Alla ricerca di Karadzic, “il pezzo grosso”
Intervista a Hugh Griffiths, giornalista investigativo, autore di due recenti reportage sul principale latitante della BiH, nome in codice "The big one". Le forze Usa avrebbero adottato nei suoi confronti la stessa strategia seguita contro Saddam Hussein.
Nel mese di gennaio la SFOR ha arrestato due ex guardie del corpo di Radovan Karadzic, Dusan Tesic e Zeljko Jankovic. Uno di loro lavorava in una importante ong finanziata dal governo greco, la International Mine Iniziative, IMI, legata alla Unipak di Pale, di proprietà di Radomir Kojic, ex capo della polizia di Karadzic. All’inizio di febbraio una azione congiunta di Sfor, Ufficio dell’Alto Rappresentante e Ambasciata Usa a Sarajevo ha portato al blocco di tutte le attività finanziarie di persone considerate vicine a Karadzic. Nella lista figurano esponenti di primo piano del mondo politico, come il vice presidente dell’SDS Mirko Sarovic, rimosso dalle sue funzioni, e funzionari pubblici. Secondo la procuratrice capo del Tribunale dell’Aja, Carla Del Ponte, Karadzic sarebbe riparato a Belgrado, dove si troverebbe anche Ratko Mladic. Il governo serbo ha reagito duramente alle accuse. Il primo ministro uscente, Zoran Zivkovic, ha dichiarato che "le affermazioni secondo le quali Karadzic e Mladic sarebbero a Belgrado fino ad ora non sono state confermate da fatti che possano aiutare a catturare i sospetti". Il presidente del Consiglio nazionale per la collaborazione con il Tribunale dell’Aja, il ministro degli esteri Goran Svilanovic, ha commentato causticamente: "che la Del Ponte venga e li arresti".
Il nuovo comandante della Sfor in Bosnia Erzegovina, generale americano Virgil Packett, ha dichiarato la propria determinazione nel porre fine alla latitanza di Radovan Karadzic – che dura da oltre otto anni – prima che le forze dell’Alleanza lascino il Paese. A questa dichiarazione dei militari corrisponde una reale volontà politica da parte delle forze internazionali? Anche nell’arrivare ad un eventuale scontro armato?
La situazione della Sfor in Bosnia è molto simile a quella della "comunità internazionale" in quel Paese: un concetto che, tradotto nella realtà, non esiste. Ci sono forze armate di Paesi diversi, e potremmo fare valutazioni diverse rispetto ad esempio ai Francesi, ai Tedeschi, agli Inglesi, agli stessi vostri Carabinieri che in passato sono stati utilizzati nella ricerca di Karadzic anche se solo con funzioni tattiche. Una cosa è certa: gli Americani della Sfor sono oggi seriamente intenzionati a catturare Karadzic. Questa è la valutazione che mi sento di poter esprimere al termine di questi mesi di indagine. Tra gli stessi Americani ci sono ovviamente punti di vista differenti: ci sono i generali, l’Ambasciata, il Dipartimento del Tesoro, l’Fbi, il Dipartimento di Stato, la Cia. Io ho motivo di ritenere che l’Ambasciata Usa a Sarajevo sia seriamente intenzionata a catturarlo, quindi che le dichiarazioni di Packett non siano estemporanee.
Nel corso di questi anni sono stati in molti ad affermare che l’arresto di Karadzic era imminente. Anche voi ora sembrate di questa opinione. Su quali basi?
E’ vero, molti in passato hanno parlato con più o meno enfasi a seconda dei periodi di un possibile imminente arresto di Karadzic. Noi oggi riteniamo questo possibile sulla base di tre elementi di valutazione:
1. la Sfor sta utilizzando nuove tattiche rispetto al passato. Due persone molto vicine a Karadzic sono state arrestate, posso affermare che altri sono sfuggiti di poco alla cattura
2. gli elementi americani della Sfor che ho incontrato mi hanno convinto della loro determinazione nel raggiungere questo obiettivo
3. la Sfor a breve scomparirà, sostituita verosimilmente da una forza europea. Se Karadzic restasse in libertà, questo getterebbe un alone di fallimento sulla intera missione della "Stabilization Force".
