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Anche in Europa, i matrimoni precoci
E’ un fenomeno non tipico dell’Europa, ma cionondimento presente. E il Parlamento europeo, questo mese, se ne è occupato in due occasioni
I matrimoni tra/con minorenni costituiscono una grave violazione dei diritti umani dei minori e una particolare forma di violenza sulle donne. Infatti – sebbene sia i maschi sia le femmine cadano vittime di tale pratica – il fenomeno affligge soprattutto l’universo femminile, dal momento che nell’82% dei matrimoni precoci al mondo sono le ragazze a non aver ancora compiuto la maggiore età.
Nonostante i matrimoni infantili siano vietati dalle convenzioni internazionali e da numerose legislazioni nazionali, essi rimangono molto diffusi. E il fenomeno riguarda anche l’Europa. Stando ai dati più recenti forniti dall’UNICEF, in Albania i matrimoni in cui la sposa ha meno di 18 anni sono il 10%, in Serbia l’8%, in Macedonia il 7% e in Bosnia il 4%.
Il Parlamento europeo, che più volte si è mostrato molto sensibile al tema degli sposi bambini/adolescenti, in questo mese è tornato ad occuparsene in ben due occasioni.
Le iniziative del Parlamento europeo
Lo scorso 6 aprile, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione di condanna nei confronti del Bangladesh, il paese asiatico con il più alto numero di matrimoni precoci al mondo.
Infatti, sebbene il Bangladesh abbia approvato nel febbraio 2017 una legge che individua in 18 anni per le donne e 21 anni per gli uomini l’età minima per contrarre matrimonio, la legge contiene una serie di aspetti allarmanti. Ad esempio, in casi speciali in cui le nozze soddisfino il miglior interesse del minore, il matrimonio prima del raggiungimento della maggiore età sarebbe consentito. Peccato non vengano né delineati i criteri per stabilire quali siano questi “casi speciali” né venga chiarito cosa si intenda per “miglior interesse del minore”.
Come rilevato dal Parlamento europeo tali non meglio identificate circostanze eccezionali rischiano di vanificare il formale divieto di matrimoni precoci contenuto nella legge. Il Parlamento europeo ha dunque esortato il governo del Bangladesh a riformare la normativa in questione, in modo da rendere i matrimoni tra/con minorenni inequivocabilmente illegali.
Nei giorni scorsi il PE non si è limitato a condannare la grave situazione in cui versa il Bangladesh sotto il profilo dei matrimoni infantili, ma ha voluto occuparsi del tema in un’ottica più generale, esprimendo il proprio dissenso nei confronti di questa pratica: l’11 aprile, la sottocommissione del PE sui diritti umani e la Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere hanno organizzato un’audizione congiunta per discutere di sposi bambini/adolescenti con gli esperti del settore, al fine di elaborare strategie efficaci per porre fine a quello che i parlamentari europei hanno definito un vero e proprio flagello.
Tra gli altri, all’audizione hanno preso parte personalità di primo piano, come il Presidente del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, Benyamin Dawin Mezmur, e Lakshmi Sundaram, direttrice di Girls not Brides, un’organizzazione non governativa che rappresenta un’autorità in materia, e che conduce preziosissime attività di ricerca, sensibilizzazione, sostegno e mobilitazione.
L’incontro ha costituito un’occasione per riflettere sui dati numerici del fenomeno, per comprenderne meglio cause e conseguenze e, soprattutto, per individuare quali iniziative intraprendere al fine di ridurlo. Qui di seguito alcuni spunti emersi dall’incontro.
Alcuni dati sui matrimoni precoci
Per quel che concerne la loro diffusione nel mondo, i matrimoni infantili sono rinvenibili in tutto il pianeta, ma i continenti più colpiti sono l’Africa, in particolare sub-sahariana, e l’Asia, soprattutto meridionale. Al primo posto c’è il Niger dove, sul totale dei matrimoni che si celebrano nel paese, il 77% sono contratti con ragazze che hanno meno di 18 anni. Al secondo posto vi è il già citato Bangladesh, con un tasso del 74%. Ma è il Bangladesh a detenere il primato delle spose con la minore età, poiché in quasi il 40% dei matrimoni precoci le spose hanno meno di 15 anni (mentre in Niger questa percentuale si attesta poco al di sotto del 30%).
