Armenia, via alla missione UE di monitoraggio a lungo termine
L’Unione europea ha dato il via libera lo scorso 23 gennaio a una sua missione a lungo termine in Armenia (EUMA). Monitorerà il confine con l’Azerbaijan, impiegherà circa un centinaio di persone e sarà momentaneamente guidata da Stefano Tomat, alto funzionario del Servizio per l’azione esterna dell’UE
Il 23 gennaio, il Consiglio degli affari esteri dell’Unione europea (FAC) ha dato il via libera alla missione a lungo termine in Armenia (EUMA) che monitorerà il confine del paese con l’Azerbaijan. Una missione temporanea di monitoraggio (EUMCAP) in Armenia, durata due mesi, si era conclusa il 19 dicembre dello scorso anno.
"In risposta alla richiesta dell’Armenia, EUMA […] condurrà il pattugliamento di routine e riferirà sulla situazione, rafforzando la conoscenza dell’UE relativa alla situazione sul campo", ha dichiarato l’UE a seguito della decisione, già preliminarmente delineata dal Comitato politico e di sicurezza dell’UE (PSC) il 10 gennaio.
Richieste di estensione o trasformazione di EUMCAP erano già arrivate durante la sua breve durata alla fine dell’anno scorso.
Il 19 dicembre, ad esempio, giorno di conclusione della missione, l’UE aveva anche annunciato l’invio di una squadra di assistenza alla pianificazione transitoria per contribuire alla creazione di un’altra missione di monitoraggio civile della Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) in Armenia. Cioè l’EUMA.
“Al fine di mantenere la credibilità dell’UE come facilitatore del dialogo tra Armenia e Azerbaijan, una squadra sarà inviata in Armenia il 20 dicembre per contribuire alla pianificazione di una possibile missione civile da lanciare, in caso di accordo, nel 2023", si leggeva nella dichiarazione.
Inoltre, proprio come EUMCAP era nata dal meeting della comunità politica europea avviato da Macron tra i leader armeni, azerbaijani, francesi ed europei tenutosi nell’ottobre dello scorso anno a Praga, la Francia sembrava di nuovo voler promuovere tale missione.
"Attraverso il monitoraggio del confine, questa missione ha davvero limitato il pericolo di escalation", ha dichiarato la ministra degli Esteri Catherine Colonna al Parlamento francese il 6 dicembre. “Questa presenza dovrebbe continuare per tutto il tempo necessario. Questa è la nostra convinzione. E questo è anche […] il desiderio degli armeni", ha concluso.
Tuttavia, sebbene EUMCAP fosse stata concordata con l’Azerbaijian – che si limitava però a collaborare informalmente lo stretto necessario – Baku non era della stessa opinione in merito a EUMA. L’Azerbaijan ha sollevato in particolare preoccupazioni per non essere stato consultato dall’UE sul dispiegamento futuro della missione.
"Non aumenterà la sicurezza", ha dichiarato il presidente azerbaijano Ilham Aliyev all’inizio di questo mese. “Al contrario, minerà il formato del negoziato [con l’Armenia]. La Francia si è infatti completamente isolata dal processo".
Anche Mosca è infastidita, soprattutto perché Yerevan non ha risposto alla sua offerta di inviare una missione CSTO (Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva) al confine: il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov avverte che EUMA potrebbe invece "produrre risultati opposti e creare ulteriori problemi invece di aumentare la fiducia".
Tale critica era prevedibile, ovviamente. In un’intervista del 20 dicembre a Radio Free Europe/ Radio Liberty, l’allora Ambasciatore designato, ora ambasciatore della Repubblica ceca in Armenia, Petre Piruncik ha riconosciuto che tali preoccupazioni erano note nelle capitali europee.
"Posso solo suggerire che non tutte le parti coinvolte erano soddisfatte come l’Armenia della piccola missione di osservazione […]", ha detto. "Lavoriamo con chi non era così a favore della missione UE e proviamo a dimostrare che può essere utile".
A giudicare dalle reazioni di Baku e Mosca, tali tentativi, se sono stati fatti, non sembrano aver avuto successo.
In seguito alla decisione del Consiglio affari esteri dell’UE del 23 gennaio, il ministero degli Affari Esteri dell’Azerbaijan ha nuovamente sollevato preoccupazioni per il fatto che la presenza per due anni di EUMA potrebbe invece essere utilizzata per ritardare un trattato di pace previsto da tempo con l’Azerbaijan: una strategia politica che alcuni analisti di Yerevan hanno effettivamente proposto.
“Alcuni circoli in Armenia credono che l’UE abbia inviato osservatori in Armenia solo per scoraggiare una futura possibile aggressione azerbaijana, per fare da cuscinetto e per fornire all’Armenia il tempo necessario per aumentare le proprie capacità militari ed essere in grado di respingere future aggressioni in autonomia", ha scritto l’analista regionale con base a Yerevan Benyamin Poghosyan per Civilnet il 19 gennaio.
A torto o a ragione, l’Azerbaijan sembra sospettare lo stesso.
"In una serie di consultazioni tenute a vari livelli con i rappresentanti dell’UE, l’Azerbaijan ha fatto sapere che la missione UE non deve servire da pretesto per l’Armenia per eludere gli impegni presi", ha dichiarato il ministero degli Affari Esteri azerbaijano il giorno dopo la decisione del Consiglio degli affari esteri dell’Ue (FAC).
In un’intervista a Jam-News il 19 gennaio, il politologo azerbaijano Farhad Mammadov è stato ancora più schietto. "[…] Se Baku si sente minacciata, non si fermerà e lancerà un altro attacco preventivo sul territorio dell’Armenia", ha dichiarato alla testata online con sede a Tbilisi. “E nessuna missione UE con le sue bandiere sarà di ostacolo”.
Nonostante queste preoccupazioni, Joseph Borrell, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, aveva già sottolineato che l’obiettivo principale dell’EUMA sarà quello di “contribuire agli sforzi di mediazione nel quadro del processo [di pace] guidato dal presidente del Consiglio dell’Unione europea Charles Michel”. Data la natura fragile e spesso instabile delle relazioni Armenia-Azerbaijan, questa chiara dichiarazione di intenti è stata importante e necessaria.
Il via libera del 23 gennaio è sembrato essere comunque semplicemente una formalità. Il 4 gennaio, il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) aveva già iniziato ad assumere personale dai paesi membri dell’UE per l’EUMA con una scadenza fissata al 19 gennaio. La missione durerà due anni e impiegherà fino a 100 persone.
La missione di monitoraggio dell’Unione europea (EUMM) nella vicina Georgia, per inciso, impiega 200 persone e opera dalla fine del 2008 su cicli biennali rinnovabili.
Dato più interessante, fino a quando non verrà selezionato un capo-missione, EUMA sarà guidata da Stefano Tomat, un alto funzionario del Servizio per l’azione esterna dell’Unione europea (SEAE). In un articolo pubblicato dal SEAE all’inizio di questo mese, Tomat ha anche accennato all’interesse dell’UE per le proprie missioni come strategia geopolitica.
"Nuove missioni sul nostro fianco orientale sono già allo studio", ha scritto Tomat, riferendosi secondo alcuni addetti ai lavori ad Armenia e Moldavia. "Possiamo anche aspettarci che le missioni civili dell’UE aumentino la cooperazione con le loro controparti militari nelle missioni e operazioni militari dell’UE, nonché con la giustizia dell’UE e […] le forze di guardia costiera e di frontiera dell’UE".