Aspettando il governo

Ad un mese dalla tornata elettorale per le politiche e le amministrative, in Serbia c’è ancora molta attesa per la formazione del nuovo governo. Decisiva la posizione del Partito socialista della Serbia. La cronaca dettagliata della nostra corrispondente

12/06/2008, Danijela Nenadić - Belgrado

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Arriva l’estate ma non il governo. Si potrebbe descrivere in questo modo un po’ sarcastico la situazione in Serbia un mese dopo le elezioni politiche.

Nonostante tutte le opzioni siano ancora aperte, entro la fine della settimana potrebbe essere nota la formazione della maggioranza che guiderà il governo, formata dalla coalizione Per una Serbia europea, guidata dal Partito democratico (DS), e dalla coalizione guidata dal Partito socialista della Serbia (SPS).

Dopo la notte delle elezioni, durante la quale il DS e i suoi partner di coalizione hanno festeggiato e inneggiato alla vittoria della Serbia europea, mentre i radicali e i popolari facevano i conti con un inatteso scadente risultato, al centro dell’attenzione è salito il Partito socialista della Serbia e il suo leader Ivica Dačić. Era chiaro che di lì a poco sarebbe iniziata la lotta per l’orientamento del SPS, e nella gara sono partiti per primi il Partito democratico della Serbia (DSS), con il partner di coalizione Nuova Serbia (NS), e il Partito radicale serbo (SRS).

La simpatia a lungo celata tra il DSS-NS e l’SRS si è evidenziata due giorni prima delle elezioni, quando questi partiti si sono accordati per una coalizione post elettorale e hanno fissato i quattro obiettivi programmatici: il Kosovo all’interno della Serbia, la lotta alla corruzione, lo sviluppo economico e l’integrazione europea, ma non in modo incondizionato bensì con il Kosovo come parte inalienabile della Serbia.

È questa l’offerta che ha atteso Ivica Dačić e i suoi partner di coalizione Dragan Marković Palma della Serbia unita (JS) e Jovan Krkobabić del Partito dei pensionati uniti della Serbia (PUPS). Nei primi giorni di consultazioni sembrava che i popolari e i radicali fossero vicini a garantirsi l’appoggio del SPS e dei suoi partner. La coalizione guidata dal SPS ha aggiunto, ai quattro principi accordati, quello sulla lotta per la giustizia sociale e l’equità, che stava alla base della loro piattaforma elettorale.

"Se raggiungeremo il consenso sui cinque principi, proseguiremo con le discussioni per firmare l’accordo di coalizione. Se questo accordo verrà firmato lo vedremo quando raggiungeremo l’unanimità sui principi adottati", aveva dichiarato per B92 il portavoce del SPS Ðorđe Miličević. In altre parole, potrebbe anche essere ma non per forza, che per altro è stata la posizione del SPS sin dall’inizio delle consultazioni con la coalizione di popolari e radicali. Dall’altra parte, i rappresentanti dei radicali e dei popolari, con in testa Aleksandar Vučić del SRS, Velimir Ilić del NS e Andrija Mladenović, portavoce del DSS, avevano convinto i cittadini che il governo fosse vicino, e che il nuovo vecchio premier non poteva che essere Vojislav Koštunica.

"Credo che raggiungeremo un accordo con la coalizione SPS-PUPS-NS e che formeremo il futuro governo sulla base di principi di interesse nazionale. Non vogliamo una maratona di consultazioni. Vogliamo far vedere le cose come sono", aveva dichiarato per il quotidiano "Blic" Velimir Ilić.

Ivica Dacic

I democratici apparentemente hanno atteso la fine delle consultazioni tra DSS-NS, SRS e la coalizione guidata dal SPS. Consultazioni ufficiali non ci sono state, ma i democratici non sono rimasti con le mani in mano. Primo, dall’Unione europea è giunto l’avviso che l’SPS, affrancato da Milošević, è un partito accettabile per l’Europa. Dopodiché Ivica Dačić ha fatto vista a Ghiorgos Papandreou, presidente dell’internazionale socialista, dal quale ha ottenuto la fiducia che il suo partito entrerà nell’ala dei partiti socialisti europei, e con ciò verrà tolto definitivamente il timbro dell’eredità di Milošević.

