi degli amministratori locali di Serbia e Slovenia

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Radmila Hrustanovic

Venerdì 30 aprile, a Padova, nell’ambito di Civitas, si è tenuta la conferenza "Verso una Europa allargata delle città per i diritti umani". L’incontro, organizzato dal Comune di Venezia e moderato dal sindaco Paolo Costa, ha coinvolto rappresentanti di diversi governi locali dell’Europa allargata, provenienti da Francia, Italia, Estonia, Slovenia, Germania e Repubblica Ceca. All’incontro, che ha messo in luce il ruolo potenziale delle municipalità nella costruzione della nuova Europa, a partire dalla dichiarazione nota come "Carta Europea dei Diritti Umani nella Città", aperta alla firma a St. Denis (F) il 18 maggio del 2000, sono intervenute anche la sindaca di Belgrado, Radmila Hrustanović, e la consigliera comunale di Ljubljana, Metka Tekavćić. Di seguito una sintesi degli interventi e una nostra breve intervista con la sindaca di Belgrado.

Radmila Hrustanović, intervenuta nel corso della mattinata, ha declinato in maniera molto concreta la tematica dei diritti umani, evidenziando cosa questo significa per i cittadini della capitale serba. La città, bombardata cinque anni fa dagli aerei dell’Alleanza Atlantica, ha bisogno anzitutto di acquedotti, strade e marciapiedi – ha sottolineato la Hrustanović – e di rispondere alla pressante esigenza di servizi, specie nel settore sociale.
La sindaca ha poi ricordato che i partiti democratici hanno assunto il governo della città solo tre anni fa, ereditando una situazione disastrosa. Oggi, secondo la Hrustanović, sono stati fatti importanti passi in avanti: "Anche se i nostri bisogni materiali sono ancora forti, iniziamo a prendere in considerazione anche i diritti culturali."

Nello spazio ex jugoslavo, ha rilevato la sindaca, sono le città ad essere nella posizione migliore per poter avviare un processo di riconciliazione, anche se – ha ricordato la Hrustanović: "E’ più facile restaurare degli edifici che gli animi delle persone."
"In questa occasione – ha sottolineato infine la sindaca – voglio esprimere i miei complimenti alle città di Tallinn e di Ljubljana, qui presenti, che entrano nella Unione Europea. Anche se, insieme a questi complimenti, c’è la tristezza per la nostra esclusione. Ciò nonostante, per noi è importante essere qui, perché noi siamo Europa."

La rappresentante del Comune di Ljubljana, consigliere Metka Tekavćić, ha preso la parola dopo la sindaca di Belgrado ricordando una questione di estrema attualità per la propria città: il referendum convocato – e vinto – dalla destra slovena per respingere il progetto di costruzione di una moschea nella capitale. A questo proposito, la consigliera si è espressa in maniera decisa:

"Il rispetto dei diritti dell’uomo – ha sottolineato la Tekavćić – rappresenta un caposaldo della nostra azione di governo. In Slovenia esiste una minoranza di circa il 5% dei cittadini che sono di religione musulmana. Noi siamo obbligati dalle risoluzioni delle Nazioni Unite, dalla Carta di Barcellona del ’98 e dalla Costituzione del nostro Paese a garantire il diritto di questi cittadini a professare la propria religione. Siamo l’unica capitale europea a non avere una moschea. Anche se un referendum civico si è espresso contro il progetto – sostenuto dal consiglio comunale e dal sindaco – di edificazione della moschea, noi non crediamo che la maggioranza possa decidere sul diritto di una minoranza."
La consigliera Tekavćić, nel rivolgere gli auguri alla città di Belgrado perché anch’essa possa al più presto entrare a far parte della UE, ha poi concluso ricordando che la Corte Costituzionale della Slovenia sta deliberando sul significato del recente referendum e che questa questione non può quindi essere considerata conclusa.

Intervista a Radmila Hrustanović, sindaca di Belgrado

Osservatorio sui Balcani: Nel vostro intervento alla conferenza della mattina avete messo in relazione i diritti umani in generale con le difficoltà che la città incontra, riguardo l’acqua potabile, le scuole ecc. Qual è la situazione oggi a Belgrado da questo punto di vista dei diritti umani?

Radmila Hrustanović: Direi molto meglio di quanto non fosse 3 anni fa, quando abbiamo vinto alle elezioni in cui Milošević è uscito dal potere. Nel mese di settembre del 2000 l’allora opposizione prese il potere e anche noi a Belgrado siamo saliti nell’amministrazione locale. Ma abbiamo trovato una città completamente abbandonata, rovinata, con le conseguenze dei bombardamenti della NATO, delle sanzioni e dei mancati investimenti nelle infrastrutture urbane. Penso che abbiamo fatto parecchio in questi quattro anni, penso che abbiamo lavorato molto soprattutto nelle infrastrutture della città. Penso che si debba parlare del diritto alla istruzione, ma devono esserci le scuole, devono esserci gli edifici, devono esserci i luoghi sanitari, devono esserci le finestre che funzionano, allora sì che un bambino può andare a scuola. Pertanto i diritti fondamentali, i diritti umani, passano attraverso la soddisfazione dei bisogni elementari. Io credo che la vita oggi a Belgrado sia molto meglio di quando si viveva sotto Milošević.

OB: Tutti parlano di Europa e di Unione Europea, ma quale Europa desiderate? Cosa può offrire la Serbia all’Europa?

RH: Dunque, io credo che l’Europa debba essere costruita su basi che siano uguali per tutti, quindi se vogliamo essere un partner alla pari dell’Europa dobbiamo avere un mercato comune, avere gli stessi interessi, perché credo che non ci siano investimenti per amore, ma solo se si hanno determinati interessi consistenti nella realizzazione del profitto. Quindi, noi dobbiamo introdurre quella tecnologia che l’Europa già conosce e che la Serbia naturalmente ancora non possiede. Dobbiamo fare in modo che la merce della Serbia diventi appetibile e concorrente con la merce dell’Europa, per la qualità, per gli standard, per i prezzi, ecc. Dobbiamo lottare per un ambiente più sano, per l’ecologia per la protezione dei fiumi Danubio e Sava e così via. Dobbiamo accettare gli standard dell’Unione Europea e con ciò diventare un partner a pari diritto.

OB: Ci sono ancora conseguenze dei bombardamenti del ’99?

RH: Credo che le conseguenze ci saranno ancora per parecchio tempo. Non si tratta solo della distruzione fisica dei palazzi, ma ci sono conseguenze sanitarie, conseguenze ambientali ed io semplicemente penso che il bombardamento della NATO sia stato un []e.

OB: Ricevete qualche aiuto dall’Unione Europea?

RH: A questo riguardo no, purtroppo no.

OB: Recentemente è stata adottata in Serbia una legge sulla decentralizzazione e l’autonomia dei governi locali. Di quali poteri gode il sindaco di una città come Belgrado?

RH: Con la nuova legge attualmente in vigore il sindaco ha un grande potere, con questa legge il sindaco viene eletto direttamente dai cittadini, però è in preparazione una modifica di legge, che probabilmente verrà adottata, con la quale il potere del sindaco verrà diminuito e verrà eletto dal parlamento della città. Vedremo cosa succederà e se Belgrado tornerà indietro.

OB: Un’ultima questione, cosa può dire circa il problema dei profughi a Belgrado?

RH: Belgrado ha 180.000 profughi. La maggior parte di queste persone è senza lavoro, senza appartamento, senza denaro. Questo è un grosso problema e solo insieme possiamo fare in modo che l’economia si metta in funzione, per poter realizzare un futuro migliore per i profughi.

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