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Azerbaijan: 2019, anno di maquillage
È stato un anno piuttosto convulso il 2019 in Azerbaijan, il presidente Aliyev ha dato vita ad una serie di cambiamenti, licenziamenti e sostituzioni di alti funzionari. Per chi è vicino al governo vento di riforme, per altri l’ennesimo maquillage di facciata, in vista delle parlamentari anticipate del 9 febbraio
Il 27 dicembre 2019, l’ex prigioniero politico e famoso citizen journalist Mehman Huseynov è scomparso dopo essere stato trattenuto per una protesta solitaria nel cuore di Baku. È tornato raggiungibile solo il giorno successivo. Nel suo resoconto dell’incidente, Huseynov riporta di essere stato sequestrato da una gruppo di poliziotti, percosso e portato in un luogo non identificato, dove è stato poi rilasciato. Huseynov chiedeva l’immediata liberazione del rapper Paster (Parviz Guluzade), arrestato il giorno prima.
Il ministero degli Interni si è affrettato a contestare le affermazioni di Huseynov. Il suo portavoce Ehsan Zahidov ha dichiarato che Huseynov è stato rimosso dal luogo della protesta per aver disobbedito alla polizia e disturbato l’ordine pubblico. Il ministero non ha nulla a che fare con il presunto rapimento, ha detto Zahidov, aggiungendo che, se il blogger vuole far indagare sull’incidente, è libero di presentare ricorso all’autorità competente.
Per coloro che seguono gli sviluppi in Azerbaijan, il nome di Huseynov è familiare. Il suo caso si è concluso con il botto a dicembre 2018, quando gli attivisti per la libertà in tutto il mondo si sono uniti nel chiedere alle autorità di far cadere nuove accuse contro di lui che stava già scontando una pena detentiva di due anni. Il 2019 è iniziato con ulteriori sforzi per chiedere il rilascio di Huseynov nell’ambito della campagna #FreeMehman, rilascio poi avvenuto. Huseynov non si aspettava certo che il suo nome avrebbe suonato di nuovo un campanello d’allarme tra gli attivisti per i diritti umani.
Dietro la facciata delle cosiddette riforme
Nel corso del 2019, quando il presidente Ilham Aliyev ha iniziato a licenziare alcuni dei suoi alti funzionari, alcuni osservatori si sono affrettati a celebrare il vento del cambiamento. Quando uno dei rappresentanti di lunga data del governo è stato sostituito , insieme ad altri, gli esperti hanno applaudito i tanto attesi cambiamenti. Purtroppo questi cambiamenti hanno poco valore a lungo termine, soprattutto se si considerano gli effettivi progressi e riforme.
Ad esempio, a giugno 2019, il presidente Aliyev ha annullato la propria decisione del gennaio 2019, con la quale aveva sciolto il ministero dell’Industria della Difesa. Il redivivo ministero ha trovato un nuovo – più o meno – capo: Madat Guliyev, ex capo della Sicurezza e l’uomo dietro gran parte delle torture riportate contro i prigionieri. Il capo della Sicurezza è diventato Ali Naghiyev, precedentemente vice capo dell’Anti-Corruzione sotto la Procura di Stato.
Nel 2017, un’indagine dell’OCCRP ha portato alla luce operazioni di riciclaggio di denaro compiute da Ali Naghiyev attraverso uno schema chiamato Lavanderia azera .
Il rimpasto estivo ha portato a Ramil Usubov, prima ministro degli Interni, la carica di Segretario del Consiglio di Sicurezza dello Stato, mentre il suo vice ha ereditato la poltrona ministeriale.
Il round successivo è avvenuto in ottobre, dopo che il presidente Ilham Aliyev ha criticato il ministro dell’Economia Shahin Mustafayev per i frequenti cambi delle previsioni economiche e per aver ostacolato le riforme. Mustafayev è stato poi sostituito dal tuttofare Mikayil Jabbarov, alla terza carica ministeriale dopo il ministero della Pubblica Istruzione e quello delle Imposte. Cinque giorni dopo, Mustafayev è stato nominato nuovo vice primo ministro.
È stato licenziato anche Ramiz Mehdiyev, il secondo uomo più potente del paese, capo dello staff dal 1995 e funzionario di Aliyev senior durante l’era comunista degli anni ’80. Il primo ministro Novruz Mammadov è stato sostituito dal più giovane tecnocrate Ali Asadov, e anche il suo vice Ali Hasanov è stato licenziato. Hasanov, noto per l’abitudine di lodare il presidente e le sue politiche mentre si mostrava molto aggressivo nei confronti dei critici del regime, era noto come nemico dei giornalisti indipendenti e “padre dei troll ”.