A sostegno di questo, e come esempio del coordinamento degli sforzi in direzione di questa nuova strategia, basta considerare quanto avvenuto solo pochi giorni fa. In una azione congiunta l’Alto Rappresentante Ashdown e l’Ambasciatore Usa in Bosnia, Clifford Bond, con il sostegno del generale Packett, hanno bloccato i conti correnti e le attività finanziarie di 10 persone sospettate di fare parte della rete di protezione di Karadzic, rimovendo allo stesso tempo dal loro incarico importanti esponenti politici e funzionari della Republika Srpska (Rs).
Il governo Usa, in cooperazione con l’Ufficio dell’Alto Rappresentante (OHR), ha annunciato per voce dell’ambasciatore a Sarajevo Clifford Bond nel corso di una conferenza stampa lunedì 9 febbraio nella capitale bosniaca di aver preso misure contro 10 persone accusate di sostenere Radovan Karadzic e altri accusati di crimini di guerra. La lista comprende Mirko Sarovic (vice presidente del Partito Democratico Serbo, SDS, rimosso dalle sue funzioni), Samojko Dorda, Milovan Marjanovic, Ivan Sarac, Veljko Borovcanin, Dragan Basevic, Ljuban Ecim, Radomir Kojic, Tomislav Kovac e Predrag Kujundzic. L’ambasciatore ha dichiarato che a queste persone sarà impedito l’ingresso negli Stati Uniti, le loro attività finanziarie saranno bloccate e sarà fatto divieto ai cittadini statunitensi di avere con loro transazioni finanziarie. L’Alto Rappresentante Ashdown ha allo stesso tempo reso pubblica la decisione di bloccare tutti i conti correnti delle persone indicate nella lista, rimovendo dagli incarichi pubblici il vice presidente dell’SDS, Mirko Sarovic, e i funzionari di polizia Borovcanin, Basevic e Sarac. Parte di queste persone erano già nella "lista nera" della UE dallo scorso giugno 2003. Il comandante della SFOR generale Packett ha sottolineato che la SFOR continuerà a sostenere ogni operazione diretta a colpire la rete di supporto di Karadzic e di altri indiziati di crimini di guerra, N.d.R.
Per quanto riguarda la Sfor, attualmente forte di 11.900 soldati, non è ancora stata fissata una agenda precisa rispetto al disimpegno dal Paese
E’ vero, ma abbiamo motivo di ritenere che la presenza statunitense verrà radicalmente ristrutturata entro la fine dell’anno. Il Segretario alla Difesa Rumsfeld ha affermato che resterà probabilmente nel Paese un generale incaricato delle questioni legate ai crimini di guerra, resterà quindi una presenza militare americana, ma verosimilmente di molto inferiore a quella attuale.
Nella vostra inchiesta si menziona la cosiddetta "strategia Saddam", con riferimento al tentativo di fare terra bruciata intorno al ricercato. Perché l’arresto di due sue ex guardie del corpo oggi assume una tale importanza?
Credo sia mutato il contesto che permetteva la latitanza di Karadzic. E’ evidente che se lo si vuole catturare bisogna arrestare quelli intorno a lui. Non solo lui, ma la sua intera famiglia è coinvolta nella gestione del crimine organizzato, nella ricettazione ed evasione fiscale. Si tratta di un personaggio che possiamo paragonare ad Al Capone. Per colpirlo bisogna colpirne gli affari, e gli interessi, arrestando quelli intorno a lui e offrendo la libertà in cambio di informazioni utili.
Nello spiegare il successo della latitanza di Karadzic in un Paese controllato da migliaia di truppe Nato, emerge spesso la cosiddetta "teoria cospirativa". In passato, oltre al ruolo di Belgrado, si è parlato di coperture da parte di servizi segreti francesi e britannici e del sostegno offerto dai Greci. C’è qualcosa di plausibile in tutto questo? Chi ha interesse a nascondere il ricercato?
Sì, credo che esista una "cospirazione" intorno a Karadzic e che in passato molti lo abbiano sostenuto, per motivi diversi. Esistono documenti su come ad esempio i Francesi abbiano allertato i Serbi rispetto alle operazioni previste contro Karadzic. Per quanto riguarda gli Inglesi, quando volevano arrestare qualcuno l’hanno fatto. Non è un mistero poi il sostegno offerto a Milosevic da parte dei Greci. E ritengo che i legami provati nel corso di questa operazione tra la organizzazione sostenuta dal governo greco, la IMI, Bato Tesic (uno degli arrestati), e la Unipak di Pale di Radomir Kojic (ex capo della polizia di Karadzic) siano molto imbarazzanti per Atene.
