Baška, il turismo, i limiti
Come in altre zone delle costa croata, anche a Baška, comune sulla punta meridionale dell’isola di Veglia, l’amministrazione locale si trova ad affrontare spopolamento nei mesi invernali e saturazione in quelli estivi. Ne abbiamo parlato con il sindaco, Toni Juranić
Quali sono le difficoltà principali che si ritrova a gestire in un comune come Baška, piccolo in inverno e dove poi, in estate, esplode la presenza di turisti?
È sicuramente fonte di grandi problemi, innanzitutto per le infrastrutture comunali. A Baška abbiamo 1700 residenti, mentre d’estate con i turisti e i “vikendisti”, cioè coloro che hanno qui la seconda casa e vengono nel weekend da Fiume, Zagabria e altri luoghi continentali, oltre alla migrazione giornaliera (cioè di coloro che vengono in giornata per godere delle sue bellezze naturali) arriviamo a 17-18mila presenze. Quindi ben dieci volte il numero dei residenti, con un arrivo massiccio di auto che riempiono strade e parcheggi, spazi che ci mancano.
Un problema di non facile soluzione, quello della grande differenza di presenze tra l’inverno e la stagione turistica, che colpisce non solo Baška ma tutti i centri costieri della Regione litoraneo-montana. Significa, ad esempio, che le condutture dell’acquedotto devono avere capacità superiore, e così anche le fognature, come anche i luoghi dove parcheggiare le auto.
Dal turismo è vero che arrivano grandi introiti, ma è anche vero che, con questa grande oscillazione di persone sul territorio, ci ritroviamo a spendere molto per la manutenzione delle infrastrutture pubbliche e per assicurare i servizi comunali.
Quali sono i progetti principali di sviluppo del comune in corso?
Quando sono diventato sindaco di Baška, il settore privato presentava uno standard abbastanza elevato grazie al turismo, mentre quello pubblico aveva ancora delle mancanze. Per cui ho considerato prioritario colmarle e abbiamo investito parecchio. Abbiamo costruito il nuovo nido e la scuola materna, con standard europei, ristrutturato la scuola e costruito una nuova palestra e poi abbiamo investito nelle strutture comunali: strade, acquedotto, fognature, insomma le infrastrutture in generale.
Nel piano regolatore abbiamo previsto l’aumento delle zone di parcheggio. Entro l’anno siamo poi in dirittura di arrivo con la fine del progetto di allargamento del porto grazie a fondi europei, e poi abbiamo in progetto la costruzione di un parco solare per la produzione di energia elettrica.
Stiamo anche lavorando alla messa in opera della fibra veloce, perché al momento la rete è un po’ lenta in alcune zone del paese, ed è di grande importanza oltre che per il settore privato, per il funzionamento del settore pubblico. Anche in questo caso abbiamo usato fondi europei nell’ambito di un progetto che ha coinvolto tutta l’isola. Il progetto vale 10.550.000 Euro [il progetto “SMOK – Svjetlovodna mreža otoka Krka ” prevede la messa in opera del Next Generation Access – NGA con un cofinanziamento di 7.646.000 euro a fondo perduto, dai fondi di coesione dell’UE, ndr] ed è previsto che si concluda il 31 ottobre 2023. Sul territorio del comune di Baška avremo 1500 nuovi attacchi di internet veloce, con una velocità di 100 Mbit/sec.
Per migliorare i servizi, per chi abita qui tutto l’anno, il comune ha risorse a sufficienza?
Ovvio che i soldi mancano sempre nei nostri budget, ma abbiamo deciso di andare incontro soprattutto ai giovani, con una serie di iniziative. Ad esempio, il nido da noi è completamente gratuito. Poi, per sostenere la natalità, abbiamo emesso assegni alla nascita dei figli: per il primo figlio 5mila kune (663 Euro), per il secondo 7 (929 Euro), per il terzo 10mila (1.327 Euro) e così via. Abbiamo un programma di borse di studio, dai 150 ai 200 Euro, che per le condizioni di vita in Croazia è una somma abbastanza alta. Una parte di queste spese viene coperta dalla stato, una parte la copriamo noi con il budget comunale.
