Alim Qasimov, la voce dell’Azerbaijan

E’ fra i più interessanti portavoce della mugham music. Alim Qasimov, da un piccolo villaggio a un centinaio di chilometri da Baku, Azerbaijan, a concerti nel mondo intero

11/03/2014, Gianluca Grossi -

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Alim Qasimov (dal web)

Il mugham è una delle espressioni musicali più importanti dell’Azerbaijan, almeno per ciò che riguarda l’universo folk. Si contrappone al tasnif, che parafrasa la cultura pentagrammata persiana, con rimandi alla ballata tradizionale, spesso fortemente contaminata dalla musica moderna del Ventesimo secolo.

La cosiddetta “mugham music” riflette composizioni ardite che beneficiano della commistione di molti generi musicali, provenienti da terre tanto vicine quanto lontane, come l’Iran, la Turchia e i paesi arabi. Il termine deriva dalla parola araba “maqam” che significa “luogo”.

Sono due gli aspetti prevalenti della composizione mugham: l’improvvisazione e la poesia.

Da un punto di vista prettamente musicale, si avvale non solo delle scale tipiche delle regioni caucasiche, ma anche di melodie che sfiorano la dodecafonia, provenendo dalla cultura orale che affonda le sue radici al diciannovesimo secolo e a figure leggendarie come Seyid Shushinski, straordinario cantante folk. Si utilizzano strumenti peculiari come il kamancha (simile a un violino), il tar (analogo al liuto) e vari tipi di percussioni. I testi affrontano tematiche diverse, non disdegnando "l’impegno", i sentimenti umani più comuni e il misticismo. L’importanza di questo genere musicale è stata riconosciuta anche dall’Unesco che l’ha definito “patrimonio dell’umanità”.

Alim Qasimov

Fra i più interessanti portavoce di questa realtà musicale c’è Alim Qasimov, premiato nel 1999 con l’International Music Council-Unesco Music Prize, fra i più importanti riconoscimenti che si possono ottenere in campo musicale a livello mondiale; Dmitri Shostakovich e Leonard Bernstein, per citare un paio di esempi, sono fra i pochi artisti legati all’ottenimento del prestigioso "trofeo".

Nel 2012 torna poi alla ribalta delle cronache mondiali per la sua partecipazione all’Eurovision Song Contest. Sul suo conto si sono espressi in molti, compresi organi di stampa altamente qualificati. Il New York Times l’ha definito “uno dei più grandi cantanti viventi”, sottolineando la sua incredibile verve e passione musicale. Il 21 novembre 2009 è stato incluso nel libro “500 most influential Muslims of world” e l’anno successivo la United States Public Radio l’ha definito una fra le cinquanta voci viventi più importanti del mondo. Ha moltissimi estimatori, comprese celebrità della musica moderna come Bjork, l’eclettica e sorprendente artista islandese.

La vita

Qasimov nasce e cresce in un piccolo paese a un centinaio di chilometri da Baku. La sua è una famiglia povera, nella quale però non manca la gioia di vivere e soprattutto l’amore per la musica. Lo stesso papà di Alim coltiva la passione per il canto, mai, tuttavia, trasformata in una e vera professione, in parte per via del suo carattere umile e riservato. L’audacia, però, non manca al piccolo di casa che oltre a vincere la timidezza, possiede una bella voce, potente e sfrontata. Non sfugge ai genitori che vorrebbero in qualche modo spingerlo ad affrontare la musica ad alto livello. Le ristrettezze economiche vengono vinte con la fantasia e l’ingegno. È così che il padre di Alim recupera dallo stomaco di una capra la materia prima necessaria per fabbricare al figlio un rudimentale tamburo. È il "la" da cui parte per dedicarsi interamente al mondo delle sette note.

