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Azerbaijan: oltre il luccichio dei Giochi europei
A giugno Baku ospiterà la prima edizione dei Giochi olimpici europei. E’ l’ennesimo grande evento internazionale ospitato dall’Azerbaijan nonostante nel paese i diritti umani vengano costantemente e pesantemente violati
Tra tre mesi Baku, capitale dell’Azerbaijan, aprirà le sue porte a 6000 atleti: ospiterà infatti la prima edizione dei Giochi europei, un evento sportivo di più discipline che riunirà tutti i comitati olimpici nazionali d’Europa. Se tutto proseguirà come programmato, l’iniziativa dovrebbe tenersi ogni quattro anni.
Dal 12 al 28 giugno gli atleti si confronteranno in 20 diverse discipline in rappresentanza di 49 comitati olimpici.
Ma mentre visitatori e atleti si preparano a partire verso questa terra conosciuta per la sua bellezza e la sua scintillante modernità – come pubblicizzato dal governo del presidente azero Aliyev – è necessario analizzare i costi di tutto questo scintillio.
Baku è stata prescelta a scrutinio segreto da 50 comitati olimpici nazionali riuniti in assemblea. Non per tutti però è stata una scelta felice dato che il paese è conosciuto ad esempio per lo scandalo delle mazzette passate ai giudici della boxe a Londra 2012 oppure per il tentativo di corruzione emerso durante Eurovision 2013.
Grandi giochi, gravi conseguenze
Nel 2012 il governo dell’Azerbaijan si è buttato nel campo dell’organizzazione di grandi eventi internazionali, promuovendo l’organizzazione di Eurovision 2012, avendone acquisito il diritto con la vittoria del concorso l’anno precedente.
Avendo presente l’investimento generoso fatto dalla Russia nell’organizzazione dell’edizione 2009, l’Azerbaijan non voleva essere da meno. E non importava quanto si dovesse spendere. Furono allocati quindi dal budget pubblico 75.7 milioni di dollari, mentre poi i costi reali sono stati stimati da analisti indipendenti tra i 277 e i 712 milioni di dollari. A quanto pare Aliyev doveva mettere in ombra lo show da 44 milioni di dollari di Mosca.
Quest’anno il paese ospita un nuovo evento internazionale. Vi è chi dice che l’idea dei Giochi europei si sia concretizzata sotto la spinta dello stesso Aliyev. E si sta trasformando in un’idea molto costosa. Le autorità tengono i costi dell’iniziativa segreti ma secondo Business New Europe, magazine con sede in Gran Bretagna, la cifra complessiva si aggirerebbe sugli 8 miliardi di dollari.
Gli organizzatori ritengono comunque siano ben spesi dato che affermano che sarà “la migliore manifestazione internazionale ospitata in Azerbaijan, un evento che farà sembrare il concorso Eurovision un piccolo evento locale”. Le parole sono di Simon Clegg, direttore operativo del Comitato organizzatore dei giochi. Secondo indiscrezioni la cerimonia inaugurale sarebbe stata affidata allo stesso direttore artistico della cerimonia inaugurale di Atene 2004.
Il governo azero intanto ha ufficialmente fatto sapere che coprirà i costi di tutti i 6000 atleti partecipanti. Quando è stato chiesto a Steve Scott, del Comitato olimpico europeo, il perché di questa scelta – che non ha precedenti nel passato – la sua risposta è stata evasiva: “Avere delle sovvenzioni di sostegno, come quelle previste per i giochi olimpici estivi o invernali – o per altri grandi eventi su scala mondiale – ha giocato un ruolo importante nelle negoziazioni per istituire la prima edizione dei Giochi europei. E la richiesta era parte di quanto si chiedeva nel contratto con la città ospitante e l’obbligo posto al Comitato organizzatore di Baku 2015”.
Quindi la questione della sovvenzione dei costi avrebbe fatto parte degli obblighi per gli organizzatori. Ciononostante il comitato organizzatore ne ha parlato in pubblico solo dopo che il Guardian è uscito con la notizia che Baku pagava i costi all’intera squadra inglese, che comprende 160 persone. Una cosa che resta comunque ancora poco chiara è perché il Comitato olimpico inglese si sia affrettato ad "ammettere" che gli organizzatori coprivano tutti i costi se quest’obbligo è stato introdotto fin dall’inizio delle negoziazioni sull’assegnazione della sede?!
