Azerbaijan: oro bianco, lavoro nero
L’Azerbaijan cerca, dopo la crisi del petrolio, di differenziare l’economia puntando sulla produzione del cotone. Un tempo fiorente industria del paese, oggi questo settore impiega lavoratori in nero e sottopagati che lavorano in condizioni estreme
Il 21 agosto 2018, un tribunale regionale di Imisli ha deliberato il rilascio di tre uomini agli arresti domiciliari. Tutti e tre erano stati arrestati in seguito all’avvelenamento di massa di circa 200 lavoratori che raccoglievano cotone nelle regioni di Tartar, Saatli e Imisli.
In totale, dieci funzionari sono stati arrestati e un’indagine penale è stata avviata dal Dipartimento investigativo per crimini gravi dell’Ufficio del Procuratore generale. Due degli arrestati erano dipendenti di MKT Production Commercial e CTC Agrp, due società che dominano l’industria del cotone azera. Finora, i tribunali regionali hanno deciso di rilasciare sei sospetti sui dieci che erano agli arresti domiciliari.
La febbre del cotone
Il 17 settembre 2016, il presidente Ilham Aliyev ha visitato quella che era la regione del cotone dell’Azerbaijan, Sabirabad. Lì ha parlato dei progressi del paese dopo la sua elezione nel 2003 e di tutto il lavoro che il governo ha fatto per lo sviluppo regionale. Ha definito il declino della produzione di cotone come uno dei risultati diretti dell’economia di mercato e della mancanza di interesse nello sviluppo dell’agricoltura del paese. Ed è proprio qui che lo stato ha deciso di intervenire, ha spiegato.
"È stato deciso […] che, poiché la maggior parte delle questioni relative alla produzione alimentare e alla sicurezza alimentare […] sono state risolte, lo stato dovrebbe fornire maggiore sostegno allo sviluppo agricolo e avere un maggiore coinvolgimento in questo settore". Il sostegno, ha spiegato il presidente, aiuterebbe gli agricoltori a "risolvere i loro problemi" ripristinando le "industrie tradizionali", in recessione.
Un anno dopo il discorso di Aliyev a Sabirabad, il 13 luglio 2017 è stato approvato un nuovo programma statale per aumentare la produzione di cotone sino a 500.000 tonnellate entro il 2022.
Gli esperti ritengono , tuttavia, che l’improvviso interesse per il rilancio delle infrastrutture agricole e in particolare dell’industria del cotone non sia affatto collegato alla buona volontà e al pensiero strategico delle autorità, ma alla recessione in atto all’epoca.
Nel 2014 l’Azerbaijan è stato infatti colpito dal calo globale dei prezzi del petrolio. Con il crollo della tradizionalmente popolare industria petrolifera, che rappresentava il 90% delle esportazioni dell’Azerbaijan, il governo era alla disperata ricerca di altre fonti di reddito .
Il cotone, spesso chiamato "oro bianco", era una delle maggiori esportazioni dell’Azerbaijan sovietico.
Nel 1981, l’Azerbaijan produceva 831.000 tonnellate di cotone e nel 1997 le esportazioni di cotone valevano 124 milioni di dollari. Ma la mancanza di interesse per ulteriori politiche di sviluppo agricolo, il rapido invecchiamento della tecnologia e l’indifferenza crescente verso il cotone dovuta ai margini bassi che vi si ottenevano hanno presto impoverito quest’industria.
Nel 2017 le esportazioni erano scese a 24,2 milioni di dollari, mentre la produzione si attestava a 207.000 tonnellate secondo i dati dell’Ufficio Statistiche dell’Azerbaijan.
Erbicidi scaduti, lavoratori avvelenati, nessun responsabile
Il 10 giugno scorso, 24 lavoratori sono stati ospedalizzati nella regione di Saatli. Il 16 giugno, altri 14 lavoratori sono stati ricoverati nella regione di Tartar. Quattro giorni dopo, un altro caso di lavoratori avvelenati. E il 21 giugno, circa 100 lavoratori sono stati portati in un ospedale nella regione di Imisli.
Secondo testimoni e altri lavoratori i numeri erano più alti , ma sono stati deliberatamente abbassati dai funzionari locali. Anche i medici hanno detto che non si trattava di avvelenamento, ma piuttosto di eccessiva esposizione al sole.
Non ci sono ancora informazioni sul numero esatto di lavoratori ospedalizzati, né sulle cause.
Una recente inchiesta di Ifact Georgia, tuttavia, racconta una storia diversa. Ci sono prove che nei campi di Saatli sia stato usato il Trifluralin, un diffuso erbicida, che deve essere maneggiato solo con indumenti speciali. Ma gli operai che erano stati portati nel campo a Saatli a giugno indossavano pochi indumenti protettivi: solo maniche lunghe, guanti e sciarpe per coprire il volto.
Secondo l’inchiesta e le interviste, non erano stati informati che i campi erano stati spruzzati di erbicida. La stessa inchiesta ha anche scoperto che il pesticida usato a Imisli è prodotto in Azerbaijan da Gilan Holding, una società che, come rivelato da una recente inchiesta dell’OCCRP , aveva legami con le due figlie di Ilham Aliyev. I contenitori trovati nei campi avevano come data di scadenza marzo 2012.
Il costo umano di una politica governativa
Il prezzo da pagare per gli obiettivi stabiliti dal programma statale sulla coltivazione del cotone è una serie di violazioni, su cui il governo locale sembra disposto a chiudere gli occhi. Violazioni dei diritti, salari infimi e il monopolio dell’industria lasciano i lavoratori in condizioni disperate. Molti di quelli ospedalizzati sono tornati subito al lavoro, dicendo che avevano bisogno di soldi. I lavoratori spesso non hanno contratti né assicurazioni e non guadagnano praticamente nulla, in media da 8 a 10 manat (4-10 euro) al giorno. Esiste anche il lavoro forzato e non pagato.
L’esperto di agricoltura Vahid Maharramov afferma che alle istituzioni governative vengono prefisse alcune quote da raggiungere ed è per questo che ci sono state segnalazioni di insegnanti, studenti, medici e altri funzionari pubblici al lavoro nei campi negli ultimi due anni. Un funzionario del ministero dell’Agricoltura ha ammesso che dipendenti e studenti statali sono stati inviati a raccogliere cotone, negando però qualsiasi responsabilità.
Il programma statale per lo sviluppo del cotone afferma che le sovvenzioni nella misura di 0,1 manat per ogni chilogrammo di cotone consegnato servono da incentivo, ma gli esperti non sono d’accordo. Maharramov ritiene che questi sussidi facciano ben poca differenza per gli agricoltori, specialmente quando gli agricoltori vendono il cotone ad un prezzo stabilito che è inferiore al valore di mercato.
C’è un altro danno immediato all’economia di cui pochi funzionari sono disposti a parlare. Il cotone ha occupato circa 50.000 ettari di terra che erano normalmente utilizzati per l’allevamento. Di conseguenza, l’importazione di prodotti di origine animale è triplicata negli ultimi due anni e così i prezzi.
Mentre rilanciare l’agricoltura, e in particolare l’industria del cotone, una volta altamente redditizia, potrebbe essere un bene per l’economia e l’occupazione del paese, questo approccio – assenza di un sistema di controlli, di equilibri, di trasparenza e in violazione dei diritti dei lavoratori – è fin troppo comune per le autorità azere. Una soluzione di comodo: infrastrutture inadeguate e grandi aspettative, il tutto a scapito del lavoro e della salute delle persone.