Tutto questo per cercare di spingere i giovani a rimanere a vivere qui e per rendere la loro vita più semplice e serena. Sappiamo che qui, come in tutta la Croazia ma anche in altri paesi europei come l’Italia, si riduce ogni anno il numero di residenti giovani e quindi la popolazione ha un’età media sempre più alta, con tanti anziani.
Sempre con lo stesso obiettivo, tramite la APN (Agencija za pravni promet i posredovanje nekretninama – Agenzia per le transazioni e la mediazione immobiliare) abbiamo costruito 13 appartamenti a Jurandvor (piccolo insediamento a 2 km dal centro di Baška) per singole persone, o coppie giovani, che non avevano alcuna altra proprietà immobiliare dove poter vivere, che abitavano in casa con i genitori o i nonni, per una spesa totale di circa 2 milioni di Euro. È un progetto iniziato due anni fa e concluso quest’anno; hanno potuto acquistarli ad un prezzo calmierato, al massimo a 1.350 Euro al mq, cifra che per la Croazia, ma soprattutto per Baška, è favorevole. È un programma che lo stato ha realizzato in tutto il paese con il coinvolgimento delle municipalità.
Con ciò, non abbiamo dimenticato gli anziani. Abbiamo un programma sociale a sostegno di chi ha paghe o pensioni basse, sebbene di casi di questo tipo a Baška ce ne siano, per fortuna, molto pochi. Per cui chi ha una pensione bassa, ad esempio, è esonerato dal pagamento delle tasse comunali, offriamo sovvenzioni mensili per riuscire a vivere con l’inflazione in crescita e questa crisi che sta colpendo l’Europa.
Nei progetti europei come viene coinvolto il comune? Avete un funzionario interno che se ne occupa?
Per quanto riguarda i progetti europei, per noi è stata una vera sfida. All’inizio abbiamo utilizzato consulenti esterni, mentre da poco tempo abbiamo una persona interna che ha questo compito. Quindi seguire i bandi, ricercare fondi, etc. Ma devo dire che abbiamo lavorato bene finora con la gli uffici della Ponikve per quanto riguarda progetti con grossi capitali. È un’azienda pubblica, che opera su tutta l’isola di Veglia, i cui fondatori sono tutte le autonomie locali dell’isola e quindi la Città di Krk e sei comuni: Baška, Dobrinj, Malinska-Dubašnica, Omišalj, Punat, Vrbnik.
Possiamo dire che la Ponikve è l’azienda che gestisce tutti i progetti che vedono l’investimento di grandi capitali. Come ad esempio il grande progetto ancora in corso di trattamento delle acque reflue su tutta l’isola , quindi anche a Baška, realizzato con parecchi milioni di Euro provenienti a fondo perduto dai fondi delle politica di coesione Ue.
È molto più facile se operiamo come isola, anziché come singola autonomia locale e ognuna per sé… Quindi, superando ogni orientamento politico, da destra a sinistra, siamo tutti coinvolti e i nostri obiettivi sono molto chiari e condivisi in direzione dell’indipendenza energetica e di un’isola verde. Per fare un piccolo esempio, con un investimento minimo nel mio comune abbiamo cambiato tutta la vecchia illuminazione pubblica che era ecologicamente insostenibile, sostituendole con lampade LED. Grazie a questo stiamo risparmiando il 55% della spesa energetica precedente, il che significa una minore uscita dal budget comunale. L’abbiamo realizzata con un prestito della Banca croata per la ricostruzione e lo sviluppo ad un interesse bassissimo, dello 0.01%.
In futuro, abbiamo già in progetto di rendere questa illuminazione regolabile a seconda delle necessità, delle ore del giorno, dell’affluenza turistica…
C’è una tassa turistica che entra direttamente nelle casse del comune?