Dove vanno veramente i soldi
Si stima che durante la preparazione dei Giochi olimpici invernali di Sochi, nel 2014, sia sparita la metà dei 51 miliardi di dollari messi a budget dalle istituzioni russe per l’iniziativa. I Giochi europei, almeno secondo le informazioni ufficiali, costeranno all’Azerbaijan molto meno ma data la storia di dilagante corruzione del paese una dinamica simile è plausibile.
Tant’è che lo stesso Comitato organizzatore dei giochi di Baku ha tenuto a precisare, in un comunicato stampa, che “i fondi e le spese dei primi Giochi europei verranno controllati in modo rigido e il pubblico verrà costantemente informato sulla questione”. Per ora però di certo c’è solo la mancanza di informazioni.
Nell’avvicinarsi ai Giochi europei, per impedire qualsiasi campagna di consapevolezza e di informazione, il presidente Aliyev, avendo fatto tesoro di quanto accaduto nel 2012 relativamente a Eurovision, ha pensato bene di imprigionare i principali attivisti sui diritti umani nel paese. E per assicurarsi che rimangano dentro anche dopo i Giochi europei li ha accusati di gravi incriminazioni che vanno dall’evasione fiscale, all’appropriazione indebita ed altro.
A Patrick Hickley però, presidente del Comitato olimpico europeo (EOC), sembra importare poco del mancato rispetto dei diritti umani nel paese. In una recente conferenza stampa Hickley ha affermato che l’EOC non avrebbe potuto sperare in un paese ospitante migliore: “L’Azerbaijan ha le risorse finanziarie per alzare il livello dei Giochi ed è desideroso di imporsi come ospite efficiente di grandi eventi sportivi”
In un’intervista rilasciata a Euronews la sua ignoranza sulla questione è risultata ancora più evidente. Rispondendo ad una domanda sulla limitazione della libertà di stampa in Azerbaijan e l’abuso dei diritti umani nel paese Hickley ha risposto che i media accreditati che saranno a Baku durante i giochi avranno piena libertà nell’informare sull’evento.
Diversamente da Hickley però sono in molti a pensare che il fatto che “media accreditati” potranno parlare “liberamente dell’evento” non sia sufficiente ad affermare che nel paese vi sia libertà di stampa. Il 4 marzo scorso Amnesty International ha rilasciato un rapporto nel quale si sottolinea pressione e repressione sui media: “Il petrol-stato repressivo di Ilham Aliyev ha sfacciatamente aumentato il livello di aggressione nei confronti dei giornalisti nonostante le critiche internazionali”.
Secondo Amnesty International vi sono almeno 20 prigionieri di coscienza in Azerbaijan*. Secondo altre organizzazioni la lista dei prigionieri politici è vicina al centinaio. Index of Censorship – istituzione che si occupa della libertà di stampa nel mondo – ha dichiarato che il presidente Aliyev sta utilizzando i Giochi europei per coprire la sua reputazione in continuo peggioramento in merito al rispetto dei diritti umani.
La costruzione di un’immagine
In passato l’organizzazione di questi grandi eventi sportivi ha spesso dimostrato che i costi superano di gran lunga i benefici. Ma le autorità azere non sono interessate a benefici di cui possa godere il paese intero ma piuttosto stanno tentando di costruire un’immagine pulita del regime.
Uno degli atleti che verrà a gareggiare a Baku ai Giochi olimpici è Jade Jones, vincitore già di una medaglia d’oro olimpica e ambasciatore internazionale dei giochi. In un’intervista al Guardian Jones ha affermato: “Andiamo in tanti posti. Alcuni sono meglio di altri. Io vado dove devo fare il mio mestiere”.
I tempi stanno cambiando e la questione dei diritti e delle libertà si sta facendo sempre più importante. Quindi, se esistono alcuni posti che sono meglio di altri allora forse è meglio, in questi altri, non andarci proprio.
* Prigioniero di coscienza è un termine coniato dall’organizzazione internazionale Amnesty International che si batte in difesa dei diritti umani. Il termine si riferisce a chiunque venga imprigionato in base ad alcune caratteristiche: razza, religione, colore della pelle, lingua, orientamento sessuale e credo politico, il tutto senza aver usato o invocato l’uso della violenza.