È stato invece istituito un nuovo dipartimento per i partiti politici e il legislatore, guidato dall’ex regista teatrale (non è uno scherzo) Adalat Veliyev. Nel frattempo, è stato abolito il ministero delle Imposte e il suo staff è passato all’Economia.
Gran parte del rimpasto di governo è avvenuto dopo un fine settimana di proteste ad ottobre. Il 19 ottobre, il Consiglio nazionale delle forze democratiche (un’organizzazione ombrello di gruppi di opposizione azeri) ha organizzato una manifestazione non autorizzata che è stata violentemente dispersa dalla polizia e ha provocato numerosi arresti di partecipanti e organizzatori. Gli organizzatori e i partecipanti alla marcia hanno chiesto il rilascio di tutti i prigionieri politici, elezioni libere ed eque e la fine delle ingiustizie economiche. Il giorno seguente, un gruppo di attiviste è sceso in strada chiedendo la fine di tutte le forme di violenza contro le donne. La marcia è stata la seconda nel suo genere, dopo quella organizzata in occasione della Giornata internazionale della donna.
La repressione contro le attiviste non è stata una sorpresa, considerando le opinioni del presidente Ilham Aliyev sull’uguaglianza di genere, dimostrate durante il centenario della Baku State University il 26 novembre 2019. "Viviamo in una società tradizionale e continueremo a farlo. Dobbiamo rispettare le donne, dobbiamo proteggerle, non viceversa. C’è l’uguaglianza di genere. Lo accettiamo. Ma dobbiamo anche accettare che non possiamo allontanarci dalla mentalità tradizionale e che le giovani generazioni dovrebbero saperlo […] L’ho già detto in passato. Non ci integreremo [in Europa] dove non c’è differenza tra uomini e donne".
Alla ricerca di giustizia
Un altro esempio di queste cosiddette riforme è stata la misura disciplinare adottata contro l’avvocato per i diritti umani Shahla Humbatova. Il 27 novembre 2019, l’Associazione degli avvocati azeri ha sospeso Humbatova che, secondo una dichiarazione di sostegno rilasciata dall’Associazione internazionale degli avvocati, rischia anche la radiazione dall’albo sulla base di un reclamo di un ex cliente e del presunto mancato pagamento di diversi mesi di quote associative. Nella sua difesa, Humbatova ha ammesso di essere rimasta indietro nei pagamenti, ma respinge il resto delle accuse.
“La decisione di sospendere la sua licenza e chiedere la radiazione è una punizione inequivocabilmente sproporzionata. Il caso è visto come parte dell’implacabile persecuzione degli avvocati indipendenti in Azerbaijan. Negli ultimi anni, un numero crescente di avvocati indipendenti è stato oggetto di molestie, azioni penali e radiazione per rappresaglia per il loro lavoro su casi di alto profilo e politicamente sensibili, in particolare quelli riguardanti violazioni dei diritti umani”, si legge nel resto della dichiarazione. In precedenza, l’Albo aveva radiato gli avvocati per i diritti umani Irada Javadova, Yalchin Imanov, Alayif Hasanov e Khalid Bagirov. Queste accuse continuano ad arrivare anche mesi dopo il decreto sulle riforme giudiziarie firmato dal presidente Aliyev.
La natura ambigua della magistratura del paese si manifesta con evidenza nelle accuse fasulle, processi farsa, detenzioni, arresti e torture dietro le sbarre. L’esempio più lampante è la morte della quattordicenne Elina Hajiyeva, andata di fatto impunita. Recentemente un tribunale ha deciso si sospendere la pena comminata alla preside Sevinc Abbasova, la principale sospettata, che si è rifiutata di chiamare un’ambulanza al momento dell’incidente, condannandola esclusivamente a rientrare a casa entro le 9 della sera. Dopo aver scontato la condanna, Abbasova potrebbe anche tornare al suo lavoro nel campo dell’istruzione.
2020 e oltre
Il 2019 ha portato anche alcune buone notizie. A marzo sono stati graziati una cinquantina di prigionieri politici. Nessuno di loro, tuttavia, avrebbe dovuto passare un solo secondo in prigione. La vittoria di alcuni giovani candidati alle elezioni comunali di dicembre è stata incoraggiante. Alcuni di loro, che non ce l’hanno fatta a causa di gravi violazioni elettorali, hanno unito le forze e istituito un “Movimento ” politico in vista delle elezioni parlamentari anticipate previste per il 9 febbraio 2020. Il blocco è costituito da attivisti, membri di partiti politici e movimenti giovanili e difensori dei diritti umani. Vi è maggiore consapevolezza dei diritti delle donne e si spera che il 2020 porti altri cambiamenti positivi. A giudicare dall’anno passato, tuttavia, si consiglia vivamente di mantenere basse le aspettative.