Sì, ne abbiamo due. Una è la tassa di soggiorno, che in parte va allo allo stato, una parte per servizi come la Croce Rossa e la Protezione civile, circa il 70% resta alla Comunità turistica (Turistička zajednica) e di cui, come previsto per legge , il 30% deve essere reinvestito in sviluppo di infrastrutture e simili rivolte al turismo.
Poi c’è la tassa ecologica, che viene versata dagli affittuari, 30 centesimi a notte per turista. È una tassa che è stata applicata per prima a Baška e in alcuni centri costieri adriatici, che entra direttamente nel bilancio del comune. Per legge è una somma utilizzata per fini “ecologici” quindi la pulizia, per promuovere l’integrità ecologica e preservare le risorse naturali. Pensiamo di toglierla in futuro, se non l’anno prossimo quello dopo, per alleggerire i cittadini che stanno patendo l’aumento del costo della vita.
Quindi in generale significa che, per fortuna o per sfortuna, le nostre entrate sono direttamente legate al turismo, viviamo una specie di “monocultura”. Sia dirette che indirette, perché se domani venisse a mancare il turismo, penso che potremmo chiudere a chiave il comune. Il che va bene, finché c’è pace, finché non c’è una guerra, una crisi. È un settore molto sensibile e che dipende da diversi fattori, basti vedere cosa è accaduto durante la pandemia da Covid, ora c’è la guerra in Ucraina, ma ci ricordiamo anche durante la guerra nei Balcani…
Tra dieci anni che cosa auspica, un aumento delle presenze turistiche?
No, ritengo che Baška abbia raggiunto il massimo delle sue capacità di accoglienza, se consideriamo le sue risorse naturali come la spiaggia ma anche per le infrastrutture presenti. Penso si debba proseguire a lavorare sull’offerta di qualità, sia nel privato che nel pubblico, e chiaramente far pagare questa qualità. Non possiamo arrivare a vietare di venire a Baška, come pensato per Venezia, ma con l’offerta di servizi di alta qualità e prezzi più alti ridurrà l’arrivo di un numero eccessivo di turisti. Un aumento di turisti ci sarà, ma non devono esserci picchi o eccessi.
Considerate che Baška negli ultimi anni ha prodotto più di un milione di singoli pernottamenti di turisti, che per la grandezza del nostro comune è tantissimo. Provate a pensare che Abbazia, comune costiero di 10mila abitanti vicino a Fiume, ne conta molti meno e si tratta di un turismo distribuito su tutto l’anno. Mentre noi subiamo un picco altissimo in estate, nonostante si sia distribuita un poco la presenza dei turisti anche a maggio-giugno e ottobre-novembre. La troppa concentrazione provoca disagi e probabilmente anche nervosismo nei residenti.
Lei ha accennato al progetto di un parco solare per la produzione di energia elettrica in cui il comune ha un ruolo cruciale…
Sì, ma ad essere sincero se avessi saputo prima delle difficoltà e degli ostacoli a questo progetto, non so se mi ci sarei impegnato… sulla burocrazia amministrativa tutti in Croazia si inceppano. Si parla tanto di sviluppo di energia sostenibile ma poi quando vedi la quantità di carte e documenti da preparare ti ritrovi 100 e più problemi. Ne risolvi uno, finalmente tiri il fiato, ma subito dopo se ne presenta un altro.
Abbiamo iniziato a pensare al parco fotovoltaico circa otto anni fa, forse anche di più. Ad oggi abbiamo tutte le carte, possiamo cominciare i lavori ma dato che il progetto era stato disegnato e pensato così tanti anni fa, è già invecchiato. Oggi, per dire, i pannelli fotovoltaici di ultima generazione hanno prestazioni maggiori, per cui dobbiamo aggiornare il progetto e partire con una struttura più moderna, con un numero minore di elementi che produrranno però la stessa potenza di 5 Megawatt prevista nella prima versione per una spesa di 5,5 milioni di Euro.
