Anarchia giuridica in Bosnia Erzegovina

A partire dalla primavera 2011, in Bosnia Erzegovina alcune fra le principali istituzioni legislative ed esecutive adottano decisioni in spregio delle norme procedurali e delle decisioni della Corte Costituzionale. Le violazioni non vengono sanzionate

30/01/2013, Almir Terzić - Sarajevo

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Foto Shutterstock

Negli ultimi anni in Bosnia Erzegovina si è arrivati alla sospensione delle normali procedure democratiche, e con ciò della stessa democrazia. Sono evidenti le sempre più frequenti violazioni della costituzione, delle leggi, dei regolamenti e delle procedure. Il rischio è che il Paese si avvii verso una totale anarchia giuridica.

Tutto ebbe inizio il 17 marzo 2011, quando i partiti che facevano parte della cosiddetta Piattaforma (SDP, SDA, NSRB e HSP) nominarono il governo della Federazione BiH, una delle due entità in cui il Paese è diviso, eludendo la Costituzione e senza i voti necessari da parte dei rappresentanti croati di una delle due Camere dell’entità, in violazione delle norme giuridiche e del regolamento parlamentare.

L’intera procedura è stata compiuta in un solo giorno, senza l’approvazione della Commissione elettorale centrale (CIK) né dell’Agenzia per la sicurezza nazionale (SIPA). Questo fatto, mai avvenuto prima nella storia della Bosnia Erzegovina, è stato il detonatore di una serie di violazioni della costituzione e della legalità. Perché una volta compiuta, la violazione non sanzionata è diventata prassi comune.

Contro le decisioni della Corte Costituzionale

Ben presto questa prassi è infatti stata confermata dai sei componenti dell’allora coalizione di governo (SDP, SDA, HDZ BiH, HDZ 1990, SNSD e SDS) che, alla fine del 2011, hanno approvato il bilancio e gli obblighi internazionali del Paese in un solo giorno, prima alla Camera dei rappresentanti e poi alla Camera dei popoli del Parlamento, violando la Costituzione, le leggi, i regolamenti e le procedure. Questo atto ha provocato la paralisi quasi totale delle istituzioni nei primi mesi del 2012, finché non è stato definito l’importo esatto della finanziaria che, fino ad allora, non era stato determinato.

L’anarchia legale cui il Paese era giunto nella prima metà del 2012 è stata confermata in sede parlamentare, con il rifiuto da parte delle Camere di accogliere diverse sentenze e decisioni, comprese quelle della Corte Costituzionale.

Si trattava, in particolare, delle modifiche e degli emendamenti alla Legge sulla cittadinanza, cioè dell’abrogazione degli articoli 17 e 39, giudicati incostituzionali dalla Corte. I parlamentari della Republika Srpska, l’altra entità che compone la Bosnia Erzegovina, eletti nelle file dell’SNSD, SDS, DNS e PDP, hanno bloccato l’esecuzione di questa decisione della Corte Costituzionale votando contro nel parlamento centrale.

A causa dell’opposizione dei parlamentari della Federazione di SDP, SDA e SBB, inoltre, nel parlamento centrale non sono state confermate le modifiche e gli emendamenti della Legge elettorale con cui si sarebbero dovute eliminare le norme incostituzionali dello statuto della città di Mostar. In conseguenza di ciò, Mostar è stato l’unico comune della Bosnia Erzegovina in cui non si sono tenute le elezioni amministrative nell’ottobre 2012. Il mandato dei consiglieri del Consiglio comunale di Mostar è scaduto all’inizio di dicembre 2012, e l’Ufficio dell’Alto rappresentante (OHR) ha chiarito che i consiglieri non sono più in grado di prendere decisioni legalmente. Nei prossimi mesi, le catastrofiche conseguenze di tutto ciò si abbatteranno sulla città di Mostar. Senza un bilancio approvato, si arriverà alla totale paralisi del funzionamento dell’amministrazione cittadina e dei servizi comunali.

