Amministrative in Georgia, opposizione in carcere
Sabato 4 ottobre in Georgia si eleggeranno i sindaci, i consigli municipali e le autorità locali di tutti i 64 comuni del paese. Mentre buona parte dell’opposizione si trova dietro le sbarre, con accuse che l’opposizione considera motivate politicamente

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Gori, Georgia, 9 settembre 2025. Manifesti elettorali del Sogno georgiano © John Wreford/Shutterstock
Le elezioni amministrative in Georgia si terranno il 4 ottobre. Vi partecipano il partito al governo Sogno Georgiano e due forze di opposizione — Lelo/Forza Georgia di Mamuka Khazaradze e Badri Japaridze, e Per la Georgia dell’ex premier Giorgi Gakharia — che hanno scelto di sfidare la maggioranza soprattutto nei grandi centri urbani. Otto partiti hanno confermato il boicottaggio, denunciando repressione politica, illegittimità dell’attuale governo e una legislazione elettorale che favorirebbe il governo.
Per quanto riguarda il monitoraggio elettorale, sarà una tornata completamente diversa dalle precedenti. La Commissione Elettorale Centrale ha annunciato la registrazione di 19 organizzazioni internazionali tra cui osservatori provenienti da Giordania, Tunisia, Maldive, Turchia, Etiopia, Montenegro, Bosnia Erzegovina, Sudafrica, Bulgaria e Kirghizistan e 9 locali.
Diversa la posizione dell’OSCE/ODIHR: l’invito ufficiale è arrivato dal governo all’ultimo, e ne ha dato conferma il Primo ministro soltanto il 6 settembre, meno di un mese prima del voto. L’organizzazione ha definito il tempo insufficiente per garantire un’osservazione credibile ribadendo che la sua metodologia richiede quattro-sei mesi di preparazione e accesso a tutte le fasi del processo elettorale. Anche il ministero degli Esteri svedese ha espresso rammarico per la decisione tardiva, richiamando Tbilisi a rispettare gli standard democratici.
Infine, diverse ONG georgiane tradizionalmente attive nel monitoraggio — in particolare ISFED — hanno ridotto la propria presenza, citando condizioni non idonee a un voto libero ed equo.
La campagna elettorale in carcere
Praticamente tutta la prima linea dell’opposizione è in carcere.
Levan Khabeishvili , figura di spicco del Movimento Nazionale Unito è stato arrestato l’11 settembre con l’accusa di corruzione per aver promesso pubblicamente 200.000 dollari alle forze di polizia in cambio della mancata repressione di una protesta. A suo carico è stato poi aggiunto anche il reato di incitamento al rovesciamento del governo.
Arrestato nello stesso contesto anche l’esponente UNM Murtaz Zodelava, successivamente rilasciato dietro cauzione di circa 25.000 lari (circa 7800 euro). Sono invece stati liberati, grazie a un provvedimento di grazia presidenziale , i leader del partito Lelo, Mamuka Khazaradze e Badri Japaridze, condannati a otto mesi per essersi rifiutati di testimoniare davanti a una commissione parlamentare il cui partito però ha deciso di partecipare alle elezioni.
Dei big dell’opposizione, mancava quasi solo Helene Khoshtaria di Droa, ma adesso è in carcere pure lei.
La Khoshtaria, leader del partito Droa e una delle figure di maggior rilievo della coalizione di opposizione “Coalizione per il Cambiamento”. Khoshtaria è stata arrestata il 15 settembre per aver scritto “Russian Dream” su un manifesto elettorale del sindaco di Tbilisi, Kakha Kaladze, di nuovo candidato per lo stesso incarico per il Sogno Georgiano. L’accusa, formalmente legata al danneggiamento di proprietà privata, comporta fino a cinque anni di reclusione, una misura giudicata sproporzionata da numerose organizzazioni locali e internazionali, tra cui Transparency International Georgia, che hanno parlato di “abuso del processo penale” e di “giustizia selettiva” contro i critici del governo.
Khoshtaria ha rifiutato di presentarsi alle udienze, di accettare una difesa legale e soprattutto di pagare la cauzione fissata a 5.000 lari (circa 1.700 euro), dichiarando che “uscire con la cauzione non è libertà, ma un tributo per aprire la porta del carcere”. Ha inoltre proibito ai propri sostenitori di pagare la somma in sua vece, definendolo “un colpo al cuore”. In una lettera dal carcere ha promesso di continuare la lotta politica , descrivendo la sua detenzione come parte di una più ampia repressione contro le persone libere.
Il suo arresto ha completato un quadro già allarmante: tutti i leader della “Coalizione per il Cambiamento” — oltre a Khoshtaria, Nika Melia, Zurab Japaridze e Nika Gvaramia — sono attualmente dietro le sbarre, con accuse che l’opposizione considera motivate politicamente.
L’8 settembre
La sera dell’8 settembre a Tbilisi, nei pressi della sede elettorale del sindaco Kakha Kaladze, si sono verificati gravi scontri tra sostenitori del partito di governo Sogno Georgiano e manifestanti dell’opposizione. Secondo le ricostruzioni giornalistiche, gruppi di uomini collegati al Sogno hanno aggredito i dimostranti con pugni, bottiglie e manganelli di gomma, provocando diversi feriti, tra cui donne e giornalisti. Gli scontri sono durati circa due ore.
Il ministero dell’Interno ha dichiarato di aver aperto un’indagine per violenza di gruppo, sostenendo che la polizia avrebbe adottato tutte le misure necessarie per raffreddare le tensioni. I manifestanti, al contrario, denunciano l’inazione delle forze dell’ordine, accusate di non aver arrestato nessuno degli aggressori, alcuni dei quali sono stati identificati dagli stessi cittadini. Al contrario, esistono filmati che mostrano poliziotti limitarsi a disarmare alcuni aggressori senza procedere alla loro detenzione.
Diversi giornalisti sono rimasti coinvolti: reporter di Publika, di Netgazeti e un corrispondente ungherese hanno subito aggressioni fisiche, insulti e il sequestro dei telefoni. Alcuni sono stati ricoverati. Alcuni agenti sarebbero stati colpiti accidentalmente dagli stessi sostenitori del Sogno.
La versione del partito di governo è quella di rovesciare le accuse. Il presidente del Parlamento, Shalva Papuashvili, ha definito i dimostranti “titushki sostenuti dall’ambasciatore tedesco”, accusando il diplomatico di interferenze elettorali e violazione della Convenzione di Vienna.
Il ministero degli Esteri tedesco ha condannato come “infondati” gli attacchi verbali a Peter Fischer, ambasciatore a Tbilisi, avvertendo che tali narrazioni minano i rapporti bilaterali e chiedendo al governo georgiano di fermare la diffusione di disinformazione sulle posizioni europee.
Sul fronte interno, intanto, la polizia ha arrestato due persone per violenza di gruppo e la studentessa 23enne Megi Diasamidze per aver scritto una scritta sul poster elettorale di Kaladze, reato che comporta pene fino a cinque anni di carcere.
La disparità tra la severità delle misure adottate contro i giovani attivisti e l’impunità apparente concessa agli aggressori vicini al governo alimenta le accuse di giustizia selettiva.
Nei giorni seguenti il ministero dell’Interno ha iniziato a installare telecamere di riconoscimento facciale intorno alla sede elettorale di Kaladze, ufficialmente per monitorare nuove violenze. Tali strumenti erano già stati usati per multare in massa manifestanti e giornalisti, alimentando i timori di un crescente controllo repressivo.