In generale i dati indicano che nel mondo il fenomeno si stia riducendo rispetto al passato: va tenuto però presente che in termini assoluti il numero dei matrimoni precoci è destinato a crescere, a causa del costante aumento della popolazione mondiale. In assenza di significative quanto improbabili inversioni di tendenza, entro il 2050 le spose bambine/adolescenti saranno 1,2 miliardi, a fronte dei 700 milioni attuali.
Le cause
Le ragioni alla base dei matrimoni infantili possono essere di vario genere, in particolar modo di matrice culturale o economica. In molti casi, ad esempio, far sposare le proprie figlie giovanissime è uno strumento di lotta alla povertà perché – da un lato – ciò consente alla famiglia di avere una bocca in meno da sfamare e – dall’altro – permette alle giovani spose di assicurarsi un sostentamento per il futuro.
Simili dinamiche si inaspriscono in situazioni di conflitto armato, come dimostrato anche da recenti studi condotti nei campi profughi siriani in Libano: il 24% delle ragazze di 17 anni (l’età utile per contrarre matrimonio secondo la legge in Siria) risultano già sposate, un tasso quasi quadruplicato rispetto al periodo precedente il conflitto.
Le conseguenze e le strategie per combattere il fenomeno
Non è difficile immaginare che i matrimoni precoci privano le spose bambine/adolescenti del proprio futuro sotto numerosi profili, ivi compreso quello dell’istruzione. Infatti, le giovanissime spose sono spesso costrette a lasciare gli studi, diventando completamente dipendenti dai rispettivi coniugi. Si pensi poi ai rischi cui le ragazze vanno incontro per quel che concerne la loro salute: rimanendo incinta troppo presto, molto frequentemente incorrono in gravi complicazioni durante la gravidanza ed il parto, complicazioni che rappresentano in molti paesi la prima causa di morte per le adolescenti.
Cosa è possibile fare per fronteggiare la pratica dei matrimoni precoci? Secondo i promotori dell’iniziativa presso il Parlamento europeo è indubbiamente necessario un approccio integrato, un’azione contemporanea su più fronti, che coinvolga vari attori.
Come sottolineato all’unanimità dagli esperti e dagli europarlamentari presenti all’audizione, occorre innanzitutto lavorare con le comunità, direttamente sul campo, inducendo un cambio di mentalità nei minori e nelle loro famiglie.
La Presidente della Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, Vilija Blinkevičiūtė, ha rilevato come questo lavoro sul campo debba rivolgersi in particolare alle donne, per potenziare la loro istruzione e per responsabilizzarle sotto il profilo economico. Del resto, questo è l’unico modo per emanciparle dalla necessità di un matrimonio precoce.
Il Presidente della Sottocommissione per i diritti dell’uomo, Pier Antonio Panzeri, ha poi evidenziato l’importanza di collaborare con i parlamenti degli stati che ancora non abbiano una legislazione che vieta i matrimoni tra/con minorenni, per stimolare l’adozione di leggi in tal senso.
Inoltre Benyamin Dawin Mezmur, Presidente del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ha messo in luce il ruolo primario che le organizzazioni regionali possono avere nello sradicamento di questa pratica. In effetti, rispetto alle organizzazioni a vocazione universale come le Nazioni Unite, le organizzazioni regionali sono composte da un numero di stati più ridotto e dotato di maggiore omogeneità dal punto di vista culturale; pertanto, esse sono in una posizione migliore per elaborare strategie efficaci di lotta al fenomeno, che vadano maggiormente incontro ai bisogni delle popolazioni locali.
Molta strada va dunque ancora fatta per continuare a ridurre il numero degli sposi bambini/adolescenti. Dare concreta realizzazione ai suggerimenti forniti dagli esperti nell’audizione tenutasi nei giorni scorsi presso il PE rappresenta senza dubbio un valido modo di procedere. Ma è altrettanto innegabile che, per quante iniziative mirate possano essere intraprese sul tema, occorre eliminare le cause profonde che alimentano alla base il proliferare dei matrimoni precoci, quali in primo luogo l’estrema povertà.