Balcani in lotta, per salvare la lotta
La lotta (libera e greco-romana), uno degli sport nobili ereditati dalle olimpiadi classiche, è destinata a sparire dal programma di quelle moderne, a partire dal 2020. La decisione, presa dal comitato esecutivo del CIO non è definitiva, e dovrà essere ratificata dall’assemblea il prossimo settembre. Le speranze di salvare la lotta, però, sembrano ridotte al lumicino.
A condannare le due versioni dello sport, la greco-romana (nel programma dal 1896) e la libera (dal 1904) sono audience televisiva, vendita di biglietti, numero di praticanti e attrattiva sui giovani: tutti parametri evidentemente considerati dal CIO come insufficienti.
Molte nazioni, tra cui Stati Uniti, Giappone e Federazione Russa hanno reagito duramente, definendo la decisione ingiusta e immotivata. In buona parte dei Balcani, però, la scomparsa della lotta ha il sapore della tragedia sportiva.
In Turchia, la lotta è sport nazionale: di 88 medaglie conquistate nella storia dal paese alle Olimpiadi, 56 sono arrivate proprio dalla lotta. Per Hamza Yerlikaya, ex campione olimpico e mondiale, oggi presidente della Federazione turca di lotta, eliminare lo sport significherebbe “spezzare la spina dorsale alle Olimpiadi”.
La Turchia è uno dei candidati forti ad ospitare l’edizione estiva dei Giochi nel 2020. In caso di vittoria, lo smacco di organizzare dei giochi senza “lo sport degli sport” sarebbe forte. Il turco Ahmet Ayık, vice presidente della Federazione Internazionale delle Lotte Associate, ha ammesso che le complicate regole attuali hanno allontanato il pubblico dallo sport, e ha proposto cambiamenti radicali da applicare subito. “Non è minimamente possibile pensare ad Olimpiadi senza lotta”, ha poi ribadito Ayık.
La possibile retrocessione della lotta ha sollevato grida di dolore anche in Macedonia. Anche qui la tradizione è forte: lottatori macedoni hanno partecipato alle Olimpiadi dal 1964, vincendo numerose medaglie. Dalla lotta è arrivata anche l’unico successo olimpico della Macedonia indipendente: il bronzo di Mogamed Ibragimov conquistato ad Atene nel 2000.
Stesse voci preoccupate nella vicina Bulgaria, vincitrice nella lotta di ben 68 medaglie olimpiche, l’ultima delle quali a Londra 2012. Da vero mastino, il presidente della federazione bulgara Valentin Yordanov, campione olimpico e sette volte campione mondiale, ha annunciato di essere deciso a battersi “insieme a tutta la comunità della lotta, per rimediare a questa decisione ingiusta”.
Riuscirà il peso della tradizione (anche balcanica) a vincere l’immane potere dell’audience?
LINK: Today’s Zaman, Dnevnik, Trud
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