Karadzic e Mladic: le due vicende sono collegate? Quest’anno per la prima volta gli Stati Uniti hanno inserito la consegna di Mladic nella lista delle condizioni cui il governo serbo deve sottostare per ottenere aiuti economici dagli Usa. La data fissata è il 31 marzo 2004. Tuttavia gli Usa hanno affermato che è sufficiente che il governo serbo dimostri la "intenzione" di catturarlo. Significa che Karadzic sarà catturato mentre Mladic no?
Karadzic e Mladic sono due questioni separate. Mladic è una questione serba, Karadzic bosniaca, e gli Americani hanno politiche diverse in Serbia e in Bosnia. Per restare fuori dall’affare Orao (la fabbrica della Republika Srpska (RS) che vendeva armi all’Iraq aggirando l’embargo Onu, ndr), dopo che lo scandalo è scoppiato i Serbi hanno dato tutte le informazioni e la documentazione in loro possesso su quanto avevano fatto in Iraq dagli anni ’80 ad oggi (nel settore della difesa, ndr). Inoltre in Serbia come sapete in questo momento la situazione è estremamente fragile e delicata. Per gli Americani in questo momento la priorità in Serbia è tenere i gangsters lontani dal potere e favorire una alleanza con il G 17 – che tutti sembrano amare – e altri. Mladic in questo momento non rappresenta una priorità.
La vostra inchiesta è titolata "Lo scudo protettivo di Karadzic si sta sgretolando". E’ davvero così?
In questo periodo sono circolate addirittura voci relative al fatto che Karadzic fosse ferito, ma né la Sfor né i servizi segreti bosniaci hanno confermato. Per quanto riguarda la sua rete di protezione, non ho indicazioni per poter affermare con certezza che si stia effettivamente sgretolando. Ma se davvero si fosse trasferito a Belgrado, questo sarebbe un segnale significativo.
Il partito di cui Karadzic era presidente, l’SDS, è ancora il maggior partito della RS. Quale sarebbe la reazione della sua leadership e della base di fronte ad un eventuale arresto di Karadzic? E la reazione della gente?
Il Partito Democratico Serbo (SDS) è in preda ad un forte conflitto interno. Credo che uno dei motivi per i quali gli Stati Uniti siano andati così vicino alla cattura di Karadzic il 10 gennaio scorso sia una soffiata arrivata dallo stesso partito. Da parte della gente ci sarebbe forse qualche manifestazione, ma niente di più.
Quale sarebbe lo scenario di un eventuale arresto?
Possiamo solamente tirare a indovinare, ma non credo ci sarebbero grandi sparatorie. Si tratta di codardi, ladri e criminali comuni. Prendiamo Karadzic, è un ladro, un criminale comune imprigionato prima della guerra per frode, per aver rubato grandi somme di denaro. Si possono solo fare delle supposizioni, la mia è questa.
L’arresto di Karadzic potrebbe avere un qualche effetto tangibile su di un possibile processo di riconciliazione in Bosnia Erzegovina?
Non credo avrebbe un reale effetto sul processo di riconciliazione. Gli arresti dovrebbero essere molti di più. La Bosnia è come una donna che abbia dovuto attraversare molteplici traumi e violenze, una persona che va all’Aja non è sufficiente per superare quanto è avvenuto. Per la riconciliazione saranno necessarie alcune generazioni. Se non ci sarà un’altra guerra prima.
Precedenti articoli su Karadzic e Mladic:
Lo scudo protettivo di Karadzic si sta sgretolando?
Generale Mladić: il primo test del nuovo governo serbo
Pale: la SFOR perquisisce la radio della figlia di Karadzic
Mladic, il paradigma delle debolezze della Serbia
Del Ponte: sono stanca di ripetere alla RS di non proteggere Karadzic
Radovan Karadzic: lo si vuole veramente catturare?
Karadzic riappare in pubblico con una lettera