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Azerbaijan: operazione PR
Le autorità azere intensificano gli sforzi per dare una lucidata all’immagine del Paese all’estero assumendo agenzie di pubbliche relazioni e lobbisti in tutta Europa. Riusciranno i sontuosi convegni d’affari ed eventi culturali a far dimenticare carenze democratiche e violazioni dei diritti umani?
In un articolo recentemente pubblicato sulla rivista tedesca Spiegel compare una foto del presidente azero Ilham Aliyev e della moglie (e icona fashion) Mehriban Aliyeva. La didascalia riassume la nuova e sempre più lampante filosofia della politica estera azera: "Il Paese sta cercando di migliorare la propria immagine all’estero e spende ingenti somme per assumere esperti di pubbliche relazioni e lobbisti in Germania e altri Paesi europei ".
Riviste patinate, video promozionali ed eventi "culturali" organizzati nelle capitali europee sono gli strumenti scelti per rafforzare l’immagine dell’Azerbaijan all’estero: in cui si sottolinea l’apertura agli investitori, la ricca cultura, i bellissimi tappeti, i paesaggi mozzafiato e la prelibata cucina. Oltre a questo inviti a conferenze organizzate a Baku, con copertura da parte del governo di tutti i costi compresi viaggi in prima classe e soggiorni in hotel di lusso. Tutto questo sta sollevando molte perplessità tra i critici del regime.
Lo sforzo per migliorare l’immagine dell’Azerbaijan è ben visibile anche in loco. La capitale è pervasa da vasti lavori di costruzione, ricostruzione, e sovra-costruzione. Lo sfarzo regna sovrano: boutique di moda, hotel e una fiorente vita notturna ricordano ai visitatori che il passato sovietico di Baku è davvero lontano.
Il presidente azero non fa che magnificare i progressi compiuti dal Paese dopo la conquista dell’indipendenza. In una video intervista a Frost over the world, talk show su Al Jezeera in lingua inglese, non nasconde un sorriso d’orgoglio quando dice: "I cambiamenti sono evidenti ovunque, forse è più facile dire dove non ne abbiamo fatti". La sua vanità non vacilla nemmeno quando gli si chiede dei recenti rapporti sulle violazioni dei diritti umani e della libertà di espressione. "Nella maggior parte dei casi li ignoriamo", risponde candidamente il presidente, denunciando poi la slealtà delle critiche da parte delle organizzazioni internazionali e l’uso di due pesi e due misure quando si tratta di Azerbaijan in confronto, ad esempio, alla vicina Armenia.
Chi promuove l’Azerbaijan in Europa
Sono in molti all’estero i promoter dell’Azerbaijan. Tra questi ad esempio Hans-Erich Bilges, accanito sostenitore dell’Azerbaijan in Germania. Attualmente a capo di Consultum Communications, agenzia con sede a Berlino, Bilges ha il compito di "aiutare l’Azerbaijan a prendere una direzione più occidentale" ed è stato una delle figure chiave per la riuscita di mostre come quella organizzata a Berlino per valorizzare la ricchezza culturale dell’Azerbaijan. Presentato come mostra di tappeti, questo evento è stato uno dei tanti raduni organizzati in Europa per promuovere l’immagine dell’Azerbaijan all’estero.
Anche in Gran Bretagna, come api operose, le lobby si industriano per incrementare i traffici britannici con l’Azerbaijan. Fra di loro c’è il principe Andrea, Duca di York, entusiasta dell’Azerbaijan e delle opportunità di investimento che ha da offrire, che nel marzo scorso ha fatto pressioni su un parlamentare per rafforzare i rapporti commerciali fra i due Paesi e ha definito l’Azerbaijan un "Paese Cenerentola" con "grandi opportunità". Dal 2005 ad oggi, il Duca ha visitato diverse volte l’Azerbaijan in qualità di rappresentante speciale del Regno Unito per il commercio internazionale e gli investimenti – posizione lasciata dopo le accuse sollevate su alcuni suoi legami poco chiari con leader discutibili – nonché a titolo privato. Il principe è stato duramente criticato per i suoi stretti contatti con persone come il colonnello Gheddafi, Sakher el-Materi (genero del rovesciato presidente tunisino) e molti altri leader di Paesi accusati di violazioni dei diritti umani, repressione di manifestazioni pacifiche e molto altro ancora. Secondo un articolo del Guardian , Buckingham Palace ha respinto le accuse contro il Duca di York tra le quali anche quella di ricevere generose somme annuali da parte delle autorità azere. Nonostante tutto, il principe ha continuato a incontrare diversi leader contestati, fra cui il presidente azero.
Fariz Ismailzade, dell’Accademia diplomatica azera, interpreta queste iniziative come "sete di […] moderni strumenti diplomatici". In un articolo pubblicato sul sito della Jamestown Foundation e intitolato "L’Azerbaijan aumenta gli sforzi nel campo della diplomazia pubblica", Ismailzade scrive della crescita globale negli sforzi diplomatici "per promuovere la storia e la cultura [dell’Azerbaijan] all’estero" e osserva inoltre l’impatto positivo creato lo scorso anno dalla vittoria al concorso canoro Eurovision, con cui il duo Ell e Nikki ha assicurato al Paese il diritto di ospitare l’edizione prevista per maggio 2012.
Chi ha giocato un ruolo chiave nella vittoria ad Eurovision è la first lady in persona, Mehriban Aliyeva, ben nota per il look austero e il gusto per la moda, che ha sostenuto generosamente la canzone vincitrice "Running Scared ". Mehriban Aliyeva non è venerata solo in patria, ma anche all’estero: lo scorso novembre, un busto che la rappresenta è stato eretto sul Niagara , in Canada, durante un evento culturale dedicato alla musica mugham (il folk azero). Sotto il busto si legge: "Mehriban Aliyeva, divina musa e madrina del mugham azero". Secondo la pagina “personalità eminenti” dell’UNESCO, la signora Aliyeva "è stata designata Ambasciatore di buona volontà dell’UNESCO per le tradizioni orali e musicali" nel 2004. Nel 2010 è stata anche insignita del titolo ufficiale della Legion d’Onore dal presidente francese Sarkozy per "il servizio eccezionale e la fedeltà alla Francia". La signora Aliyeva è responsabile del comitato organizzatore di Eurovision 2012, ma questo non può certo destare sorpresa.
Per chi siede sugli scranni reali come il principe Andrea, o passa in rassegna tappeti fatti a mano come Bilges, la realtà azera che si nasconde dietro i lustrini è troppo distante per scorgerla. È il limite di queste liaison a porte chiuse esplicitamente incentrate sul business (o, apparentemente, sulla cultura), dove le violazioni dei diritti umani vengono tranquillamente ignorate. Tutto questo desta una certa preoccupazione, soprattutto se si considera che tali iniziative sono destinate a proliferare nel prossimo futuro.