A Belgrado nessuno dubita che l’appoggio dell’Europa e la visita in Grecia siano state rese possibili dal presidente della Serbia. Dačić, ovviamente, è andato a chiedere consiglio anche a Mosca, dove, secondo quanto dicono fonti ben informate, gli hanno riferito che per la Russia è più accettabile una coalizione con il blocco democratico.

Alla metà di maggio i socialisti e i loro partner di coalizione avevano ancora il piede in due scarpe. Ufficialmente avevano avviato le consultazioni con i popolari e i radicali, ma non avevano escluso la possibilità di discutere con i democratici. I socialisti si sono spinti lontano coi popolari nelle consultazioni per la formazione del governo della città di Belgrado e avevano firmato un accordo di coalizione secondo il quale Belgrado, nei prossimi quattro anni, sarebbe stata governata dalla coalizione DSS-NS, SRS e dalla coalizione guidata dal SPS. Ma appena è stato firmato l’accordo e quando la maggior parte dei belgradesi temeva che avrebbero vissuto lo stesso destino di Novi Sad, dove la scorsa legislatura era stata guidata da Maja Gojković, ex membro del SRS, i democratici di Tadić sono usciti con una nuova sorpresa.

Zoran Alimpić, facente funzione del sindaco di Belgrado, ha fissato la seduta costitutiva del governo della città per il 14 luglio. Benché la decisione di Alimpić sia in accordo con la legge, era evidente che i democratici stessero prendendo tempo. "Davanti a noi c’è la fase di costituzione del governo nazionale. Probabilmente in queste consultazioni saranno comprese anche quelle riguardanti la costituzione del governo della città ed è totalmente logico che io abbia deciso per lasciare che si discuta bene di questa importante questione", aveva detto Alimpić per il quotidiano "Politika".

Dal canto suo l’SRS ha accusato Alimpić di ostacolare la formazione del nuovo potere di Belgrado e aveva annunciato "proteste di massa" nella capitale. Il rumore attorno a Belgrado si è fatto più silenzioso, mentre il nervoso nelle fila dei radicali e dei popolari aumentava sempre più.

I primi toni dissonanti nella coalizione SPS-PUPS-JS li ha pronunciati il leader della JS Dragan Marković Palma. Quest’ultimo ha detto che il suo partito è a favore della ratifica dell’Accordo di associazione e stabilizzazione (ASA) e che questa è una delle richieste chiave per formare il futuro governo.

I radicali immediatamente hanno suggerito che per loro non è in questione l’Europa e hanno annunciato che voteranno per la ratifica dell’ASA in parlamento, con la condizione però che il parlamento adotti anche una risoluzione sull’integrità territoriale della Serbia.

Non la pensano così al DSS. Questo partito ha creato una squadra di esperti con l’intento di spiegare ai cittadini cosa c’è scritto nel malfamato ASA. Il team di esperti ha valutato che, ad un’analisi legale, l’ASA e l’Accordo transitorio sul commercio e sulle questioni economiche con l’UE non hanno valore legale. Secondo l’interpretazione degli esperti l’ASA e l’Accordo transitorio sul commercio non sono in armonia con il diritto internazionale e con la Costituzione della Serbia, pertanto non possono essere ratificati dal parlamento della Serbia.

