Amministrative albanesi: vince il caos
Il caos è il vero vincitore delle elezioni amministrative albanesi. Seggi aperti oltre l’orario ufficiale di chiusura, irregolarità e conflitti interni alle commissioni elettorali. Nessun dato provvisorio
Gravi ritardi e grande incertezza: si può definire così il processo di voto per le elezioni amministrative svoltosi ieri in Albania, che ha chiamato alle urne 2.897.313 albanesi (emigranti compresi) per scegliere tra i 1.074 candidati rappresentanti di 48 forze politiche e altri 155 indipendenti.
In molte zone del Paese le urne sono state aperte con diverse ore di ritardo rispetto all’orario stabilito (le 7:00, ora locale e italiana) e in alcuni comuni il voto non è nemmeno mai cominciato poiché alle commissioni elettorali locali non sono giunte per tempo le liste degli elettori. In altri casi mancavano le stesse urne o persino le schede di votazione.
"Non dobbiamo dimenticare che l’intero processo di preparazione delle elezioni si è dovuto svolgere in gran fretta", ha detto giustificandosi Clirim Gjata, capo della Commissione elettorale centrale (Kqz), riferendosi alla crisi tra maggioranza e opposizione che ha portato al rinvio delle elezioni (inizialmente programmate per gennaio) e alla determinazione della nuova data a meno di un mese di distanza dalla precedente.
I primi risultati erano attesi per mezzanotte, ma a notte fonda mancavano ancora persino i dati sull’affluenza alle urne. La Commissione elettorale centrale ha lasciato tutti a bocca aperta ammettendo che non dispone di nessuna struttura per la rilevazione di tale dato prima del completamento dell’intero processo. Tuttavia, fonti alternative parlano di un’affluenza bassa: un gruppo di osservatori locali, citati dall’Ansa, ha dato una cifra attorno al 40%, mentre altre fonti giornalistiche stimano la partecipazione a poco più del 50%. Se questi dati venissero confermati, si tratterebbe dei più bassi mai registrati.
Molti centri hanno dovuto rimanere aperti oltre l’orario ufficiale di chiusura (le 18:00) per via delle file di votanti che aspettavano di esercitare il proprio diritto costituzionale. Solo nella capitale, Tirana, in almeno 69 centri di votazione, le operazioni sono proseguite fino a sera inoltrata.
Problemi e irregolarità
Per l’intera giornata, maggioranza e opposizione si sono lanciate reciproche accuse: i socialisti, da una parte, hanno denunciato ripetuti tentativi di manipolazione da parte del governo; i democratici, dall’altra, hanno ribattuto sottolineando uno svolgimento tranquillo e trasparente dell’intero processo. Una delle più grandi irregolarità denunciate riguarda la qualità dell’inchiostro indelebile col quale le commissioni dovevano spruzzare il pollice di chi aveva già votato, evitando così che votasse una seconda volta. Il Partito socialista (Ps) ha dimostrato che l’inchiostro in realtà può essere facilmente rimosso con un po’ di cotone bagnato di alcool. Lo stesso problema è stato riscontrato sia dagli osservatori locali che da quelli internazionali.
Un altro problema riguarda i ripetuti conflitti interni alle commissioni elettorali locali, uno scenario che come da copione si ripete ad ogni processo elettorale in Albania. La Commissione elettorale centrale ha destituito ieri, a processo in corso, uno dei membri di queste commissioni, sostituendolo con un altro, poiché bloccava il voto. In alcuni casi, gli osservatori locali hanno sottolineato che ai cittadini è mancata la riservatezza nel momento in cui esprimevano la loro preferenza, mentre sono stati evidenziati anche episodi in cui una persona ha votato per l’intera famiglia.
Nella città meridionale di Argirocastro, in tarda notte, la tensione è salita quando sostenitori di maggioranza e opposizione si sono trovati davanti gli uni agli altri nei pressi della palazzina locale dello sport dove veniva svolto lo scrutinio. La corrispondente dell’emittente televisiva Top Channel ha testimoniato gli scontri tra i sostenitori dei due schieramenti, prima all’interno e poi all’esterno della palazzina. Le ultime notizie dalla città parlavano di un ritorno alla normalità.
Tirana e propaganda
Attorno alla mezzanotte è cominciata anche la "guerra" delle portavoci. Majlinda Bregu per i democratici e Mimi Kodheli per i socialisti si danno battaglia a colpi di conferenze stampa. Nonostante l’assenza di alcun tipo di dati e l’assoluta incertezza, le due portavoci hanno già cominciato a cantare vittoria, perlomeno in alcuni comuni. Così, la macchina della propaganda lavora a pieno regime e le conferenze stampa di una smentiscono a ruota quelle dell’altra.
"Nonostante non ci sia ancora uno scrutinio – come la stessa Bregu ha ammesso – le nostre informazioni parlano di una vittoria non solo a Tirana, ma in tutto il Paese. Questa non è la vittoria del Pd, ma di tutti gli albanesi, perché questa volta gli standard sono stati raggiunti", ha affermato la portavoce della maggioranza.
La capitale, Tirana, è diventata l’epicentro dello scontro tra i due schieramenti e il suo risultato ha già assunto una multipla valenza politica. Direttamente in sfida sono il leader socialista Edi Rama, sindaco uscente che si è ricandidato per la terza volta e l’ex ministro degli Interni, Sokol Olldashi, schierato dal Pd di Berisha, la cui figura sovrasta di gran lunga quella del suo candidato.
In questa sfida elettorale, Berisha si trova per la prima volta ad affrontare un nuovo rivale che non è più Fatos Nano, ma il 40enne Edi Rama. Entrambi si giocano molto con queste elezioni: per Berisha sono le prime elezioni che organizza da quando nel 2005 tornò al potere dopo 8 lunghi anni di opposizione. L’occasione per mostrare al mondo che è davvero cambiato è ghiotta, specie se si ricorda che le ultime elezioni da lui organizzate, nel 1996, sono – secondo la maggior parte dell’opinione pubblica – quelle più manipolate di tutta la storia albanese. Rama, invece, ha messo in gioco il suo stesso futuro politico: una sconfitta molto probabilmente potrebbe fargli saltare la poltrona della guida del partito; ma se vincesse, non darebbe soltanto un duro colpo a Berisha, ma metterebbe KO anche l’ex leader socialista Nano. Quest’ultimo si è schierato contro Rama durante la campagna elettorale affiancandosi sorprendentemente al rivale storico Berisha: secondo tutti gli analisti, il motivo sta in una futura candidatura di Nano alla presidenza della repubblica.
Alle 3:00 di notte, a diverse ore dalla chiusura dei seggi, in molte zone non è ancora cominciato lo scrutinio. Nessuno sembra in grado di spiegarne i motivi. La Commissione elettorale centrale – citata dai media locali – ammette di avere difficoltà addirittura a raccogliere i dati dai seggi della capitale. La macchina organizzatrice sembra essersi inceppata e l’unico vincitore di queste elezioni, per adesso, sembra essere il caos. Per schiarirsi le idee, bisogna aspettare i primi risultati ufficiali parziali, e chi ha un po’ di esperienza con le elezioni albanesi sa che bisogna munirsi di tanta pazienza.