Si tratta di un progetto più conveniente rispetto ad otto anni fa, sia che lo si realizzi con fondi nostri o con dei prestiti, e riusciremo a rientrare della spesa in poco tempo. Con l’idea poi di realizzarne un altro, sempre con potenza di 5 Megawatt, con il guadagno dal primo.
Il parco solare Barbičin verrà realizzato su un pianoro alle spalle del paese, su 15 ettari totali.
Avevamo pensato di coinvolgere anche i singoli cittadini, con i loro investimenti, realizzando una specie di società per azioni. Rimane l’idea ma lo faremo in una seconda fase, vorremmo prima che i cittadini cominciassero a percepire il parco fotovoltaico come parte della loro comunità, un passo significativo verso lo sviluppo sostenibile ed ecologico del paese, vedendo anche la riduzione della spesa in bolletta. Prevediamo di partire con i lavori alla fine di quest’anno, al più tardi ad inizio 2024, e concluderli in circa tre mesi.
L’idea è di vendere in una prima fase l’energia inserendola nella rete generale mentre nella seconda fase usare i nuovi 5 KW per i bisogni del comune ed eventualmente con contratti ad hoc fornire energia ai residenti a prezzi favorevoli.
Tra gli investitori, ci sono anche altri enti locali?
Avevamo provato con altri comuni, ma hanno investito in minima parte per ora, diciamo delle cifre “simboliche”, sui 20-30mila Euro. Per altro, eravamo pronti a realizzarlo comunque da soli perché pensiamo che convenga e abbia un futuro importante la produzione di energia pulita, attraverso il sole, il vento e l’acqua. Chiaro che con le pale eoliche con minor occupazione di terreno si produce più energia, ma in questa zona, come tutta la costa, abbiamo un lungo periodo e tante ore al giorno di esposizione al sole, per cui risulta altrettanto redditizio puntare sull’energia solare.
Mentre per il porto che cosa avete fatto finora e cosa prevedete per il futuro?
Il progetto , che prevede quattro fasi, è in realtà in capo alla Capitaneria di porto di Veglia che ha firmato un contratto con il ministero del Mare, dei trasporti e delle infrastrutture (Ministarstvo mora, prometa i infrastrukture ) che ha assicurato per le prime due fasi 5.463.706 Euro, di cui 5.270.419 cofinanziato dall’Ue con fondi per la coesione e la restante minima parte coperta dal ministero. Le prime due fasi sono concluse, cioè l’allungamento dei due moli principali: la “Vela riva”, costruita nel 1892, allungata di 50,55 metri e la “Mala riva”, allungata di 105 metri, con relative colonnine per la fornitura di energia elettrica alle imbarcazioni da diporto.
Ad aprile inizia la seconda e a seguire la terza fase, per una spesa totale di circa 2 milioni di Euro, con cui allargheremo il molo vecchio chiamato “Garofulin”. All’interno dello spazio acquatico del porto realizzeremo poi altri moletti e pontoni. Entro l’inizio dell’anno prossimo il porto offrirà quindi 243 attracchi nuovi, di cui 93 ad uso comunale e 150 per il diporto. Fino ad oggi, i diportisti che arrivavano non avevano dove attraccare e quindi ripartivano per altri porti in Dalmazia. Grazie a questa ristrutturazione potranno restare più giorni, dormire a terra, mangiare nei ristoranti e quindi i nuovi moli rappresentano una nuova offerta turistica.
Il turismo a Baška
Il turismo a Baška inizia a svilupparsi all’inizio del XX secolo, precisamente nel 1904, quando Baška conta quattromila abitanti compresi i paesini di Draga Bašćanska, Jurandvor e Batomalj. A quell’epoca era soprattutto un centro marittimo e commerciale. Gli abitanti di Baška si occupavano di pesca, agricoltura e commercio di vino, legna, olio e mattoni. Si veda la ricostruzione storica di come si è sviluppato il turismo nei decenni successivi, su "Visit Baška".