La posizione del DSS non è piaciuta a Dragan Marković, il quale ha immediatamente dichiarato che suggerirà ai partner di coalizione SPS e PUPS di interrompere le consultazioni con i popolari e i radicali. Marković, in una dichiarazione trasmessa da B92, ha detto che durante il primo incontro di consultazioni sul governo "Koštunica gli aveva promesso che l’ASA non sarebbe stato annullato". Siccome Koštunica ha rotto la promessa, per Marković le consultazioni con l’ex premier sono finite. Marković ha aggiunto che "i tre deputati della JS propongono di formare il governo con il DS. In questo momento le minoranze nazionali, il DS e la JS hanno 125 deputati e anche dall’altra parte ci sono 125 deputati. O l’SPS si affiancherà alle forze pro europee o si andrà a nuove elezioni". il numero di deputati minimo per formare il governo è di 126, ndt.

L’SPS e il PUPS sono ancora tentennanti, anche se tra l’opinione pubblica si specula parecchio sul fatto che l’accordo con la coalizione guidata dal DS sia già stato raggiunto. Secondo queste speculazioni , al più tardi entro la fine di giugno sarà formato il nuovo governo guidato dai democratici. Si attende solo che l’SPS "convinca" la maggior parte dei membri del Comitato centrale di questo partito, e che si assicuri l’appoggio dei comitati locali in Serbia.

Boris Tadic

Il DS si è già assicurato l’appoggio dei comitati di partito. Più esattamente, il presidente Tadić ha praticamente ordinato ai suoi colleghi di partito che la coalizione con l’SPS è accettabile. Il comitato centrale ha dato a Tadić il potere di negoziare sulla formazione del nuovo governo. Tuttavia, una grande attenzione ha suscitato l’avventata dichiarazione di Boris Tadić sul fatto che il passato va dimenticato, e che questi due partiti (DS e SPS) hanno "ciascuno il proprio dolore a causa della perdita dei rispettivi presidenti", paragonando il premier Ðinđić assassinato con Slobodan Milošević.

È chiaro che Tadić stia cercando di presentare al suo elettorato e ai membri del partito la coalizione con l’SPS come una buona cosa per la Serbia, e di garantire una certa stabilità interna, tuttavia sembra che si sia spinto più in là di quanto da lui ci si aspettasse, compresi gli stessi socialisti. In una dichiarazione per B92, il vice premier Božidar Ðelić ha cercato di contenere il danno delle parole di Tadić, sostenendo che non si tratta di un giudizio di valore ma di una situazione di fatto.

Se bisogna credere a Mlađan Dinkić, leader del G17 plus, il governo è già "formato al cento per cento". Dichiarazione che ha suscitato una valanga di speculazioni sull’assegnazione delle poltrone. Ivica Dačić sarà il nuovo premier? Che ministeri andranno al SPS? Sono solo alcune delle domande aleggiate negli ultimi giorni. Come riporta il quotidiano "Blic", Tadić ha rigettato queste speculazioni, aggiungendo che le consultazioni non sono ancora iniziate e che è poco serio scommettere sul futuro premier.

Le possibilità che i radicali, i popolari e la coalizione guidata dal SPS formino il governo sono sempre più basse. La conferma di ciò è giunta anche da una dichiarazione per l’agenzia Tanjug da parte del premier uscente Vojislav Koštunica, quando ha detto che col passare del tempo è sempre meno probabile che l’SPS realizzi gli obiettivi di un governo nazionale. Nemmeno Velimir Ilić è ottimista circa la formazione di un governo con l’SPS, però ritiene che non tutto sia perduto.

Anche il vice presidente del SRS, Tomislav Nikolić, ha confermato che tutto lascia pensare che la coalizione guidata dal SPS formerà il governo con il DS. Invitato ad una trasmissione per la TV Fox, Nikolić ha aggiunto che "l’SRS sarà all’opposizione come ha fatto fino ad ora", e che gli elettori puniranno l’SPS.

Mercoledì scorso si è tenuta la seduta costitutiva del parlamento della repubblica durante la quale sono stati verificati i mandati dei 250 deputati. Dopodiché la seduta è stata tolta e riprenderà solo quando sarà chiaro chi ha la maggioranza per formare il nuovo governo della Serbia.

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