Un reato senza colpevoli

I parlamentari eletti in Federazione nel Parlamento centrale hanno anche votato contro l’applicazione della decisione della Corte Costituzionale sui nomi dei comuni della Republika Srpska.

La cosa incredibile è che il rifiuto dell’applicazione di decisioni e sentenze della Corte Costituzionale accade nonostante esse siano definitive e vincolanti. È un reato, ma la Procura della BiH finora non ha fatto alcun ricorso. Gli unici che in tutto questo periodo hanno espresso preoccupazione per la costante violazione della costituzione e delle leggi, e per la scandalosa approvazione del bilancio, sono stati i parlamentari del Partito per la BiH.

In Bosnia Erzegovina si è sviluppata un’inaudita insicurezza giuridica per i cittadini. Le decisioni della Corte Costituzionale, a prescindere da come sono e a chi (non) piacciono, vengono rispettate e sono obbligatorie anche in Paesi con sistemi politici non democratici.

Quanto sta accadendo negli ultimi anni in Bosnia Erzegovina, le sospensioni sistematiche dello stato di diritto, portano questo stato sempre più vicino alla Bielorussia. Anzi, dovremmo chiederci se già adesso in Bielorussia non ci siano più democrazia e diritti che in Bosnia Erzegovina.

Procedure illegali

Alla fine del 2012 il Parlamento ha adottato una nuova legge sul finanziamento dei partiti, approvata da un Gruppo di lavoro inter-ministeriale in forma di modifiche e emendamenti, ma fatta propria da due soli parlamentari, di HDZ BiH e SDP, che violando tutte le procedure l’hanno trasformata in proposta di legge.

Tutto è avvenuto in contrasto con le regole per la formazione delle leggi nelle istituzioni della BiH, che indicano chiaramente come ogni modifica di legge che contiene più del 50 per cento di cambiamenti deve risultare in una nuova proposta di legge (nel caso della legge sul finanziamento dei partiti si è trattato di circa il 70 per cento di cambiamenti).

La proposta di legge sul finanziamento dei partiti, che secondo l’opinione pubblica farà aumentare il livello di corruzione nel Paese, è stata dunque adottata nonostante i seri moniti della Commissione di Venezia, dell’OSCE e del Gruppo dei paesi per la lotta contro la corruzione (GRECO) del Consiglio d’Europa.

Allo stesso modo, verso la metà del 2012, è stata avviata la procedura di modifica alla Legge sul conflitto di interessi nelle istituzioni di governo, per annullare l’esistenza di conflitti e assicurare ai funzionari l’amnistia per le violazioni compiute. Fortunatamente, a seguito di un avvertimento scritto della Delegazione dell’Unione europea in BiH, è stata impedita l’adozione di questa legge.

Già alla fine del 2012, tuttavia, nel quadro dell’accordo fra SDP e SNSD, sostenuto anche dai leader di HDZ BiH e HDZ 1990, SDS e SBB come nuovi membri dei sei partiti al governo (al posto dell’SDA), è stata presentata una nuova proposta di legge sul conflitto di interessi. La controversa normativa dovrebbe arrivare in Parlamento nei prossimi mesi.

Trasgressori, non controllori

Questa serie di violazioni di regolamenti e procedure a livello parlamentare, mai viste dal 1995 e dalla firma degli Accordi di Dayton, indica che è in atto una anarchia giuridica nel principale organo legislativo della BiH.

L’ultimo esempio, alla fine del 2012, è la nomina illegale di tre membri della Commissione Elettorale Centrale quando ancora non era terminato il processo elettorale delle amministrative, nonostante la Legge elettorale indichi che questo non è consentito.

Quanto è avvenuto nella seconda metà del 2012, effettuato dalla nuova maggioranza parlamentare nella Federazione (SDP, SBB, HDZ BiH e HDZ 1990) come anche nella Camera dei rappresentanti del Parlamento centrale in violazione di decisioni costituzionali, leggi e regolamenti, non dovrebbe in ogni caso sorprendere. Si tratta della logica conseguenza di quanto accaduto sia a livello centrale che della Federazione in modo tacito nel marzo 2011.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa

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