Le sue prime esibizioni avvengono in ambito religioso, con la partecipazione a numerose cerimonie musulmane. Ma non sempre il suo stile piace agli ascoltatori. In un’occasione, già quattordicenne, viene deriso per il suo canto giudicato stonato e fuori luogo. In realtà è un perfetto esempio di mugham music. Va avanti per la sua strada, come sempre appoggiato dai genitori che lo spingono a frequentare la scuola di musica a Baku. Qui non tarda a mostrare il suo talento. Ne sono convinti i maestri che lo educano, dandogli la possibilità di terminare i corsi, un paio di anni in anticipo sui suoi coetanei. Lui rifiuta, perché convinto che la migliore espressione vocale possa essere raggiunta solo dopo anni di studio intenso.

Meno soviet, più musica

In Azerbaijan, durante l’ascesa di Alim, domina il comunismo che giudica la cultura musicale del ragazzo una banale curiosità, indegna di essere valorizzata e salvaguardata. Sono pochissimi, di fatto, gli spettacoli in tema offerti dallo stato, che predilige i leitmotiv culturali moscoviti che hanno ben poco da spartire con il microcosmo azero. Ma la crescente popolarità di Qasimov, sempre più amato nella capitale, destabilizza l’intellighenzia locale che rimane del tutto basita quando l’artista vince la prestigiosa Jabbar Garyaghdioghlu Singing Competition (concorso nazionale dedicato alla musica mugham). È il 1983 e piano piano l’influenza sovietica viene meno nel Paese, dando modo a figure come Alim Qasimov di mostrare il proprio talento.

Negli anni Ottanta canta all’estero, ottenendo grandi spazi a livello mediatico. Parlano di lui tv e giornali, rendendolo una celebrità. Si sposa e mette al mondo tre figli. La sua musica risente del momento idilliaco e osa andare oltre gli stilemi dettati dal mondo mugham, attingendo ad altre culture, come quella ashiq: figlia del canto popolare tradizionalmente affrontato da cantastorie e troubadour, diffusa in Iran, ma anche in Armenia, Turchia e Georgia. Si avvale dell’accompagnamento di strumenti mai utilizzati prima come il saz, che rimanda al banglama greco e in generale alla filosofia della musica ottomana; è lo strumento d’eccellenza dei menestrelli azeri, considerati ancora oggi autentici narratori popolari. Compaiono durante le sue esibizioni anche il balaban (una specie di flauto, dal suono molto dolce) e il duduk (strumento a fiato di origine armena, detto anche "flauto albicocca"). Sul palco ama coinvolgere musicisti di ogni età, cercando di offrire ai suoi ascoltatori il massimo dinamismo musicale. Nel 1990 fa tappa in Europa, Brasile e Stati Uniti. Incontra Jeff Buckley, promessa del rock mondiale, figlio dell’altrettanto celebre Tim. I due collaborano e si esibiscono insieme in un duetto all’Olympia di Parigi.

Con la caduta del comunismo le cose per Alim migliorano ulteriormente. La musica tradizionale, infatti, non è più vista come una bizzarria per perditempo, ma come un vero e proprio patrimonio da studiare e conservare. Lo dimostra il fatto che, nel 1993, è dichiarato l’“Artista del Popolo azerbaigiano”. In seguito assolda nel suo ensemble la primogenita Ferghana che, ormai cresciuta, dà chiari segni di voler seguire le orme paterne. Il verbo della famiglia Qasimov si diffonde ovunque, e approda ufficialmente anche in occidente riscuotendo consensi unanimi. "La cosa più bella della mia professione è notare l’entusiasmo dei più giovani che, ovunque, m’incontrano dopo i concerti e vengono a ringraziarmi", rivela Alim. "Non propongo un genere facile per le loro orecchie, eppure il mio messaggio arriva a tutti forte e deciso".

A metà degli anni Duemila si esibisce a New York e subito dopo a Parigi e a Londra. Nel 2008 padre e figlia suonano e cantano al Cairo; Al-Ahram Weekly, settimanale egiziano in lingua inglese, esalta lo show e parla di Qasimov come di un inimitabile maestro di mugham music. Gli ultimi anni lo vedono impegnato con il Kronos Quartet, quartetto d’archi di San Francisco, guidato da David Harrington, che così descrive l’amico musicista: "La sua è una voce unica, come quella di pochi altri artisti, come Bessie Smith in "St. Louis Blues" o John McCormach in qualche ballata irlandese".

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